martedì 28 febbraio 2023

Art Make Love - 30/70

A guardare le copertine degli album del collettivo australiano 30/70, compresa questa, la prima cosa che vi verrebbe in mente è quella di rifuggirle come fa un gatto in presenza di una ciotola di croccantini rancidi, oppure potreste pensare che è l’opera partorita da un anonimo musicista dance tutto zumpa zumpa e zero neuroni cerebrali. 

Fortunatamente niente di tutto questo, e mai come in questo caso veniamo ingannato dall’apparenza. I 30/70 infatti si muovono in quel maelstrom che è il nu-jazz che tanto spopola in Gran Bretagna e che vede in band quali gli Ezra Collective uno degli esempi più riusciti. Un nuovo linguaggio di jazz che poco ha a che vedere con la tradizione, non a casa negli States si preferisce chiamarlo BAM, acronimo di Black American Music, genere che riunisce tutto quello che di “black” vi viene in mente e che ha musicalmente partorito negli ultimi cinquant’anni. Quindi sotto con dosi massicce di soul, assoli in quota free, broken beat, elettronica a la Herbie Hancock e quant’altro, ma non è mia intenzione star qui a fare la lista della spesa. 

“Art Make Love” è un convincente lavoro che ha il pregio di esplorare tutti questi generi, talvolta lo fa in modo piacione, tale da non far fuggire l’ascoltatore occasionale, si avvale della bellissima voce di Allysha Joy, ricca di sfumature e consta di otto brani originali e tre interludi. Il disco cattura l’energia e l’inventiva che scorreva a fiumi negli anni 70 per riportarla nel nostro tempo, per ricordare a chi c’era e per far presente a chi non era ancora nato come la musica fosse un concetto di arte prima che di mero commercio e di come questa fosse una scatola magica per portare gioia e creatività. 

👉 https://thirtyseventy.bandcamp.com/album/art-make-love👈

lunedì 27 febbraio 2023

Deluxe ‘70 V1 - Haircuts For Men

Ciò che ascolteremo oggi è un album di vaporwave, un genere non convenzionale e un movimento estetico emerso intorno al 2010, che sfrutta suggestioni del passato e le presenta all'ascoltatore del terzo millennio. Il mondo della vaporwave ha delle specifiche ben definite: il suo periodo di riferimento va dalla metà degli anni '80 fino all'11 settembre 2001, con l'attacco alle Torri Gemelle di New York. Questo intervallo temporale è considerato un eldorado, una terra promessa da rivisitare attraverso la memoria. Tutto ciò che è accaduto successivamente non è rilevante, o almeno non ha un ruolo nel mondo della vaporwave.

La musica vaporwave è creata da artisti anonimi che manipolano suoni, attingendo a influenze come il groove R'n'B, lo Smooth Jazz e il Lounge degli anni '80 con un tocco elettronico, il drum'n'bass, la musica delle televendite e della pubblicità, i suoni dei videogiochi delle vecchie console e dei primi PC economici come il Commodore 64 e lo ZX Spectrum. Questi artisti plasmano queste influenze in modi diversi, creando estetiche che richiamano l'anime giapponese degli anni '90, le colonne sonore dei film di fantascienza cyberpunk o, nel caso degli Haircuts For Men, utilizzando probabilmente intelligenza artificiale addestrata per creare sonorità inedite che, tuttavia, risultano familiari, come una melodia che hai già sentito ma non riesci a ricordare da dove.

La musica degli Haircuts For Men è estremamente rilassante, con un'atmosfera dreamwave onirica, groove irresistibili e bassi profondi che ti colpiscono come un pugno nello stomaco. Questa musica attinge molto dal movimento chill-out degli anni '90 ed è una forma di "non musica" adatta alla generazione cresciuta con Internet, che riflette l'estetica dei primi giorni di Internet, un po' come un meme sonoro.

In conclusione, la vaporwave rappresenta una forma nostalgica di fuga verso un passato ormai perduto. In un'epoca di riproducibilità estrema, la vaporwave spicca come un genere autentico, senza artifici, al contrario di chi continua a produrre musica "retro" che, pur essendo composta da brani originali, non fa altro che copiare un passato ancora più lontano rispetto al mondo variegato della vaporwave.

👉 https://haircutsformen.bandcamp.com/album/deluxe-70-v1👈

venerdì 24 febbraio 2023

Tunico - Tunico

Dalla terra brasiliana arriva la nuova pubblicazione dell'etichetta Far Out Recordings, specializzata nelle sonorità dell'America del Sud. Il polistrumentista Antonio Secchin, noto come Tunico, presenta il suo primo album da solista, in cui prende le radici musicali del suo paese, come il samba, il forro e il maracatu, e le fonde con il jazz fusion, richiamando maestri del genere come la Banda Black Rio, Hermeto Pascoal e il Quarteto Novo.

Questo lavoro è un assaggio delle notti trascorse da Tunico e i suoi compagni a suonare nei locali di Rio de Janeiro, dove il nostro artista è giunto dalle strade e dalle stazioni della metropolitana, dove si esibiva come musicista ambulante. Oltre alla sua chitarra acustica, strumento principale, Tunico suona la chitarra elettrica, il sax soprano e alto, oltre a mettere in mostra le sue abilità vocali, ben supportato dai suoi compagni d'avventura.

L'album richiama lo spirito di quegli album di Pat Metheny in cui l'influenza della musica brasiliana era particolarmente evidente. Mi fa pensare anche a certi momenti ben espressi dalla potente musica napoletana, suoni che, partendo dal Brasile, hanno girato il mondo diventando patrimonio comune per coloro che usano strumenti musicali per comunicare quel senso di nostalgia latente e gioia di vivere che ci assale improvvisamente senza sapere da dove provenga.

Non c'è altro da dire se non che questo è un disco fresco e sorprendentemente ben suonato, che merita sicuramente di essere ascoltato.

👉 https://youtu.be/gkWm32oj53M👈

giovedì 23 febbraio 2023

The Island Records Years 1974-1985 - Robert Palmer

Finalmente, ecco un cofanetto che si distingue dalla solita riproposizione delle stesse vecchie canzoni di sempre o dalle riedizioni di album storici con remix che spesso stravolgono l’opera originale, suscitando scarso interesse nell’ascoltatore. “The Island Years 1974-1985,” pubblicato da Edsel, raccoglie i nove album originali di Robert Palmer incisi per la Island Records, inclusi lati B, versioni alternative e demo. Questa raccolta offre la speranza di riportare alla ribalta un artista che rischia di essere dimenticato.

Robert Palmer, noto per la sua vita da donnaiolo scapestrato, con il vizio di fumare tre pacchetti di sigarette al giorno, colazioni con belle donne e vodka Martini, è famoso in Italia principalmente per una canzone: “Johnny And Mary,” estratta dall’album “Clues” del 1980, che segnò la sua svolta verso l’elettronica, fulminato sulla via di Nassau* dal musicista inglese Gary Numan. Questo brano ebbe un successo tale da essere copiato quasi identicamente da Dori Ghezzi per una canzone presentata al Festival di Sanremo del 1982.

Tuttavia, molti ascoltatori italiani sembravano ignorare gran parte della carriera musicale di Palmer antecedente a “Clues.” Gli album che ha prodotto dal 1974 al 1978 sono un’eclettica miscela di funk in stile New Orleans, r’n’b deciso, blue-eyed soul, calypso e reggae, realizzati con la collaborazione di musicisti come gli Meters, i Little Feat e i Brecker Brothers. Era musica sofisticata e complessa, troppo ricca per il palato dell’ascoltatore medio italiano e delle radio mainstream.

Oltre a “Johnny and Mary,” che pur essendo potente era stato ormai consumato dalle rotazioni radiofoniche, la conoscenza degli italiani su Palmer è legata anche alla sua partecipazione come voce solista nei Power Station nel 1986. Tuttavia, molti lo ricordano principalmente perché due membri dei Duran Duran facevano parte della band.

Robert Palmer ci ha lasciato troppo presto, nel 2003, all’età di 54 anni, pagando il prezzo degli eccessi di una vita intensa, ma senza dubbio degna di essere vissuta. È chiaro che non si sia mai annoiato, e questa comprensione si rafforza ulteriormente riascoltando la sua vasta discografia.

Tra gli album del periodo soul/funk, possiamo considerare i migliori “Pressure Drop” e “Double Fun,” mentre nel periodo elettronico “Clues” e “Pride” meritano una menzione speciale.

*Nassau a differenza di Damasco, dove San Paolo si convertì al cristianesimo, fu la località dove il godereccio Palmer stabilì la sua residenza, e chissà, se tra un cocktail e un cicchino, non rimase fulminato dall’ascolto di “The Pleasure Principle” di Gary Numan, tale da farlo riconvertire dal funk di New Orleans all’elettronica. 

👉 https://youtube.com/playlist?list=PLrpyDacBCh7ArfqRQzvgAc8-QieOVophZ👈

lunedì 20 febbraio 2023

È O Que A Casa Que Oferece - Gabriel Da Rosa


Il brasiliano Gabriel Da Rosa, fino a poco tempo fa, non aveva mai esplorato il mondo della bossa nova; anzi, si dedicava a generi musicali molto distanti da questa tradizione. Dopo aver lasciato il Brasile per Los Angeles, Gabriel faceva parte di un gruppo pop-punk. Una volta sciolto il gruppo, ha deciso di riscoprire i suoni che circolavano per la sua casa durante l'infanzia, grazie ai dischi portati da suo padre, un produttore discografico.

Potreste pensare che realizzare un album di bossa nova sia una sfida semplice, ma in realtà è una sfida notevole, soprattutto in un'epoca dominata da tendenze musicali più commerciali e superficiali. Richiede una notevole dose di coraggio. Gabriel Da Rosa ha ben chiaro il suo obiettivo e si ispira a veri giganti della bossa nova come Caetano Veloso, João Gilberto e Luiz Bonfa, coloro che hanno rivoluzionato la musica brasiliana negli anni '50 e '60.

Questo album è una vera dichiarazione d'amore, un omaggio al suo paese d'origine e a un genere musicale che, purtroppo, è stato in gran parte dimenticato. Qui non troverete sperimentazioni eccessive, ma piuttosto una bossa nova classica e fedele alle radici, ad eccezione di un brano, "Interlude," che sperimenta in modo ponderato senza deviare dal tema centrale dell'album.

La bellezza di questo disco risiede nella sua sincerità. Si sente nell'impegno con cui Gabriel Da Rosa ci guida attraverso la sua musica, negli arrangiamenti curati e nelle armonie vocali. "É O Que A Casa Que Oferece" è, per me, come un respiro di aria fresca, un momento di relax e di completa beatitudine durante i trenta minuti che compongono le nove canzoni dell'album. Ha anche il merito di emozionare, un'esperienza che spesso manca in molti altri generi musicali contemporanei, come la trap o il pop dai testi incomprensibili di alcuni artisti nostrani.

👉 https://gabrieldarosa.bandcamp.com/album/o-que-a-casa-oferece👈

domenica 19 febbraio 2023

Two Headed Frapp - Ronnie Foster

Verso la fine degli anni sessanta, l'importante etichetta Blue Note stava attraversando un periodo difficile. Dopo l'epoca del be-bop e dell'hard-bop, che aveva contribuito a definire, e con il free-jazz troppo sperimentale per garantire vendite consistenti, l'etichetta fondata da Alfred Lion e Frances Wolff si trovava a dover affrontare gravi sfide finanziarie per evitare la chiusura. In risposta a questa necessità economica, decisero di aprire le porte a una vasta gamma di influenze legate alla musica afroamericana, abbracciando il funk, il soul e altro ancora. Queste fusioni coinvolsero musicisti che non avevano l'improvvisazione come obiettivo principale. Naturalmente, ciò provocò l'opposizione dei puristi del jazz, che vedevano con disprezzo le produzioni orientate al groove di quegli anni. Un esempio delle critiche è rappresentato da quanto scrisse Hugh Witt su Jazz Journal: "È triste che un'etichetta con la reputazione della Blue Note si riduca a registrare i meandri casuali della musica pop di sottofondo."

L'album di debutto di Ronnie Foster, "Two Headed Frapp," pubblicato per la prima volta nel 1972, seguiva proprio questa direzione groove, unendo il jazz al funk in modo brillante. Nel corso degli anni, questa fusione è diventata un classico del genere. Foster e il suo organo erano senza dubbio influenzati dall'arte di Jimmy Smith, ma il tocco di Foster era più ruvido e selvaggio rispetto alla sua fonte di ispirazione. Non esitava a esibirsi in virtuosismi, ma senza cadere nella prolissità tipica degli organisti prog.

"Two Headed Frapp" ci offre otto brani, di cui cinque sono composizioni originali, tra cui si distingue l'iniziale "Chunky" e la conclusiva "Kentucky Fried Chicken," brani che possono essere considerati veri e propri emblemi del genere. L'album include anche tre cover, tra cui una irresistibile versione di "Let's Stay Together." Il sound di Foster è stato una fonte d'ispirazione per molti artisti negli anni successivi; ad esempio, il brano "Mystic Brew" è stato campionato dagli A Tribe Called Quest per la loro canzone "Electric Relaxation."

Nel corso della sua carriera, Foster ha collaborato con artisti del calibro di George Benson, i Jacksons e soprattutto Stevie Wonder nel suo celebre album "Songs In The Key Of Life." Ancora oggi, "Two Headed Frapp" regala un piacere d'ascolto immenso, a dispetto delle critiche dei puristi del jazz. 

👉 https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_kTVzgrV4_Zj8eIpLqB77Db6t1-uPAIadA👈

venerdì 17 febbraio 2023

America Good-Bye - Alberto Radius


“La bandiera ha stelle a volontà, allora come mai non brilla”

Lo ricorderanno come il chitarrista di Lucio Battisti o come uno dei fondatori della "Formula Tre", ma Alberto Radius oltre ad essere stato tutto questo ed essere stato uno tra i migliori chitarristi che l'Italia abbia mai avuto, è anche l'autore di tre signori album solisti, tra i quali spicca "America Good-Bye" del 1979, album sulla morte del sogno americano composto insieme a Daniele Pace e Oscar Avogadro, due tra i più acuti parolieri italiani.

Strano destino davvero quello di Radius e di questo album, prodotto in un periodo in cui se non eri allineato ad andarti bene venivi etichettato come uno "di destra". Se solo lo avessero ascoltato più attentamente molti soloni sputa sentenze, avrebbero trovato in questo concept il racconto disilluso di una nazione già allora in disfacimento morale, con le sue storie di miserie umane e di perdenti. 

Radius qui è un narratore di tutto questo, con distacco ma attento a non cadere in un ideologismo fine a se stesso, in fondo, pur con le dovute proporzioni, è un narratore come lo sono stati nel cinema Altman ed Eastwood, individualisti che non si sono mai fatti dettare l'agenda dai rivoluzionari di turno, quegli stessi che allora etichettavano come fascista Lucio Battisti, mentre adesso pontificano sui destini meravigliosi del liberal capitalismo, una forma più subdola di fascismo, con il culo al caldo sullo scranno di qualche studio televisivo ben foraggiati dal padrone di turno. 

Ritornando al disco, ci troviamo di fronte ad un lavoro pop con tanto groove al suo interno, niente a che vedere con il prog come letto su qualche pagina, senza troppi orpelli, che vede la partecipazione di Tullio De Piscopo alla batteria, Julius Farmer al basso, Gigi Tonet al synth e Sante Palumbo agli arrangiamenti in collaborazione con Radius.

Otto canzoni per un racconto disincantato della società americana; dalla corruzione e al razzismo all’interno della polizia di quartiere raccontata in “Poliziotto”, a "Patricia", uno degli apici della carriera di Radius, storia di una prostituta messicana che vive a New York una vita fatta di disperazione e solitudine che sogna un giorno di andarsene in Messico ma non ha la forza per farlo, alla California degli adoni abbronzati il cui unico scopo nella vita è quello di fare surf fregandosene di tutto il resto in “California Bill”, gioiellino in stile Yacht-Rock, il richiamo alla leggenda metropolitana dei coccodrilli che vivevano dentro le fogne di New York di “Coccodrilli Bianchi”, metafora sui rifiuti umani della società con invettiva contro ricchi e benpensanti, alla celebrazione e demolizione di Muhammad Ali de “Il Buffone”, al manager di “Giù”, che trova nel whiskey il sollievo e la soluzione per dimenticare il suo matrimonio finito male, per arrivare al finale di “Las Vegas” brano che è figura retorica per disvelare come in fondo tutti gli Stati Uniti siano una grossa finzione fatta di lustrini e speranze mal riposte. 

Un album questo che merita un riascolto e considerati quali sono oggi i campioni del pop italiano e la bassezza a cui è arrivata la produzione media del bel paese, qualcuno di loro venderebbe la mamma, ancora oggi, per realizzare e produrre un disco così.

👉 https://youtu.be/bVrq5fZVoTI👈

giovedì 16 febbraio 2023

Shapes & Colors - Abracadabra

Durante la pandemia, Hannah Skelton, metà del duo Abracadabra, si è trovata costretta a chiudere il suo salone di parrucchieri a Oakland e a diventare una parrucchiera a domicilio. Nonostante i suoi clienti vivessero in lussuose ville con piscine, campi da tennis e ampi spazi, ha dovuto sopportare le loro lamentele riguardo alla chiusura, senza riuscire a far loro capire quanto fossero comunque privilegiati.

Questo ha spinto Skelton e il suo compagno d'avventura, Chris Niles, a concepire un album che riflettesse la società attuale, esplorando la sua decadenza e immergendosi nei ritmi degli anni '80. L'album racconta una distopia neo-realista con suoni freddi e distanti che ricordano le produzioni electronic-pop di Sheffield.

Il disco presenta molte influenze riconoscibili, tra cui elettronica, funk, psichedelia, space jazz, Afro-beat, dub e effetti vocoder simili a quelli di Laurie Anderson. Vi sono anche echi dei Tom Tom Club e dei Deerhoff, con strumenti come il Mini Moog, il Fairlight EMI e l'ARP 2600, mixati su una console Neve 5313 del 1979. Questa musica, se non scalda il cuore, almeno stimola la mente e fa muovere le gambe.

L'album riflette la realtà attuale, definita da Hannah come "un enorme caos che è sistematicamente danneggiato, ma non è completamente perduto". Invita gli ascoltatori a tirare fuori ogni briciola di speranza e forza di volontà rimasta dentro di loro, a riversarla nel grande calderone di rabbia e frustrazione che ribolle in ognuno di noi e, con questa pozione, a contribuire collettivamente al cambiamento necessario per portare amore e luce in questo buio spazio.


👉 https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_lwwpT_6H-wGBZW17rsT6DB26e3LtCIUeQ👈

martedì 14 febbraio 2023

Guilty - James Robinson


Pubblicato nel 1987, inizialmente solo su vinile, mentre la versione CD è stata successivamente ristampata dai giapponesi, "Guilty" è uno di quegli album così rari che non contiene alcun brano riempitivo. È altrettanto sorprendente che un disco così bello sia stato praticamente dimenticato nel corso degli anni. James Robinson, la voce che ha preso il posto del grande Luther Vandross nel gruppo soul Change, purtroppo non ha goduto del successo del suo predecessore, il che è davvero un peccato, soprattutto dopo aver ascoltato questa gemma.

Dal punto di vista vocale, Robinson può competere con artisti più celebrati dell'epoca, mentre musicalmente l'album è un esempio autentico di soul degli anni '80, con suoni sintetici e bassi incisivi. Presenta una varietà di stili, spaziando dai brani slow-tempo ai mid-tempo, passando per il New Jack Swing e arrivando persino a un pezzo gospel. Il tutto è eseguito con stile ed eleganza, senza una nota fuori posto.

Comprendo che molti appassionati di musica soul talvolta respingano gli anni '80, considerandoli con pregiudizio e scartando le produzioni di quel decennio solo perché utilizzavano suoni sintetici. Tuttavia, è un peccato perché questo capolavoro, autenticamente "retro" nel senso migliore del termine, dimostra che almeno il settanta per cento degli artisti contemporanei non può competere con la voce di James Robinson. 

È un vero peccato che "Guilty" sia l'unico album solista pubblicato da James Robinson.

👉 https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mHyxt2-ohykAcS8ub-RHXeGrpqg4xTo30👈

lunedì 13 febbraio 2023

Love Approach - Tom Browne


Se non fosse stato per "Funkin' For Jamaica," avremmo potuto scambiare questo album di Tom Browne con uno qualsiasi di Herb Alpert, tanto sono le somiglianze con il trombettista di Los Angeles. Ma è proprio questo brano, collocato all'inizio di "Love Approach," a fare la differenza. Ancora oggi, possiamo affermare con certezza che "Funkin' For Jamaica" è un pezzo monumentale che continua a far muovere i corpi nelle discoteche. È stato così famoso da essere reinterpretato e campionato innumerevoli volte, tanto da oscurare l'album che lo contiene. Nonostante il titolo, il brano non ha nulla a che fare con il paese tropicale, ma è un omaggio al quartiere Jamaica, nel Queens, New York, il luogo di origine di Tom Browne, dove iniziò la sua carriera musicale suonando nei locali e nei bar locali prima di esibirsi al Breezin' Lounge di George Benson. È stato proprio Benson a presentare Browne a due figure chiave della Fusion, Larry Rosen e Dave Grusin, che lo hanno poi fatto firmare per la GRP e gli hanno fatto registrare "Love Approach."

Parlando del brano senza tempo che trascina l'intero album, le altre tracce attingono alla fusion caratteristica dell'epoca, con la collaborazione di due abituali musicisti dei dischi prodotti dalla GRP, Marcus Miller e Omar Hakim. Queste tracce scorrono bene senza risultare noiose, esemplificando perfettamente ciò che la fusion dovrebbe essere, senza ulteriori pretese.

Ma c'è di più; "Dreams of Lovin You" e "Nocturne" sono i due brani più jazzati e meno orientati alla danza, pur rimanendo nell'ambito della fusion. C'è anche spazio per un brano soul cantato, "Martha," con Toni Smith alla voce, e una piacevole ballata smooth, "Weak In The Knees," interpretata da Victoria Sylva.

In sostanza, questo album si ascolta ancora molto bene oggi ed è preferibile a molte produzioni retro-soul presenti nel panorama musicale black contemporaneo. Se desiderate fare un viaggio nei patinati anni '80, troverete tutto ciò di cui avete bisogno, compreso un brano funk per il quale molti avrebbero fatto qualsiasi cosa per scriverlo.

Il successo di questo album ha dato alla testa a Tom Browne, che alla fine ha sperperato i soldi guadagnati in pellicce e costose auto. Sebbene abbia continuato a suonare e registrare dischi, non è mai più riuscito a raggiungere lo stesso successo. Ha regolarmente intrapreso tour con altri artisti, tra cui i Crusaders e Ronnie Laws, e nel tempo libero, grazie al suo brevetto di volo, ha lavorato come pilota per FedEx.

👉 https://youtube.com/playlist?list=PLrpyDacBCh7ACymxHLxnZdC1ZDyryKVIZ👈

sabato 11 febbraio 2023

Natureza - Joyce Moreno


Abbiamo dovuto attendere ben 45 anni per poter ascoltare ciò che avrebbe potuto diventare un classico della musica popolare brasiliana e avrebbe fatto di Joyce Moreno una stella di prima grandezza a livello internazionale. È stata l'etichetta londinese Far Out Recordings a riportare questo disco dall'oblio. La storia di "Natureza" è una storia di occasioni mancate, sfortuna e incomprensioni. Nel 1977, Joyce Moreno viveva a New York e fu presentata da João Palma, il batterista di Jobim, al produttore tedesco Claus Ogerman, noto per aver portato al successo internazionale artisti come Jobim e João Gilberto. Dopo un'audizione durante la quale Joyce e Palma fecero una forte impressione, Ogerman decise di realizzare un album. 

Ogerman non lesinò sulla qualità, riunendo alcuni dei più grandi musicisti jazz statunitensi, tra cui Michael Brecker, Joe Farrell, Buster Williams e Mike Mainieri, insieme a musicisti brasiliani come Mauricio Maestro (che collaborò con Joyce nella scrittura di quattro delle sette canzoni dell'album), Nana Vasconcelos e Tutty Moreno. Ogerman si sarebbe occupato degli arrangiamenti, della direzione dell'orchestra e della produzione dell'intero lavoro.

Tutte le premesse per creare un disco che potesse diventare un punto di riferimento nella musica brasiliana sembravano essere in atto. Tuttavia, le cose presero una brutta piega. Dopo aver registrato l'album, Ogerman chiese a Joyce di tornare a New York per ricantare tutte le tracce in inglese con nuovi testi, cosa che Joyce non accettò di buon grado. Nel frattempo, Joyce rimase incinta del terzo figlio e fu costretta a restare in Brasile. Ogerman non riuscì a trovare un'etichetta disposta a pubblicare il lavoro, e il progetto andò alla deriva. Inoltre, l'insistenza di Ogerman per l'inglese causò ulteriori tensioni con Joyce.

Oggi finalmente possiamo ascoltare questo album, che comprende anche la versione integrale di "Feminina," una canzone che racconta una conversazione tra madre e figlia sul significato di essere donna. Questa versione completa era stata pubblicata solo in una compilation del 1999, mentre in passato circolava una versione tagliata per l'uso radiofonico. Inoltre, l'album presenta un brano inedito intitolato "Coração Sonhador."

Non c'è bisogno di sottolineare quanto questo album sia un vero capolavoro, una collezione di brani intrisi di saudade che fonde pop, jazz, bossa nova e tropicalismo, con la straordinaria maestria dei musicisti che hanno partecipato al progetto (è importante notare che la chitarra acustica presente nell'album è suonata dalla stessa Joyce Moreno). Nonostante le difficoltà incontrate, la carriera di Joyce è costellata da trenta album pubblicati e da un notevole successo in Brasile. Tuttavia, resta il rammarico che non abbia ricevuto l'attenzione internazionale che avrebbe meritato

👉 https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_mUsnAPHZQk7NpDW1WxNtOSjUBFVXerS6Q👈

venerdì 10 febbraio 2023

Futures - Burt Bacharach

 

Ripropongo oggi, in occasione della scomparsa di Burt Bacharach, questa mia recensione, riveduta e corretta, pubblicata nel 2016

"Futures" segna un capitolo significativo nella carriera di Burt Bacharach, rappresentando il suo primo lavoro dopo la separazione dal paroliere Hal David. Nonostante due brani di questa collaborazione di successo siano inclusi nell'album, Bacharach si avventura in un territorio musicale nuovo, più profondo e maturo, allontanandosi dalla  voce di Dionne Warwick e dai successi che avevano caratterizzato il decennio precedente.

Quest'album, uscito nel 1977, è notevolmente avanti rispetto all’anno della sua pubblicazione e forse non immediatamente accessibile a causa degli arrangiamenti intricati che lo caratterizzano. Tuttavia, se ci si dedica con attenzione, si possono intravedere gli elementi che verranno sviluppati successivamente nella sua carriera, come si può notare in "Sometimes Late At Night" album della allora moglie di Bacharach, Carole Bayer Sager, e ancor di più in "Painted From Memories," una gemma creata in collaborazione con Elvis Costello negli anni '90.

Nonostante il riconoscibile tocco malinconico di Bacharach, presente anche nei suoi successi come "Alfie" e "A House Is Not A Home," "Futures" esplora territori musicali più bui, esprimendo un senso di disillusione e introspezione, quasi come se l'artista desiderasse condividere la sua angoscia con l'ascoltatore.

Ogni ascolto rivela le geniali soluzioni musicali adottate da Bacharach: dalla voce soulful e appassionata di Joshie Armstead in "I Took My Strength From You," all'impressionante interpretazione di "Us" di Jo Armstead, che aggiunge un pizzico di rancore. Quest'ultima traccia anticipa le canzoni del favoloso "Painted From Memories" di vent'anni dopo, concludendosi con un memorabile assolo di sax di David Sanborn in "Where Are You," che sembra quasi un'unica canzone divisa in due parti.

Le struggenti parole di James Kavanough in "We Should Have Met Sooner" sono bilanciate dall'accompagnamento e dalla melodia di Bacharach, che offre un barlume di speranza nel ritornello cantato da Jamie Anders.

"No One Remembers My Name," con testi di Hal David, sembra appartenere al repertorio di Carole Bayer Sager e all'album citato all'inizio del post, ma precede quest'ultimo di quattro anni, con voci di coriste di Burt: Sally Stevens, Melissa Mackay e Marti McCall.

Infine, due composizioni strumentali sottolineano la grandezza di Bacharach: la title track "Futures," con influenze funk, e "Another Spring Will Rise," un capolavoro coronato da un memorabile fraseggio al pianoforte, che rappresenta la quintessenza dell'arte di questo compositore di Kansas City.

In conclusione, questa recensione ha fatto largo uso di iperboli per descrivere "Futures," ma tali esagerazioni sembrano a malapena sufficienti per catturare la grandezza di quest'album.

👉 https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_lxqJ6SPC_QyhQzJaWS5HCSNfu3oxYbnSI👈

giovedì 9 febbraio 2023

Love Conquers All - Michael Wycoff


Come molti altri album post-disco che emersero all'inizio degli anni '80, "Love Conquers All" di Michael Wycoff ha condiviso una storia di insuccesso commerciale nel mainstream, ma ha trovato un seguito fedele tra gli amanti della musica soul, diventando un classico underground che continua a essere apprezzato ancora oggi.

Dopo aver fatto la sua comparsa come collaboratore vocale nell'album di Stevie Wonder, "Songs In The Key Of Life", Michael Wycoff fu scoperto dalla RCA e messo sotto contratto nel 1980, facendo parte della neonata divisione Black Music. Dopo un album pubblicato nel 1981, "Feel My Love", che purtroppo non riuscì a ottenere successo in classifica, per "Love Conquers All" tutto fu pianificato in modo meticoloso. Coinvolse musicisti di alto calibro come il tastierista Webster Lewis, il batterista James Gadson e i backing vocals Gary Taylor, Tawatha Agee e Fonzi Thorton.

Inizialmente, l'album sembrava avere successo nelle classifiche soul ma stentava a conquistare il mainstream, senza produrre immediati successi commerciali. Tuttavia, ascoltando oggi l'album e tenendo presente il panorama musicale dell'epoca, si può facilmente concludere che aveva tutte le carte in regola per diventare un grande successo. La voce di Wycoff era notevole, e le canzoni spaziavano dal funk di "Still Got The Magic" e "Diamond Real" (quest'ultima anticipando uno stile che sarebbe stato perfezionato dai Kool and The Gang anni dopo). Tuttavia, ciò che realmente colpisce sono le ballate e i brani mid-tempo che costellano l'album, rappresentando il vero nucleo del lavoro. Si spazia da un autentico capolavoro come "Looking Up To You," campionato dieci anni dopo da Zhane in "Hey Mr. DJ," alle dolci melodie di "Love Is So Easy," "Can We Be Friends," la title track e infine "It's Over." Tutti questi brani sono stati creati per esaltare la voce calda e intensa di Wycoff.

Con il senno di poi, è davvero un peccato che l'album non abbia ottenuto il successo che meritava. Dopo "Love Conquers All," Wycoff ha registrato un terzo e ultimo album per la RCA intitolato "On The Line," che, secondo alcuni, potrebbe essere meno memorabile di questo, ma ha comunque ottenuto maggior successo commerciale. Purtroppo, successivamente, Wycoff ha lottato con problemi legati alla dipendenza da droghe e alcool, portandolo alla fine della sua carriera musicale e causando la perdita della sua casa e della sua famiglia.

Tuttavia, dopo aver toccato il fondo, Wycoff ha trovato la redenzione attraverso la fede e ha intrapreso una carriera come ministro musicale in diverse chiese nella zona di Los Angeles. Ha condiviso la sua storia di successo, perdita e redenzione con le generazioni più giovani. Durante questo periodo, ha registrato nuove canzoni che, purtroppo, sono rimaste inedite. Nel 2019, Michael Wycoff ci ha lasciati, ma ciò che rimane sono le sue meravigliose canzoni, che i più avveduti discografici hanno avuto l’intelligenza nel corso degli anni, di ristamparne i dischi. 

👉 https://youtu.be/OQuMw-uFbsc👈

mercoledì 8 febbraio 2023

O Paraíso - Lucas Santtana

La musica popolare brasiliana è un genere sempre in bilico tra il calligrafismo degli artisti che l'hanno resa celebre, la musica orecchiabile e la fusione di stili. Fortunatamente, il nuovo album di Lucas Santtana, il nono nella sua discografia, rientra in quest'ultima categoria. Se da un lato Santtana è accompagnato dai grandi nomi del genere, e in questo caso omaggia Jorge Ben con la cover di "Errare Humanum Est," dall'altro riesce a distinguersi creando uno dei migliori album di MPB (Musica Popular Brasileira) che si possano ascoltare con "O Paraíso."

Questo album parte da un progetto ben definito: raccontare lo stato attuale del pianeta Terra, affrontando temi come lo sfruttamento delle risorse naturali e la crisi climatica. Si tratta di un accorato appello per un cambiamento nella situazione. Ovviamente, sappiamo che un album da solo non può risolvere i problemi, ma può contribuire a sensibilizzare le persone su queste questioni, e "O Paraíso" riesce molto bene in questo intento. È difficile immaginare che questo album possa lasciare indifferenti.

Il merito va innanzitutto alle canzoni contenute nell'album, con testi profondi e sinceri. Ad esempio, in "What's Life," Santtana mette in musica i testi della microbiologa americana Lynn Margulis. In "La Biosphere," una canzone cantata in francese, un coro di bambini canta sulla follia delle corporazioni agricole internazionali che cercano di dominare la natura con piante altamente selezionate e performanti. Il brano "Muiya Pose, Pouca Yoga" è una satira sul consumismo nell'era di Internet, mentre in "Vamos Ficar Na Terra," Santtana prende in giro Elon Musk e il suo progetto di colonizzare Marte, suggerendo che dovrebbe investire i suoi capitali per migliorare la vita delle persone sulla Terra.

Tuttavia, è importante notare anche l'abilità nella struttura musicale che sostiene queste canzoni, che è altrettanto importante dei testi. Si tratta di una felice fusione di musica tradizionale brasiliana, che si fonde con l'elettronica e il jazz. Le canzoni, apparentemente garbate, sono elevate da una delicata e commovente cover in stile bossa nova di "The Fool On The Hill," che cattura il significato di "saudade" come solo i brasiliani sanno fare. In questa canzone, Santtana suggerisce che McCartney stesse cantando di uno sciamano indigeno con un terzo occhio che gli permette di vedere oltre, offrendo un'interpretazione affascinante.

In conclusione, con "O Paraíso," Lucas Santtana di Salvador di Bahia ci regala il suo miglior album, profondamente politico, presentato in una confezione piacevole all'ascolto, evitando le noiose pretenziosità spesso associate alla canzone d'autore italiana. Invece, reinventa se stesso abbracciando una vena poetica che coinvolge il cuore e la mente in egual misura.

martedì 7 febbraio 2023

Push - Noriko Miyamoto

Non smetterò mai di ringraziare l'etichetta britannica BBE per le preziose ristampe di dischi di rare groove che ci regala. Molte di queste registrazioni sono state originariamente pubblicate a livello locale, come nel caso di "Push," uscito in Giappone nel 1978 e ristampato solo due volte in terra nipponica. Questo album vede protagonista il contrabassista Isao Suzuki, una leggenda del jazz giapponese e non solo, unito alla voce cristallina di Noriko Miyamoto al suo debutto assoluto.

Tutti gli indizi ci conducono a ciò che effettivamente troveremo: una fusione di altissima qualità, quel groove distintivo che caratterizzava gli album degli anni '70, e che ancora oggi, grazie anche a artisti illuminati come Thundercat e i Sault, si mantiene contemporaneo.

Sei brani per un totale di trentasei minuti, tra cui uno strumentale, il classico jazz "Stella By Starlight," che ci offre un assaggio della maestria di Suzuki nel suo fraseggio al contrabbasso. Gli altri brani sono interpretati dalla voce di Noriko Miyamoto, scoperta da Suzuki quando lavorava come ballerina nella discoteca Mugen di Tokyo. In seguito, Miyamoto ha deciso di intraprendere la carriera di cantante soul dopo aver assistito a una performance di Tina Turner. Nel 1977, Suzuki l'ha scelta per unirsi alla sua band, i Soul Family, e il risultato è stato "Push."

La voce di Miyamoto è calda e cristallina, e si adatta perfettamente ai brani in cui prevale il mood smooth/soul, come l'apertura con "Monologue," oppure nel jazz standard "Everything I Have Is Yours," o ancora nel jazz/funk futuristico della title track, con un eccezionale assolo di basso di Suzuki. Un album di groove non sarebbe completo senza un brano mid-tempo, e "Cadillac Woman" arriva puntualmente, un brano strumentale composto da Suzuki al quale Miyamoto ha aggiunto il testo, e ancora una volta la profondità del basso di Isao Suzuki colpisce nel segno. Infine, un album di groove non può prescindere da una traccia smooth, che in "Push" chiude il disco. Anche questo brano è stato originariamente scritto da Suzuki, con il testo successivamente aggiunto da Miyamoto.

Nel 1990, Noriko Miyamoto si è trasferita negli Stati Uniti per realizzare il suo sogno di diventare una cantante soul. Tuttavia, la bellezza del suo debutto rimane insuperabile, e spero che questo album possa farla conoscere a un vasto pubblico prima che le copie esauriscano nuovamente. Davvero merita di essere scoperta.

👉 https://youtu.be/E1pNLOVdwwY👈

lunedì 6 febbraio 2023

Love & Gravity - Object Heavy

"Love & Gravity" rappresenta il primo album in studio della band retro-funk americana Object Heavy, originaria del nord della California. Questo album è stato pubblicato nel 2023 sotto l'etichetta Color Red, con la produzione affidata a Kelly Finnigan dei Monophonics, che ha contribuito in modo significativo a definire il sound della band. L'opera è una mescolanza di funk, soul classico, gospel, con tocchi di R&B e hip-hop moderno. I testi ruotano attorno ai temi dell'amore, delle relazioni e della crescita personale.

L'album ha ricevuto recensioni positive da parte della critica musicale, che ha elogiato l'eclettico sound della band e la coesione tra i musicisti. Questi ultimi uniscono elementi di stili musicali vintage e moderni per creare un'esperienza sonora che è sia nostalgica che fresca allo stesso tempo.

Sebbene il disco attinga dalle radici degli anni '70, richiamando l'epoca della blaxploitation e delle dance-hall, non offre nulla di completamente inedito. Tuttavia, come accade con altre band come i Daptones e Durand Jones & The Indications, la sincerità che emerge dalla musica e la passione che riversano nel soul rendono trascurabili qualsiasi critica basata su eventuali stereotipi di genere musicale.

Nel complesso, "Love & Gravity" rappresenta un notevole debutto per gli Object Heavy, dimostrando la loro versatilità e creatività musicale. L'album svela il potenziale di successo futuro della band, che emerge come un nuovo ed entusiasmante gruppo destinato a conquistare l'attenzione del pubblico.

👉 https://objectheavy.bandcamp.com/album/love-gravity👈

venerdì 3 febbraio 2023

Azul - Danilo Cutrim

Danilo Cutrim, nel corso dei suoi vent'anni di carriera nella scena musicale brasiliana, è tutt'altro che un artista statico. Ha attraversato una vasta gamma di generi, spaziando dall'hardcore al reggae, dalla samba al rap e persino al funk carioca. Ha anche partecipato a numerose band locali, tra cui i Forfun, Braza, Da Bossa e Du Brazilis.

Tuttavia, mancava ancora un album solista nel suo percorso, ed ecco finalmente "Azul", il primo album a nome Danilo Cutrim. Come la sua carriera musicale, anche questo album presenta una varietà di sonorità, pur restando all'interno del territorio pop, evidenziando la versatilità dell'artista brasiliano.

Ciò che colpisce in modo evidente è la libertà con cui Cutrim attraversa diversi stili musicali, passando con disinvoltura e indiscussa maestria dalla bossa nova alla samba influenzata dall'Afro-beat, dalla MPB (Musica Popular Brasileira) all'ijexà, dal forró persino allo yacht-rock. "Azul" riflette la passione di Cutrim per la musica che ha attraversato il Brasile negli anni '70 e '80, i dischi di artisti come Caetano Veloso, Ivan Lins e Gilberto Gil, così come la pop americana della west coast. Questi lavori sono liberi da vincoli e, come dimostra questo album, riservano sorprese in ogni brano, evitando la tentazione di saltare tracce.

"Azul" è un lavoro eccezionale, caratterizzato da una libertà e un coraggio musicali evidenti, in cui il pop più raffinato convive splendidamente con la musica popolare brasiliana, arricchita da sfumature folk. Il risultato è un album che non stanca mai, autentico e senza tempo, uno di quei pochi dischi che, una volta terminato l'ascolto, ti spinge a premere il pulsante di riproduzione e ricominciare da capo.

Se non conoscete ancora Danilo Cutrim, è giunto il momento di scoprirlo. E per gli appassionati di yacht-rock, una fonte imprescindibile di questa pagina musicale, consiglio di ascoltare "Somos Um," "Vou Voltar," e "Seguir Só." Fatemi sapere cosa ne pensate.

👉 https://youtu.be/PCx3KlZ9xa0👈

giovedì 2 febbraio 2023

Point Of No Return - Malcolm Strachan

Non occorre molto per creare un album piacevole all'ascolto, e il trombettista scozzese Malcolm Strachan, con vent'anni di esperienza sulla scena musicale e membro degli Haggis Horns, nonché collaboratore di artisti come Amy Winehouse, Mark Ronson e Jamiroquai, lo sa bene.

Dopo il successo della sua prima avventura solista nel 2020 con "About Time," Strachan torna oggi con il nuovo progetto intitolato "Point Of No Return," pubblicato sotto l'etichetta Haggis Records. Si tratta di un solido album jazz dal sapore da club, che richiama fortemente ai dischi prodotti dalla CTI. Le sue sonorità attingono a un'ampia gamma di stili senza tempo, che spaziano dal jazz modale ai ritmi latini e alla bossa nova, arrivando persino a brani immaginari per colonne sonore.

Tra i brani che meritano menzione, "Nossa Dança" si distingue come una bossa nova esaltante che invita a ballare, mentre "The Wanderer," un brano mid-tempo dal ritmo latino, ci trasporta in atmosfere da lounge noir. Non posso tralasciare "The Last Goodbye," un brano struggente in cui la tromba di Strachan si fa elegiaca e si intreccia con un avvolgente accompagnamento orchestrale.

In definitiva, questo lavoro è apprezzabile perché evita di essere un pesante esercizio di virtuosismo. Ogni nota che emerge dalla tromba di Strachan è essenziale e misurata, consentendo ai suoi compagni musicali di avere il giusto spazio. "Point Of No Return" è un album solare ed elegante, senza eccessi, accessibile a tutti e, soprattutto, bello.

👉 https://youtu.be/BgOQmfCHHnA👈

mercoledì 1 febbraio 2023

Floral Portrait - Floral Portrait


Una scatola di metallo e il suo carillon, contenente caramelle dal profumo di rosa e lavanda, evocando l'infinita estate, l'odore dei pini e delle macchie di rosmarino. In sottofondo, i vinili sul giradischi: Pet Sounds di Brian Wilson, Burt Bacharach e gli High Llamas. È la passione per il pop barocco e tutto il suo universo: il clavicembalo, il basso Hofner, la Rickenbacker, la chitarra lap steel, il violino, la viola, il violoncello e il glockenspiel, il campanello di una bicicletta e gli sguardi fugaci, le arpe, i fiati e il flicorno, il muro di suono, il romanticismo.

E poi c'è quella canzone, "Waves", un autentico gioiello pop che sfiora la perfezione, capace di trasportarti in uno stato di estasi. L'autore racconta: "In quel periodo, ho suonato la progressione degli accordi centinaia di volte, senza avere nient'altro da fare. Poi ho avuto la sensazione che questa canzone meritasse di essere completamente realizzata quando i miei coinquilini mi hanno confessato che spesso si commuovevano fino alle lacrime quando mi sentivano suonarla la maggior parte delle mattine."

I Floral Portrait sono un progetto di baroque pop creato da Jason Bronson e Jacob Chisenhall, con l'aiuto del multistrumentista Freeman Leverett e la collaborazione di musicisti orchestrali e amici. Sono originari di Atlanta, in Georgia.

Questa è la musica dell'estate, del carillon e del dolce abbandono a una ninna-nanna.


👉 https://floralportrait.bandcamp.com/album/floral-portrait👈