The Island Records Years 1974-1985 - Robert Palmer

Finalmente, ecco un cofanetto che si distingue dalla solita riproposizione delle stesse vecchie canzoni di sempre o dalle riedizioni di album storici con remix che spesso stravolgono l’opera originale, suscitando scarso interesse nell’ascoltatore. “The Island Years 1974-1985,” pubblicato da Edsel, raccoglie i nove album originali di Robert Palmer incisi per la Island Records, inclusi lati B, versioni alternative e demo. Questa raccolta offre la speranza di riportare alla ribalta un artista che rischia di essere dimenticato.

Robert Palmer, noto per la sua vita da donnaiolo scapestrato, con il vizio di fumare tre pacchetti di sigarette al giorno, colazioni con belle donne e vodka Martini, è famoso in Italia principalmente per una canzone: “Johnny And Mary,” estratta dall’album “Clues” del 1980, che segnò la sua svolta verso l’elettronica, fulminato sulla via di Nassau* dal musicista inglese Gary Numan. Questo brano ebbe un successo tale da essere copiato quasi identicamente da Dori Ghezzi per una canzone presentata al Festival di Sanremo del 1982.

Tuttavia, molti ascoltatori italiani sembravano ignorare gran parte della carriera musicale di Palmer antecedente a “Clues.” Gli album che ha prodotto dal 1974 al 1978 sono un’eclettica miscela di funk in stile New Orleans, r’n’b deciso, blue-eyed soul, calypso e reggae, realizzati con la collaborazione di musicisti come gli Meters, i Little Feat e i Brecker Brothers. Era musica sofisticata e complessa, troppo ricca per il palato dell’ascoltatore medio italiano e delle radio mainstream.

Oltre a “Johnny and Mary,” che pur essendo potente era stato ormai consumato dalle rotazioni radiofoniche, la conoscenza degli italiani su Palmer è legata anche alla sua partecipazione come voce solista nei Power Station nel 1986. Tuttavia, molti lo ricordano principalmente perché due membri dei Duran Duran facevano parte della band.

Robert Palmer ci ha lasciato troppo presto, nel 2003, all’età di 54 anni, pagando il prezzo degli eccessi di una vita intensa, ma senza dubbio degna di essere vissuta. È chiaro che non si sia mai annoiato, e questa comprensione si rafforza ulteriormente riascoltando la sua vasta discografia.

Tra gli album del periodo soul/funk, possiamo considerare i migliori “Pressure Drop” e “Double Fun,” mentre nel periodo elettronico “Clues” e “Pride” meritano una menzione speciale.

*Nassau a differenza di Damasco, dove San Paolo si convertì al cristianesimo, fu la località dove il godereccio Palmer stabilì la sua residenza, e chissà, se tra un cocktail e un cicchino, non rimase fulminato dall’ascolto di “The Pleasure Principle” di Gary Numan, tale da farlo riconvertire dal funk di New Orleans all’elettronica. 

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