Oppure, aggiornandola ai nostri giorni potremmo dire anche "The Revolution Will Not be Digitized", anche se qualche fava sta cercando di far credere il contrario. Le rivoluzioni non sono colorate di viola, di arancione o del colore can che fugge. Delle rivoluzioni, vere, delle rivoluzioni delle coscienze, le più difficili, rimangono soltanto un pugno di canzoni, come questa, e dei vecchi filmati consumati dal tempo. Anche perché il trappolone è in movimento e dopo la stagione del berlusconismo, siamo già pronti per entrare trionfalmente in quella del montezemolismo. Si, un bel governone d'emergenza confindustriale sarà quello che ci aspetta e si prospetta. Alla faccia dei rivoluzionari da aperitivo.
Avviati verso la prossima sconfitta, come sempre, in ordine sparso.
The Revolution will not accept you as a friend on Facebook.
The Revolution will not be available as a tweet in less than 140 characters.
The Revolution will not be uploaded to You Tube or available as a download on Hulu.
The Revolution will not be digitized.
The Revolution cannot be Googled.
The Revolution will not be linked to your web page;
The code for The Revolution will not be open source and available for inspection by the authorities.
The Revolution will not be digitized.
by bapyou
aggiornamento molto azzeccato!
RispondiEliminarevolution is not a touch-screen... m'è venuta così, per dire ;-)
RispondiElimina@marco
RispondiEliminavero, ma a chi la facciamo cantare oggi?
@robydick
ma neanche delle "finestre" ;P
mi sa che non si trovano gli interpreti...
RispondiEliminaah certo!
RispondiEliminarevolution is not a window
per par condicio :D
E va bè, l'hai cantata qui sopra.
RispondiEliminaE se permetti me la rivendo.
La rivoluzione non sarà digitalizzata, gran bel concetto, soprattutto se diffuso attraverso media analogici come scritte sui muri, giornali di carta stampata e lettere non elettroniche.
RispondiEliminaFatto sul web, come dire, perde un po' della sua pregnanza...
Diventa un po' generico e luddista: negli anni '70 il nuovo mostro era la televisione, oggi è il computer. Anzi no, è quello che fanno gli altri con il computer, che però non piace a noi: Blog, buono. Facebook, cattivo (etc.), direi con la solita bella confusione tra mezzo e contenuti.
@allelimo
RispondiEliminauhè, ben ritrovato, ti sento in forma, al solito.
blog buono perché posso esprimere concetti di più ampio respiro che non su facebook o twitter, scritte e dazebao ne trovo ancora tanti, ad esempio qua a Firenze se vuoi farti un'idea di cosa pensano gli anarchici, l'unico modo è leggere i loro manifesti affissi sui muri del centro.
p.s. niente niente ti stai appassionando al soul ? :)
Guarda, io non uso personalmente nè facebook nè twitter, però mi capita di vederli e non mi sembra il caso di attribuire al contenitore qualità che dipendono esclusivamente dal contenuto.
RispondiEliminaTutti i commenti a questo post precedenti al mio sono della lunghezza giusta per stare su twitter o facebook, e se fossero scritti lì credo avrebbero lo stesso significato che hanno scritti qui.
Su facebook inoltre i post non hanno limiti di lunghezza, quindi la differenza "etica" tra fb e blog, boh.
Dazebao, manifesti e scritte, certo, sono l'avanguardia della comunicazione di massa. E sono molto più efficaci di queste schifezze elettroniche che permettono a tutti di comunicare anche a centinaia di chilometri di distanza, come stanno facendo tutti quelli che leggono quello che scrivi sul web.
Quando sposterai Doctor Wu dal web al dazebao, allora sì che sarà una rivoluzione (non digitalizzata).
Per quanto riguarda il soul, anche no. Mi ha sempre incuriosito il fatto che sia denominata "musica dell'anima" una musica che di anima non ne ha per nulla, suonata rigidamente, immersa e sommersa com'è da lustrini, paillettes e baracconate da avanspettacolo a partire da James Brown in avanti...
@allelimo
RispondiEliminaprobabile che lo sposti sui muri, se lo stato fallirà ne puoi star certo; anzi credo che purtroppo sarà il destino di molti.
se non ti piace il soul, cavoli tuoi. certo che hai ragione: perché perdere tempo ad ascoltare baracconate, vedi ad esempio "What's Going On", o qualsiasi disco degli anni settanta di Stevie Wonder?
Certo nei dischi di Sylvian, Fennesz e rindronati vari, scorre tanto di quel calore....
Harmonica, il soul non mi piace particolarmente, ed è evidente che siano cavoli miei: tu hai chiesto e io ho risposto, se non ti interessava la risposta avresti fatto meglio ad evitare di chiedere!
RispondiEliminaPoi, come al solito, quando si scrive è inevitabile usare un certo grado di semplificazione, non sempre si può scrivere un saggio al posto di un commento: non ho detto che TUTTO il soul sia un fenomento da baraccone.
Ho detto che (di massima, nella maggior parte dei casi, poi certo che ci sono le eccezioni) nel soul vedo:
- musica senza anima, rigida e strutturata, dove la fredda perfezione tecnica e il virtuosismo sono molto più importanti delle idee;
- un eccesso di lustrini, paillettes e baracconate varie nel modo di porsi degli artisti soul (e ho fatto l'esempio di James Brown, che faceva dei concerti pieni di energia, ma era un tamarro assoluto, con mantelli, corone, finti svenimenti etc.);
Per evitare incomprensioni, il prossimo punto è tratto da "Hip-hop-rock 1985-2008" di Simon Reynolds, e spiega quello che anch'io penso del soul e della musica nera in generale:
- "i musicisti neri, anche nella loro versione più rumorosa ed aggressiva, sono sempre un po' troppo leccati e trattenuti, quasi schiavi di ideali come "levigatezza" ed "ostentazione". Concetti come "meno è più" e il valore del "non virtuosismo" (la limitazione è la madre dell'inventiva, sosteneva Holger Czukay) non attecchiscono nella musica nera, anche in quella più legata al rock. Sembra che questi artisti non abbiano conosciuto il punk: la bravura è segno di orgoglio, e padroneggiare il proprio strumento significa quasi essere padroni di sè stessi."
Calore, soul e rindronati, non colgo il legame:
Mai detto che i dischi di Sylvian o Fennesz abbiano un suono caldo, e per la verità nemmeno che il "suono caldo" sia un valore di per sè.
Anche perchè parlando di "calore" della musica ci riferiamo generalmente solo all'aspetto timbrico, a prescindere dagli aspetti compositivi.
E l'aspetto timbrico è una cosa che varia nel tempo: a noi sembrano caldi i suoni dei primi dischi di Elvis ma anche quelli dei Clash, e all'epoca della loro uscita se ne parlava come di non-musica, freddo rumore selvaggio etc.
Altro esempio: nel campo della musica elettronica si parla oggi di "caldi suoni analogici" per parlare dei suoni dei primi synth (Moog, Arp) che all'epoca della costruzione erano reputati strumenti freddi e fantascientifici.
Più del calore, mi interessano le idee, l'estro, l'inventiva. Nel soul trovo poco di tutto questo.
Ascolta Hot Buttered Soul di Isaac Hayes, e poi ne riparliamo O_O
RispondiElimina"Musica dell'anima" è solo un'etichetta, credo che ciascuno di noi abbia la *propria* musica dell'anima, che sia Fennesz o che sia James Brown. Poi, personalmente, mi trasmette molto più trasporto una cosa di Curtis/Marvin/Stevie/Isaac/JB piuttosto che qualsiasi composizione di musica 'ambient', ma mi rendo conto che è molto soggettivo, e che si basa poi su preconcetti (ad esempio i miei sulla musica 'ambient').
Questo è un blog che parla di soul/funk e musica black. Quindi sono qui, come altri, per parlarne e, nel caso, di celebrarne gli interpreti. Come l'indimenticato Gil Scott-Heron :)Al di là di lustrini e paillettes che, francamente, mi pare siano l'icona dello stereotipo più diffuso sulla black music.
E poi Simon Reynolds non è mica uno dei quattro evangelisti, suvvia :P
RispondiEliminaPerò vero, dipende tutto dai nostri valori musicali e dal significato che vi attribuiamo. Diamo per scontato che siano per tutti i medesimi.
SigurRos, sono d'accordo con praticamente tutto quello che dici.
RispondiEliminaIn particolare:
- questo è un blog che parla (anche ma non solo) di musica soul/funk etc., e io infatti non ho commentato riguardo alla musica, se non risponedendo a una domanda di Harmonica :)
- Simon Reynolds non è certo uno dei quattro evangelisti, e come critico musicale non è che mi convinca più di tanto.
Però, visto il suo approccio tutt'altro che rock-centrico, mi sembra curioso che il suo parere sulla musica nera rispecchi più o meno quello che penso io.
Come mi sembra curioso che molti degli aspetti prima citati accomunino il mondo della musica black al mondo del heavy-metal (ostentazione del virtuosismo, baracconate spettacolari, rifiuto della filosofia del "meno è più") e lo separino nettamente dal mondo della musica africana (Tinariwen, Bombino, etc., ma i nomi non devo farli io a te!) dove l'accento non è certo sul virtuosismo fine a sè stesso, ma sull'esecuzione di insieme, in mod molto simile alla filosofia "indie".
- e, come dici tu, "dipende tutto dai nostri valori musicali e dal significato che vi attribuiamo."
Ok, ma stai dando per scontato che le caratteristiche che tu sottolinei del funk/soul/et similia (e che, tu dici, li accomunano al mondo del metal) siano totalmente esaustive del genere. Come se fossero, secondo il modo di vedere tuo e di Simon Reynolds, degli aspetti prototipici. E per voi è così, ma non puoi dare per scontato che lo siano per tutti. Per me passano decisamente in secondo piano, tanto da non risultare più così 'ingombranti' di fronte a ciò che mi appassiona veramente della musica black: il suo senso del ritmo. E in questo vi sento una comunanza di sentire pazzesca proprio col tuareg-rock che tu citi.
RispondiEliminaOltre al fatto che, quando parliamo di gente come lo Stevie Wonder (Marvin Gaye, Curtis Mayfield, Isaac Hayes, JB, Al Green, Sam Cooke,...) del periodo aureo, si parla anche e soprattutto di *canzoni*, che sono a mio parere fantastiche.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaNon mi sembra di aver dato per scontato quello che dici tu: io ho solo notato alcuni punti di contatto tra black music e metal (non è una teoria di Reynolds, che apprezza molto la musica black - pur sottolineando alcuni aspetti che non gli piacciono troppo).
RispondiEliminaNon ho detto nè che la musica black e il metal siano fatte solo di quegli aspetti (sarebbero altrimetni una cosa sola) ma solo che mi incuriosisce questa forma di contatto tra due musiche che sembrerebbero non avere nulla in comune.
Il senso del ritmo, invece, che vuol dire? Tutte le musiche hanno un ritmo, dai canti gregoriani al tuareg rock, non è una specialità della musica black.
A meno che tu per ritmo non intenda quello che intende Disco Radio - che confonde il ritmo con la ballabilità... :)
No, 'esaustivo' è il termine sbagliato; prototipico è quello che intendevo dire. O comunque quella caratteristica di maggiore salienza/rappresentatività di un genere. E mi pare che, almeno per te, la caratteristica più rappresentativa del soul sia l'ambaradàn di lustrini, virtuosismi ed eccessi. O sbaglio?
RispondiEliminaQuello che volevo dire è che quando penso ad uno qualsiasi degli artisti che ho citato sopra non mi si accende nemmeno per un momento la lampadina che si accende a te. Ed è normale, perchè siamo diversi e abbiamo sensibilità e background differenti, per fortuna. Ma anche a 'parità' di esperienze musicali il sentire sarebbe diverso, non trovi?
Tuareg-rock/funk-soul: a *te* sembra che non abbiano nulla in comune. Io invece ci sento, pur considerando la notevole diversità di contesti di sviluppo delle due forme musicali, una comunanza profonda. Proprio per quel senso in qualche modo 'genetico' del ritmo (è una suggestione, lungi da me l'idea di fare del riduzionismo biologico :D).
Senso del ritmo non come tuz-tuz, ma come groove, come battito regolare che fa da impalcatura e da metronomo emotivo. Delle linee di basso che vanno ad intrecciarsi con la componente percussiva (e ovviamente con gli altri aspetti del brano) in un modo che è difficile da descrivere. E' puramente percepito, di pancia; tradurlo a parole è insensato secondo me. Ci posso provare con un esempio:
http://www.youtube.com/watch?v=z43Q5OtRUQM
Boh, oppure ascolta Fela Kuti e ne riparliamo. Se non lo senti non lo senti, non ci posso fare granchè ;)
E poi, per dire, non hai idea di quante band fantastiche che suonavano 'funk', impregnandolo ovviamente di umori e generi locali, ci sono (state) in *Africa*. E non sto parlando di tuareg, ma di gente che viene dal Ghana, dal Benin, dal Congo, dallo Zaire, dalla Nigeria, etc. Orchestre-Poly, Guelewar, Hedzoleh Sounds, Mono Mono, Bola Johnson, ma anche Ebo Taylor, Orlando Julius, King Sunny Ade, Manu Dibango...se guardi il catalogo della Soundway puoi fartene un'idea:
RispondiEliminahttp://www.soundwayrecords.com/catalogue
La loro musica incarna perfettamente ciò che intendo per comunanza profonda.
Ma anche con prototipico non cambia molto.
RispondiEliminaQuello che voglio dire io è che ALCUNE caratteristiche dalla music black mi ricordano ALCUNE caratteristiche della musica metal. E sono, guarda caso, le caratteristiche che mi fanno preferire altri generi a questi.
Non sono quelle "più rappresentative", sono quelle COMUNI ai due generi in questione.
Così come non ho detto che tuareg-rock e funk-soul non abbiano nulla in comune, ma ho detto che NON condividono gli aspetti di cui sopra - li riscrivo qui: ostentazione del virtuosismo, baracconate spettacolari, rifiuto della filosofia del "meno è più". Tutte cose che nei Tinariwen direi non ci sono proprio...
"Groove" ok, ci sta, è più chiaro di quello che avevi scritto prima. Anche se il groove tecnicamente non è il battito regolare (quello è tipico casomai dalle drum-machine) ma piuttosto il suo contrario, sono le piccole imperfezioni/spostamenti di accenti che rendono viva (e non meccanica) la base ritmica di un brano.
Purtroppo qui non abbiamo il conforto del tono con cui si dicono le cose; avevo avuto l'impressione che, ancor prima del confronto fra i due generi, facessi della questione 'musica black' soltanto un fatto di lustrini, virtuosismi etc. Ed è qui che sono intervenuta, sottolineando che, fortunatamente, quelli non sono aspetti che esauriscono il mondo della musica nera, e che, a mio parere, ne costituiscono solo la superficie. Bon, finita qui. Risolto.
RispondiEliminaQuestione funk/soul vs tuareg-rock: hai utilizzato l'espressione 'separare nettamente': eccessi e virtuosismi separano nettamente il funk dal mondo della musica africana. Ok, ma da questa scelta di parole ho dedotto che tu li vedi come mondi distanti, con poco o nulla in comune. Io mi sono permessa di dire che, stante alcune differenze di contesto, io non li vedo così lontani, anzi, tutto il contrario. E a questo proposito ti avevo lanciato l'esempio di tutto quel mare magnum di musica funk africana (periodo aureo fine '60 e '70, ma non solo), di cui il catalogo Soundway offre uno spaccato esemplare (uno dei tanti).