A guardare le copertine degli album del collettivo australiano 30/70, compresa questa, la prima cosa che vi verrebbe in mente è quella di rifuggirle come fa un gatto in presenza di una ciotola di croccantini rancidi, oppure potreste pensare che è l’opera partorita da un anonimo musicista dance tutto zumpa zumpa e zero neuroni cerebrali.
Fortunatamente niente di tutto questo, e mai come in questo caso veniamo ingannato dall’apparenza. I 30/70 infatti si muovono in quel maelstrom che è il nu-jazz che tanto spopola in Gran Bretagna e che vede in band quali gli Ezra Collective uno degli esempi più riusciti. Un nuovo linguaggio di jazz che poco ha a che vedere con la tradizione, non a casa negli States si preferisce chiamarlo BAM, acronimo di Black American Music, genere che riunisce tutto quello che di “black” vi viene in mente e che ha musicalmente partorito negli ultimi cinquant’anni. Quindi sotto con dosi massicce di soul, assoli in quota free, broken beat, elettronica a la Herbie Hancock e quant’altro, ma non è mia intenzione star qui a fare la lista della spesa.
“Art Make Love” è un convincente lavoro che ha il pregio di esplorare tutti questi generi, talvolta lo fa in modo piacione, tale da non far fuggire l’ascoltatore occasionale, si avvale della bellissima voce di Allysha Joy, ricca di sfumature e consta di otto brani originali e tre interludi. Il disco cattura l’energia e l’inventiva che scorreva a fiumi negli anni 70 per riportarla nel nostro tempo, per ricordare a chi c’era e per far presente a chi non era ancora nato come la musica fosse un concetto di arte prima che di mero commercio e di come questa fosse una scatola magica per portare gioia e creatività.
👉 https://thirtyseventy.bandcamp.com/album/art-make-love👈
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