Eric Roberson, Erro per gli amici, è probabilmente il miglior soul singer attualmente in circolazione, snobbato e semisconosciuto dalla maggior parte degli appassionati di musica, ma tenuto nella massima considerazione e rispetto da parte dei suoi colleghi. Si può dire che Erro rappresenta l'anima indie del movimento soul ed r'n'b, se mai ne esiste uno. Quel che è certo è che il nostro, per poter ottenere la massima libertà artistica, ha sempre schivato le major preferendo incidere per etichette indipendenti al punto da crearsene una propria, la Blue Erro Soul, nel 2003. La parabola artistica di Erro è iniziata nel 2001 con l'album "The Esoteric Movement", fino ad arrivare ai giorni nostri con l'album uscito il mese scorso, "Mister Nice Guy", il sesto della serie.
A differenza di tanti celebrati campioncini del cosidetto indie rock, Roberson ha dimostrato cosa vuol dire essere "indipendenti" da qualsiasi pressione delle etichette discografiche, pubblicando i suoi dischi quando ne aveva voglia; ha venduto i suoi primi quattro Cd principalmente durante i suoi concerti o in piccoli punti vendita, riuscendo a piazzarne 100mila copie e ricevendo sempre degli ottimi apprezzamenti da parte della critica. Il suo modo di lavorare è un modello per altri artisti indipendenti, ed è la dimostrazione che con le idee giuste e il non appecoronamento verso modelli considerati "vincenti", anche nella soul music odierna si può ambire a costruire qualcosa di interessante e degno di nota.
Il suo ultimo lavoro è veramente il miglior disco di "neo soul-r'n'b" contemporaneo uscito quest'anno, morbido senza cadere nella melensaggine, 15 brani che non annoiano mai, un caleidoscopio di stili che partono dalle sonorità classiche senza esserne una copia carbone, per arrivare a suggestioni hip-hop senza esagerare. Soltanto in un brano, l'ultimo, "All for me", c'è la sensazione di qualcosa di fuori posto rispetto ai brani precedenti. E' una classica ballad solo piano, orchestra e voce dall'andamento solenne, ma, e qui sta l'intuizione del nostro, dove una Whitney Houston od un Lionel Richie avrebbero fatto entrare il classico colpo di grancassa ed alzato il pathos nel momento topico del brano, qui assistiamo ad un naturale svolgersi della canzone, rimanendo negli argini del buon gusto, senza gli strabordamenti in territori di tronfismo kitsch, tipici di questo tipo di ballad.
Album consigliatissimo che, qui lo dico, riporta alla mente i momenti migliori del grande D'Angelo (non Nino e neppure Gianfranco, ma i fratelli soul sapranno di chi parlo).