venerdì 2 dicembre 2011

PERIGEO: LA VALLE DEI TEMPLI, 1975


Dopo aver spalleggiato i Weather Report, aprendo i loro concerti durante la tournée del 1975, il Perigeo, gruppo faro del jazz rock italiano, composto dai alcuni tra i migliori musicisti jazz di allora, D'Andrea, Biriaco, Fasoli, Tommaso e Sidney, pensò bene di ingaggiare il percussionista Tony Esposito per la realizzazione del nuovo album, "La Valle dei Templi". Disco che dette uno scossone a l'allora asfittico panorama jazz italiano: per la prima volta si univano elementi black alla musica jazz e rock del gruppo, e questo grazie all'apporto decisivo di Esposito. Del resto i musicisti napoletani hanno sempre avuto relazioni pericolose con il funk e la musica afroamericana in generale, basti pensare ai Napoli Centrale, ad Enzo Avitabile e pure al primo Pino Daniele.
Grande tecnica in questo lavoro, ma non solo come esercizio sterile fine a se stesso, qui l'abilità dei musicisti è messa al servizio della musica e di chi l'ascolta, e come dimostra la title track, non c'è spazio per elucubrazioni cervellotiche, basta avere il coraggio di lasciarsi trasportare dai suoni e dai profumi che inevitabilmente, oggi come nel 1975, questa musica riesce ad evocare.
Lavoro "epocale", che nei miei successivi ascolti di musica italiana, non ho trovato l'eguale, ancora oggi fresco e che provoca entusiasmo in chi, oggi, l'ascolta la prima volta.

12 commenti:

  1. Caro harmo, personalmente credo che il termine "jazz rock" sia inopportuno per questa fantastica band. Secondo me furono tra i primi in Italia a proporre un jazz moderno fuori dagli schemi, intinto di funk, forse etichettabile come "l'archetipo della fusion". Qualche anno fa ho avuto l'onore di conoscere Franco D'Andrea, un genio da annoverare tra i più grandi pianisti italici di ogni tempo.

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  2. finiti nel dimenticatoio... grazie per avermi rinfrescato la memoria :)

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  3. Si iniziava con loro ad uscire dalle secche del provincialismo musicale. Grande suggestione e senso di apertura verso un universo allora insondato in Italia( o, almeno, fu questa la sensazione che fecero a me ragazzina ).

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  4. @Tarkus
    Si, forse la definizione di jazz-rock per il Perigeo stride un po', specialmente dopo la svolta funk ancora più marcata de "la valle dei templi", dove di rock ce n'è ben poco. E veramente grandi i musicisti del gruppo. A proposito di fusion italiana, ti ricordi dei Lingomania?
    @otw91
    grandi davvero
    @robydick
    come i Napoli Centrale ad esempio.
    ciao robbe'

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  5. @giacy,nta
    lo stesso effetto che al tempo fecero a me. una musica che in Italia non sembrava neanche possibile poter suonare ed ascoltare.

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  6. No, sorry, mai sentiti...
    Io amo abbastanza il Baricentro.
    Hold on!

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  7. "l'abilità è messa al servizio della musica" mai frase fu più veritiera e concreta.

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  8. Se bestemmio dimmelo subito, ma se l'avessi ascoltato senza nulla sapere, nella parte iniziale avrei pensato a Mike Oldfield.
    Poi in effetti diventa subito jazz, ma talmente moderno, come giustamente dice Tarkus, da non somigliare a niente di già conosciuto.

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  9. @DiamondDog
    la forma è sostanza, diceva qualcuno. :o)
    @Zio Scriba
    giusta annotazione, sembra un outtake de l'esorcista.
    la musica del perigeo è stata messa in soffitta troppo presto, troppo "moderna", pur arrivando da lontano.

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  10. Grazie, Harmonica. Grandi anni e grande gruppo. :)

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