Ecco scovata una band che, per quanto mi riguarda, ha licenziato uno dei migliori dischi soul funk dell'anno. I Fire Eaters sono il nuovo progetto del chitarrista inglese Eddie Roberts, band nata grazie ad un tour spagnolo della band di Roberts, The New Mastersounds, dove ha unito le forze con la sezione ritmica dei Sweet Vandals, gruppo spagnolo dedito, come il gruppo di cui sopra, ad un torrido soul-funk. La miscela ha dato vita ad un disco incendiario, non a caso chiamato "Burn", un'ora circa di brani originali e un paio di cover dallo stesso comun denominatore: funk, acid jazz e soul. Niente di nuovo, il gruppo si muove nella tradizione delle band che hanno caratterizzato il genere, un nome su tutti il James Taylor Quartet, ma ricorda anche artisti quali Jimmy Smith e Donald Byrd. Quel che è certo è che dischi come questi sono dei toccasana per le orecchie, una dimostrazione che aldilà di qualsiasi menata intellettualoide, aldilà di ogni presunta "novità", basta la passione e la "fede" nella musica dell'anima per realizzare delle opere che magari non passeranno alla storia, ma che nella loro energia e nella loro spontaneità, meriterebbero miglior fortuna che non l'attenzione dei soliti carbonari.
martedì 15 novembre 2011
EDDIE ROBERTS AND THE FIRE EATERS: BURN, 2011
Ecco scovata una band che, per quanto mi riguarda, ha licenziato uno dei migliori dischi soul funk dell'anno. I Fire Eaters sono il nuovo progetto del chitarrista inglese Eddie Roberts, band nata grazie ad un tour spagnolo della band di Roberts, The New Mastersounds, dove ha unito le forze con la sezione ritmica dei Sweet Vandals, gruppo spagnolo dedito, come il gruppo di cui sopra, ad un torrido soul-funk. La miscela ha dato vita ad un disco incendiario, non a caso chiamato "Burn", un'ora circa di brani originali e un paio di cover dallo stesso comun denominatore: funk, acid jazz e soul. Niente di nuovo, il gruppo si muove nella tradizione delle band che hanno caratterizzato il genere, un nome su tutti il James Taylor Quartet, ma ricorda anche artisti quali Jimmy Smith e Donald Byrd. Quel che è certo è che dischi come questi sono dei toccasana per le orecchie, una dimostrazione che aldilà di qualsiasi menata intellettualoide, aldilà di ogni presunta "novità", basta la passione e la "fede" nella musica dell'anima per realizzare delle opere che magari non passeranno alla storia, ma che nella loro energia e nella loro spontaneità, meriterebbero miglior fortuna che non l'attenzione dei soliti carbonari.
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decisamente niente di nuovo,ma molto carino...
RispondiEliminaGrande Eddie Roberts e grandi The New Mastersounds. Credo che il suo miglior lavoro solista sia "trenta", dove rifà brani di Pino Daniele e anche di Celentano (!!!???).
RispondiEliminafaccio sempre delle piacevoli scoperte qui...
RispondiElimina@brazzz
RispondiEliminaniente di nuovo si, ma almeno è divertente e musica ben suonata.
@tarkus
è stata una bella scoperta; sono curioso di ascoltare le cover che hai citato.
@ernest
grazie amico