Questa era la musica soul che si suonava nelle feste scolastiche alla metà degli anni '70, e che veniva ballata nelle discoteche. Arrivava da Philadelphia, il suono era riconoscibile all'istante e coinvolgente come pochi altri generi lo sono stati, talmente caratteristico da creare un sottogenere nell'ambito della soul music che prenderà il nome di Philly Sound. L'etichetta discografica che ebbe più hits nelle classifiche fu la Philadelphia International dei produttori Gamble e Huff, sia lode a loro, ed il gruppo più famoso e rappresentativo furono i Blue Notes di Harold Melvin. Come partivano le prime note di un qualsiasi loro disco, li riconoscevi all'istante, e questo grazie all'inconfondibile voce del solista, il grande Teddy Pendergrass, e ai complessi intrecci vocali degli altri. E pensare che il buon Teddy entrò nella band in qualità di batterista, salvo poi prendersi quel ruolo di primo piano che lo rese famoso, tanto da lasciare la band all'apice del successo - i componenti della band non accettarono il cambio di nome da lui proposto, ovvero "Teddy Pendergrass and The Blue Notes"- per intraprendere la carriera solista.
Ritornando alla line-up original, "Bad Luck" era fra tutti il brano che preferivo, ascoltare l'attacco iniziale please, e se non bastasse, il ritornello veniva buono da urlare mentre lo ballavi in qualche scalcinata discoteca di periferia. E questo fu il bello del Philly Sound e delle canzoni dei Blue Notes, non solo musica da ballo, ma anche eccezionale aggregatore di una determinata classe sociale, il proletariato urbano, e di una generazione, la mia.
Band sensanzionale, Theodore Pendergrass è e rimarrà una delle più belle voci in assoluto del firmamento Soul!
RispondiEliminasì, mi ricorda le prime pomiciate giovanili... grazie! :D
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