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Visualizzazione dei post da febbraio, 2025

Elliott Randall’s New York - Elliott Randall (1977, Kirshner)

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  Il secondo album solista di Elliott Randall, pubblicato a ben sette anni di distanza dal precedente Randall’s Island , ebbe la sfortuna di uscire nel 1977, anno in cui la disco era al top e il punk stava già facendo piazza pulita del cascame rock.  Randall è ricordato come “l’assolo” di chitarra di Reelin’ in The Years  degli Steely Dan, Jimmy Page ebbe a dire che era il miglior assolo che avesse mai ascoltato, oltre ad essere uno dei turnisti più ricercati negli anni 70; in pratica qualsiasi nome vi venga in mente, è molto probabile che Randall ci abbia suonato insieme. Questo album si colloca in un limbo di generi, nel senso che non è rock, non è soul, non è blues, ma cerca di essere una crasi di questi. Non ha brani memorabili, comunque almeno tre riescono a risultare interessanti: It’s Gonna Be Great , I Give Up , I Only Wanna Make You Feel Like a Woma n (quest’ultimo con un buon tiro funk) pezzi che rincorrono le suggestioni a la Doobie Brothers, ma che purtroppo n...

Dark Yacht - David Fostex (2023, Legere Recordings)

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Già il nome David Fostex dovrebbe far drizzare le antenne agli appassionati di yacht rock: si tratta infatti della storpiatura di David Foster, ideata dal geniale Shawn Lee, metà degli Young Gun Silver Fox e mente dietro questo progetto ironico e nostalgico. “Dark Yacht” è, prima di tutto, un godibilissimo album di yacht-soul, che sembra provenire da un universo parallelo degli anni ’80, un mondo in cui Sade non esiste e la sua “Your Love Is King” si trasforma in “Glasses for the Masses”. Qui, però, il controcampo vocale è affidato a un Michael McDonald che pare arrivare dagli abissi lovecraftiani: ascoltare per credere. Quella voce oscura e quasi spettrale attraversa tutto il disco, dando vita a canzoni dai testi caustici e satirici, già evidenti nei titoli: “Butt Dial”, “Head Up Her Ass”, “Should Have Washed My Hands” e “What’s the Smell, Barry Manilow?”. Anche la scelta della cover, “Taste the Bisquit”, mantiene il tono giocoso e canzonatorio che permea l’intero lavoro. Dal punto di...

Satisfied Soul - Brother Ali (2025, Mello Music Group)

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Ho appena ascoltato il miglior album soul pubblicato in questo scorcio di 2025. Solo che non è soul come lo si potrebbe immaginare, con tutti i cazzi e i mazzi del genere, bensì un album di hip-hop, potente già dalla copertina, per la precisione di underground hip-hop. Considerando la direzione che hanno preso i generi – uno tutto sbilanciato sulla retromania e l’altro sempre più spoglio nelle basi – direi che si tratta di un mezzo miracolo. Satisfied Soul è il nuovo album del rapper statunitense residente a Istanbul, Jason Newman, in arte Brother Ali, nato nel 1978 a Madison, Wisconsin, da famiglia bianca.  Bullizzato da bambino per essere albino e ipovedente, Ali troverà rifugio nella comunità nera, che lo accoglierà come uno di loro. Si converte all’Islam all’età di 16 anni, assumendo il nome di Ali Newman, e inizierà la sua strada nell’hip-hop nel 1999, periodo in cui incontrerà il suo alter-ego in veste di produttore: Anthony Davis, in arte Ant, del gruppo hip-hop statunitens...

Tokyo Groove: Viaggio Nel City Pop - Akira Inoue

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Akira Inoue, tastierista, compositore, arrangiatore e produttore, nasce nel 1953 a Natagaia, Tokyo. Dopo aver fatto parte della band fusion Parachute, Inoue intraprende la carriera solista nel 1982 con l’album Cryptogram , un lavoro influenzato dal synth-pop e dalla fusion. Nello stesso anno pubblica Prophetic Dream , un album che, insieme a “ Splash ” del 1983, si avvicina maggiormente al City Pop. Tra i due, Prophetic Dream si distingue per le sonorità che richiamano in particolare lo stile degli Steely Dan. Il contributo di Inoue al City Pop si è rivelato ancor più significativo dietro le quinte: lo troviamo, infatti, come arrangiatore e tastierista nell’album di grande successo Reflections  di Akira Terao e come arrangiatore per il notevole Shylights  di Junichi Inagaki. La sua versatilità è ulteriormente confermata dalle collaborazioni con artisti internazionali come Peter Gabriel e Kate Bush. Prophetic Dreams - (1982, Express) Grazie al suo approccio cosmopolita, i lavo...

Windows and Light - Suse Millemann (1991, Private Press / 2019, Numero Grouop)

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  Durante l’ultima edizione del Festival di Sanremo si è acceso un vivace dibattito attorno al brano di Simone Cristicchi, in cui l’artista racconta l’esperienza di avere una madre affetta da Alzheimer. L’album che vi propongo oggi nasce proprio da questa premessa, ma si distingue per il fatto che l’artista Suse Millemann ha bisogno di un intero disco per svelarci la complessità del proprio vissuto con una madre affetta dalla stessa malattia. Se per il pezzo di Cristicchi le sonorità, quasi smielate, si accompagnano a un testo che, pur colpendo immediatamente, rischia di cadere in una faciloneria retorica, in Windows And Light l’approccio è completamente differente. A partire dalla copertina, dove la Millemann sembra ritratta all’interno di una prigione. La drammaticità del suo vissuto si concentra in un brano – Essence Of You – mentre il resto del disco si muove con eleganza verso un pop cantautorale intelligente e privo di scontatezze, arricchito da una scrittura musicale raffin...

Capitol Hill - Leder Brothers (1978, Leder)

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L’influenza di una band come gli Steely Dan sul finire degli anni ’70 è stata più marcata di quanto si possa immaginare. Tuttavia, se nel pop mainstream certe intuizioni appaiono rare, nel mondo delle autoproduzioni il loro lascito risulta ancora più significativo. Ad esempio, riascoltando  Capitol Hill  dei Leder Brothers – un duo che forse conosceremo in quattro gatti, roba da veri hardcore fan, senza esagerare – emerge una storia davvero curiosa. I fratelli Leder, originari di Wilson, North Carolina, non rappresentano un caso isolato nelle sonorità Westcoast, ma incarnano un brillante esempio di come la passione per la musica possa superare le convenzioni del mercato. Figli di un imprenditore di successo, proprietario di grandi magazzini e altre attività, hanno deciso di incidere il loro unico album utilizzando lo stesso nome dell’azienda di famiglia. Nonostante una copertina alquanto mediocre, il risultato è una produzione musicale di alta qualità.  Il disco si muove ...

Smokin’ - Dave Plaehn (1980, Pilot)

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Il panorama della westcoast californiana è popolato da personaggi perlopiù sconosciuti al grande pubblico, noti soltanto agli hardcore fan del genere. Artisti come Dave Plaehn, però, non rientrano affatto nella categoria di nicchia; se esiste un termine che vada oltre, possiamo tranquillamente applicarlo anche a lui. Nato in Iowa e cresciuto in una famiglia dove la musica era sempre protagonista, Plaehn ha iniziato a farsi notare già ai tempi del liceo, regalando al pubblico interpretazioni di brani di Bob Dylan e dei Rolling Stones. Il suo esordio da solista, con l’album Smokin’ del 1980, si presenta come un affascinante mix di pop, funk e soft rock: un lavoro sorprendentemente fluido, arricchito da arrangiamenti curati e da performance di musicisti capaci di valorizzare ogni dettaglio sonoro. Nonostante le aspettative iniziali piuttosto contenute, il disco cattura l’attenzione grazie a un groove coinvolgente che infonde a ogni traccia una vitalità particolare. L’album segue quella c...

Tokyo Groove: Viaggio Nel City Pop - Yasuhiro Abe

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Nativo di Bunkyō, Tokyo, Yasuhiro Abe scoprì la sua passione per la musica durante gli studi di architettura, una passione che presto si trasformò nella sua occupazione principale. Prima di intraprendere una carriera come solista, Abe si affermò come autore, componendo brani per importanti artisti del City Pop come Mariya Takeuchi e Junichi Inagaki. Il suo talento esplose definitivamente con il brano “Ruby no Yubiwa”, scritto nel 1981 per Akira Terao, che riscosse un enorme successo. Questo traguardo lo spinse a lasciare gli studi di architettura per dedicarsi completamente alla musica. Slit - (1984, Express) Abe debuttò come solista nel 1982 con il singolo “We Got It!”, seguito, l’anno successivo, dall’album di debutto “Hold Me Tight”. Nel corso della sua carriera, ha pubblicato ben ventidue album, con l’ultimo risalente al 2003. Tra le sue opere più significative spiccano “Slit” e “Frame of Mind”, di cui il primo è prodotto da Nobuyuki Shimizu, noto per il suo contributo nel panorama...

Sanremo in Libri: Un Viaggio Letterario nel Mondo del Festival

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La bibliografia dedicata al Festival di Sanremo è estremamente variegata e si compone in prevalenza di titoli di natura saggistica storiografica, capaci di offrire una visione completa di tutto ciò che ruota intorno al mondo della kermesse festivaliera. Oggi vi propongo cinque titoli per  approfondire le molteplici sfaccettature di questo evento. Il Festival Di Sanremo: 70 Anni di Storie, Canzoni, Cantanti e Serate - Eddy Anselmi (2020, DeA Planeta Libri)  Presentare Eddy Anselmi per chi si occupa di Festival è quasi una formalità. Archivista, ricercatore musicale e memoria storica del Festival della canzone italiana, è autore del volume Festival di Sanremo – 70 Anni di Storie, Canzoni, Cantanti e Serate . Pubblicato nel 2020, questo volume amplia l’Almanacco Illustrato edito da Panini Comics nel 2009. In esso troverete una cronaca dettagliata dei Festival, dalla prima edizione del 1951 fino a quella del 2019: la descrizione di tutte le serate, dei brani in scaletta e delle cl...

Scali Fuori Rotta: Certe Volte… - Pino Donaggio (1976, produttori Associati)

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Il mese di febbraio, qui in Italia, è inevitabilmente legato al Festival di Sanremo. Un’associazione che mi offre lo spunto per parlare di un artista che ha calcato più volte il palco del Festival, e che in un’edizione – quella del 1965 – non si limitò a presentare la canzone più bella di quella edizione, ma regalò al mondo un successo planetario: Io che non vivo (senza te) , resa immortale da Dusty Springfield e persino reinterpretata da Elvis Presley. Sì, il protagonista di questa storia è Pino Donaggio, raffinato autore di musica leggera prima, e poi compositore per il cinema, in particolare delle colonne sonore per i film di Brian De Palma.   Nel 1976, Donaggio pubblicò un album che purtroppo rimase nell’ombra: Certe Volte . Un disco cantautorale atipico, in cui tre brani vedono Donaggio autore solo delle musiche. Un lavoro che avrebbe meritato un posto d’onore nella scena dell’epoca, ma forse quelle melodie troppo ariose furono giudicate “ampollose”, o forse pesò il suo essere...

Live in Japan 1974 - War (2025, Far Out Productions/Rhino)

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Gli album live registrati in Giappone sembrano possedere un’aura particolare, non c’è dubbio: state certi che, ascoltandoli, non rimarrete delusi. È stato così per il celebre Made in Japan dei Deep Purple, così come per At Budokan dei Cheap Trick e, analogamente, per Bob Dylan At Budokan . Quando ho appreso che la Rhino avrebbe rilasciato un Live in Japan 1974 dei War, sono rimasto sereno, potendo già immaginare che si sarebbe trattato di un altro album live d’eccellenza, come in effetti si è rivelato essere. Registrato durante la tournée giapponese del 1974, quando i War erano al culmine del loro successo, reduci dall’uscita dell’album The World is a Ghetto , questo disco rappresenta una potente testimonianza della band, con tutti e sette i membri della formazione originale, e raccoglie le esibizioni dei concerti tenutisi a Tokyo, Osaka, Kobe e Shizuoka. Naturalmente, l’album include tutti i loro successi del periodo, da The Cisko Kid ad All Day Music fino a The World is a Ghetto...

Tokyo Groove: Viaggio Nel City Pop - Takako Mamiya

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Love Trip - Takako Mamiya (1982, Kitty Records) Così come lo yacht rock ha avuto il suo artista venuto dal nulla, Dane Donohue, autore di un solo album considerato tra i migliori del genere, per poi sparire e ritornare sulle scene dopo ben 45 anni, lo stesso si può dire di Takako Mamiya, ribattezzata a suo tempo “la donna misteriosa del City Pop”. Mamiya incise un solo album,  Love Trip  (1982), uno dei capolavori del genere, e scomparve completamente dalla scena. A differenza di Donohue, però, di lei non si è più saputo nulla. Quel che sappiamo della sua carriera è frammentario.  Mamiya iniziò come corista per la East World, una piccola etichetta specializzata in folk-rock, e in quel periodo partecipò ai cori di due singoli della pop idol Sabine Marianne Kaneko. Successivamente entrò a far parte di un trio jazz chiamato PAO, con cui incise un singolo; tuttavia, abbandonò il gruppo prima che pubblicasse il suo primo album. Dopo questa breve esperienza, Takako si esibì nei...

Doctor Wu presents: In The Mood For Soul

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  https://youtu.be/kIwqTuuiMO8 Tracklist 1.     My Love Don’t Come Easy - Jean Carn 2.     Boulevard Blues - Uni Sono 3.     Anticipation - Willie Tee 4.     House Of Mirrors - David McCullum 5.     Can You Feel It - Keiko Amae 6.     The Macaroni Man - Jimmy Jules And The Nuclear Soul System 7.     Deal With It - Carolyn Franklin 8.     Super Duper Love - Sugar Billy 9.     Tracks of Love - The Solid Gold Orchestra 10. It Must Be Love - Dayton 11. I Will Love You Anyway - Harry Ray  12. Pedra Bonita - Marcio Montarroyos 13. Chicago - Kiki Dee 14. Dark Orchid - Sammy Nestico 15. Rose - Giovanni Nuti