Smokin’ - Dave Plaehn (1980, Pilot)


Il panorama della westcoast californiana è popolato da personaggi perlopiù sconosciuti al grande pubblico, noti soltanto agli hardcore fan del genere. Artisti come Dave Plaehn, però, non rientrano affatto nella categoria di nicchia; se esiste un termine che vada oltre, possiamo tranquillamente applicarlo anche a lui.

Nato in Iowa e cresciuto in una famiglia dove la musica era sempre protagonista, Plaehn ha iniziato a farsi notare già ai tempi del liceo, regalando al pubblico interpretazioni di brani di Bob Dylan e dei Rolling Stones. Il suo esordio da solista, con l’album Smokin’ del 1980, si presenta come un affascinante mix di pop, funk e soft rock: un lavoro sorprendentemente fluido, arricchito da arrangiamenti curati e da performance di musicisti capaci di valorizzare ogni dettaglio sonoro.



Nonostante le aspettative iniziali piuttosto contenute, il disco cattura l’attenzione grazie a un groove coinvolgente che infonde a ogni traccia una vitalità particolare. L’album segue quella corrente westcoast delle produzioni meno sofisticate, rimanendo in un ambito più casereccio, se mi consentite il termine. Non che Smokin’ non abbia la sua eleganza, a modo suo: si allinea alla corrente di artisti come Ned Doheny e il primo Marc Jordan, privilegiando l’essenzialità negli arrangiamenti senza sovraccaricare le canzoni. Successivamente, Plaehn orienterà il suo percorso musicale verso il blues, come già si può intuire dagli ultimi due brani di Smokin’, completamente fuori linea rispetto al resto del disco, al punto da stonare nell’insieme. Abbandonerà così quelle sonorità che lo avevano fatto conoscere per abbracciare un genere che esprime in maniera ancora più personale le sfumature della sua esperienza artistica.



Tutto sommato, gli album successivi non riescono a riprodurre quella freschezza e quel dinamismo, e Smokin’ rimane, a tutt’oggi, il suo lavoro migliore.





 

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