martedì 11 febbraio 2025

Tokyo Groove: Viaggio Nel City Pop - Takako Mamiya


Love Trip - Takako Mamiya (1982, Kitty Records)

Così come lo yacht rock ha avuto il suo artista venuto dal nulla, Dane Donohue, autore di un solo album considerato tra i migliori del genere, per poi sparire e ritornare sulle scene dopo ben 45 anni, lo stesso si può dire di Takako Mamiya, ribattezzata a suo tempo “la donna misteriosa del City Pop”. Mamiya incise un solo album, Love Trip (1982), uno dei capolavori del genere, e scomparve completamente dalla scena. A differenza di Donohue, però, di lei non si è più saputo nulla. Quel che sappiamo della sua carriera è frammentario. 

Mamiya iniziò come corista per la East World, una piccola etichetta specializzata in folk-rock, e in quel periodo partecipò ai cori di due singoli della pop idol Sabine Marianne Kaneko. Successivamente entrò a far parte di un trio jazz chiamato PAO, con cui incise un singolo; tuttavia, abbandonò il gruppo prima che pubblicasse il suo primo album. Dopo questa breve esperienza, Takako si esibì nei piccoli club di Shinjuku, dove attirò l’attenzione di un turnista legato alla neonata etichetta indipendente Kitty Records, di proprietà del celebre chitarrista Masanori Takanaka. Il turnista, colpito dalla sua voce, la invitò a presentarsi alla sede dell’etichetta per proporle di registrare un disco.

Nonostante fosse una sconosciuta, Mamiya riuscì a riunire per Love Trip alcuni dei migliori musicisti e compositori del panorama giapponese. Alla produzione partecipò il sassofonista Genji Sawai, mentre tra i turnisti spiccavano nomi come Yoshihiro Naruse, bassista della miglior band jazz/rock del Giappone, i Casiopea, Hiroshi Uehara, batterista già collaboratore di Tatsuro Yamashita e Hiroshi Sato, e Katsu Hoshi, chitarrista della storica band The Mops. Anche i compositori impiegati erano tra i migliori: tra gli altri Yoshiko Miura e il grande Akira Inoue contribuirono alla creazione di un album che avrebbe definito un’epoca.

Eppure, nonostante la qualità delle sue tracce e la cura maniacale nella produzione, il disco non ottenne il successo sperato. Kitty Records, essendo una piccola etichetta, non aveva i mezzi per promuoverlo adeguatamente in un mercato dominato dalle major. Il risultato fu che Love Trip ricevette poca programmazione radiofonica e non riuscì nemmeno a entrare nelle classifiche Oricon. Nonostante tutto, il valore dell’album è innegabile: è, senza mezzi termini, un capolavoro.


Il primo aspetto che colpisce è l’approccio vocale di Mamiya. Nonostante i testi siano in giapponese, il suo stile evita gli acuti caratteristici di molte cantanti locali, avvicinandosi alla sensibilità vocale degli artisti occidentali contemporanei. Questo tratto, unito alla qualità delle composizioni, spiega perché Love Trip sia così apprezzato anche fuori dal Giappone. Musicalmente, il disco si colloca nell’ambito del westcoast pop nella sua versione più rilassata ed elegante, con atmosfere notturne che richiamano le migliori produzioni di David Foster per artisti come Dionne Warwick o Al Jarreau. È un album che predilige la sobrietà e la raffinatezza, perfetto per chiunque ami il genere e che dovrebbe avere un posto di riguardo nelle proprie collezioni.


Delle dieci canzoni, sfido chiunque a trovarne una che non sia memorabile. In realtà, parlare di City Pop potrebbe essere limitante, perché le composizioni guardano decisamente più verso l’Occidente. L’elemento che lega l’album al genere è rappresentato dai testi, che parlano di amori perduti, ricordi di cene galanti, corse in auto nella notte e malinconiche storie di ex amanti.


Nel corso degli anni, Love Trip ha guadagnato una crescente reputazione grazie al passaparola e al rinnovato interesse per il City Pop. Ogni ristampa del disco va regolarmente esaurita, confermando lo status di cult che ha raggiunto tra gli appassionati.

Di Takako Mamiya, invece, non si è saputo più nulla. Le informazioni sulla sua vita dopo l’uscita dell’album sono scarse e frammentarie. C’è chi sostiene che abbia lavorato come vocalist per spot pubblicitari o che abbia girato uno spot in bikini per un distributore automatico di caffè. Fatto sta che il mistero sulla sua scomparsa resta fitto. Sperando che stia bene, possiamo solo ringraziarla per aver lasciato al mondo un disco che rappresenta uno dei momenti più alti di una stagione musicale irripetibile, ora finalmente riscoperta anche al di fuori del Giappone.

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