In Attesa del Beat: Soul e Boogie nei primi anni ‘80
Tra gli appassionati di musica soul sembra esistere una curiosa tricotomia: c’è chi ritiene degno di menzione solo il soul degli anni ’60 e ‘70, fermandosi un attimo prima dell’avvento della disco; chi invece lo abbraccia in toto, purché se ne stia alla larga da rap e hip-hop; e infine chi ne ama ogni sfumatura, senza esclusioni. In tutto questo, il soul prodotto negli anni ’80 continua a godere di pessima stampa: spesso liquidato come finto, artificiale, “di plastica”, come se non avesse diritto di cittadinanza nella storia del genere. E così, finisce per venire ignorata un’intera stagione ricca di capolavori.
Tralasciando i nomi più noti, va ricordato che con il progresso tecnologico alla portata di tutti crebbero le produzioni indipendenti: dischi autoprodotti ma anche uscite major che contribuirono a ridefinire il mercato post-disco. Fu in quel contesto che nacque un nuovo linguaggio, il “boogie” — una sorta di disco rallentata, tra i 90 e i 110 bpm — che anticipò la house di Chicago. Quest’ultima ne aumenterà il battito, ma resterà fedele a un’eleganza formale ben distante dalle pacchianerie degli ultimi fuochi disco.
Sono molti i protagonisti di quella stagione. Nei prossimi giorni, e per tutta l’estate, proverò a raccontarne le storie: con poche parole, ma cercando di rendere giustizia a quegli artisti che tanto contribuirono a scrivere un capitolo spesso trascurato della musica soul.
Commenti
Posta un commento
Scrivete quello che vi pare, ma lasciate un nome.
Ogni commento offensivo sarà eliminato.