Candydrip (Deluxe Edition) - Lucky Daye

È giunto il momento, almeno qui da noi, di considerare il soul e l'R'n'B contemporanei non come qualcosa da respingere a priori, a causa di prese di posizione anacronistiche che relegano la musica nera al periodo antecedente al 1979 o la ignorano del tutto. È davvero ora di aprire le orecchie e il cuore al presente. E per iniziare, ascoltate questo album.

Il ritorno in edizione deluxe di "Candydrip," l'ultimo lavoro di Lucky Daye uscito lo scorso marzo, ci offre una buona occasione per parlarne. Nel frattempo, l'album ha ottenuto sei nomination ai Grammy Awards, e questo nuovo rilascio merita sicuramente la nostra attenzione.

Quando si parla di R'n'B contemporaneo italiano, menzionando artisti come Elodie o Mahmood, è difficile non sorridere. Basta ascoltare questo disco per rendersi conto di quanto distante sia il divario. La musica di Lucky Daye si situa chiaramente nel presente, talvolta seguendo le tendenze mainstream, come nel brano "NWA" con l'annoiante autotune di Lil Durk. Tuttavia, per il resto dell'album, l'artista afroamericano fa omaggi al soul del recente e remoto passato.

Dall'omaggio alla copertina di "Honey" degli Ohio Players, passando per il R'n'B sensuale dei primi anni 2000 in brani come "Guess" e la fenomenale "Candy Drip," che richiama il soul degli anni '80, Lucky Daye mostra una varietà di influenze. Gli archi dei settanta emergono nell'outro di "God Body," mentre l'interludio "Touch Somebody" ricorda Prince, grazie al suo falsetto. In "Over," sembra di scorgere un riferimento alla colonna sonora di "Un uomo e una donna" nell'arpeggio di chitarra; potrebbe essere intenzionale o una mia supposizione, ma l'album tratta le relazioni tra uomo e donna, esplorando l'infatuazione di Daye per le donne e le sue aspettative nelle relazioni. Le radici del soul emergono in "Fuckin Sound" con un sottofondo di organo e un coro gospel, e anche in "Ego" con il coro da chiesa. Daye dimostra versatilità nel suo songwriting, sperimentando con synth e stratificazioni vocali, mantenendo comunque un ascolto che non stanca le orecchie e il cervello.

Dite, fatelo sapere ai nostri artisti, di non aver timore di avvicinarsi a un genere in cui eravamo maestri, come fa Daye nella bossa-nova di "Compassion," che funge da preludio alla seconda parte dell'album. Questa traccia è permeata di morbidezza e, nonostante sia ancorata nell'R'n'B contemporaneo, presenta sempre quel qualcosa che ci riporta indietro nel tempo.Ad esempio, in "Cherry Forest," si avverte l'eco degli indimenticabili anni '70, mentre nell'ariosa "Used To Be," l'andamento solenne è supportato da un arrangiamento orchestrale e una prestazione vocale che va dalle tonalità basse fino al falsetto. Il resto dell'album dimostra la versatilità nel songwriting di Lucky Daye e la sua abilità nel sperimentare con synth e stratificazioni vocali, mantenendo comunque un'esperienza d'ascolto che non urta le orecchie né la mente.

Questo disco è una testimonianza di quanto Lucky Daye sia abile e versatile nel suo approccio musicale. È un richiamo a non vergognarsi di abbracciare il soul e l’R’n’B contemporanei, aprirsi al presente e concedere alle nuove voci il riconoscimento che meritano.


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