venerdì 31 marzo 2023

Generi musicali: Il City Pop

Da appassionato di Yacht Rock mi sono sempre chiesto per quale motivo gli album pubblicati nel periodo d’oro del genere siano stati successivamente ristampati soltanto in Giappone. Poi ti capita di ascoltare ed approfondire quello che fu il City Pop e la risposta è presto data. Nato come genere a se stante nel periodo del boom economico che porterà il paese del sol levante a diventare la seconda potenza economica mondiale, quindi si parla di metà anni 70 per arrivare al 1991, anno del crollo della borsa di Tokyo, il City Pop grazie ai dischi di Yacht Rock americano aveva già una base musicale pronta da plasmare a proprio gusto e farla diventare, in concomitanza con il lancio dei primi walkmen, la colonna sonora del benessere raggiunto. 

Mai genere musicale è stato così perfetto nel descrivere il mood dello stile di vita benestante giapponese, tra cene raffinate, viaggi, lusso e vita notturna, come un “Japanese dream” non più irraggiungibile e alla portata di tutti o quasi. Paese da sempre sospeso tra tradizione e modernità, ma essendo esposto nella cultura pop americana del dopoguerra, il City Pop non poteva che nascere e proliferare in Giappone. 

Genere e materia sfuggente ma che ha sapientemente mischiato jazz, funk, pop e R&B con un suono raffinato, il City Pop può essere tutto ciò che parte dal soft-rock e arriva alla disco più sofisticata, ma quello che lo contraddistingue sono le sue melodie orecchiabili e facili da ascoltare, con un tono di tristezza e nostalgia.

Spazzato via insieme alla crisi economica del ‘91 e dall’arrivo dei teen idol del J-Pop, il City Pop ha avuto un ritorno di fiamma negli anni dieci del XXI secolo e questa volta grazie ad illuminati  DJ’s britannici e americani in caccia di rare groove che trovarono intrigante la fusione delle sonorità occidentali cantate in giapponese, ma soprattutto fu con la nascita del movimento Vaporwave che il City Pop ha avuto la sua consacrazione: i sample che sentite negli album del genere sono per la maggior parte provenienti da dischi di artisti giapponesi quasi sconosciuti nella nostra parte di mondo. 

Per partire con il piede giusto e per capire di cosa si tratta, consiglio una doppia compilation: “City Pop Story-Ocean Side e Urban Side”, che raccoglie alcune delle più belle canzoni del genere, il passo successivo è andare a scovare gli album degli artisti più celebrati e meritevoli di ascolto. 

Ecco una piccola lista: 

First Light - Makoto Matsushita https://youtu.be/o1rclw8Rugs

Pocket Park - Miki Matsubara https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_lFvTIwxwvhWWTdN6pb-1dTc-iQ4V0_K4c

Late Late Summer - Bread & Butter https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_lj2kPdtN-llYsWvqf9_Ebobr0i5hf-aqA

Mignonne - Taeko Onuki https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_lstRc2ioHgTbZ8NNfwM69httTVlpiulgU

Deadly Drive - Ginji Ito https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_m6HnXDTO2gCM0cSWVAV4k2d6iXR82seSo

Light’n’Up - Minako Yoshida https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_knNTV7w2txp2aFX1bZpgxG6SrYNBF1wWA

Monsters In Town- Minako Yoshida https://youtu.be/pie-eyNNgII

Variety - Mariya Takeuchi https://youtu.be/_tIdGOr-yA4

I Love You - Off Course https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_lYnHK2pB0H2-3l3DpzGZU6A2waRo6uZNQ

Reflections - Akira Terao https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_nwQIyui3AhILk8wxPN_A84RS3223DjlF0

A Long Vacation - Eiichi Otaki https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_nwQIyui3AhILk8wxPN_A84RS3223DjlF0

Again - Kengo Kurozumi https://youtu.be/-Auh3M_frbE

Timely - Anri https://youtu.be/fp2psphgAK4

Heaven Beach - Anri https://youtu.be/L4AnjfSUJvg

Melodies - Tatsuro Yamashita https://youtu.be/3jVuo6Edmt4

giovedì 30 marzo 2023

Curyman - Rogê


In passato, anche in Italia, la musica brasiliana era molto apprezzata.
Si poteva ascoltare in televisione durante i varietà del sabato sera, nelle colonne sonore dei film italiani e alla radio. Ricordo vividamente il tormentone "Vô Batè Pà Tú" dei Baiano e Os Novos Caetanos, che ha accompagnato una mia estate da adolescente.
Oggi la musica brasiliana è difficile da trovare nelle playlist e nei programmi musicali, ma a volte si riesce a fare una buona scoperta, come nel caso di Rogê e del suo nuovo album "Curyman."

Riguardo a Rogê, potrei scriverne per giorni, ma mi limito a dire che fino ad oggi era noto solo in Brasile, suonava la chitarra nei bar di Lapa, e i suoi album non avevano mai avuto una distribuzione internazionale.

"Curyman" è il suo primo album registrato fuori dal Brasile, con distribuzione globale, nello specifico a Los Angeles. Rogê si è trasferito lì con la sua famiglia per sfuggire alla violenza di Rio de Janeiro e ha avuto la fortuna di incontrare il produttore e chitarrista Tommy Benneck della Budos Band e della Daptone, il quale lo ha invitato a registrare un disco dal vivo in una stanza, seguendo la tradizione di un tempo. In una sola notte, sono stati registrati quindici demo, mentre sono occorsi tre giorni per le tracce finali. Il disco conta anche sul ritorno del grande Arthur Verocai, grande amico di Rogê, che ha arrangiato gli archi sovraincidendoli negli studi RCA in Brasile.

"È ancora in vita?" hanno chiesto gli amici di Rogê quando hanno saputo che aveva coinvolto Verocai per la parte orchestrale. Questo dimostra che la musica ha il potere di attraversare i confini e che un album come "Curyman" può suonare classico anche in Brasile.

Ma la musica "obsoleta" è quella che ci fa andare avanti, che ci libera le orecchie dalle canzoni cantate da giovani con la voce affannata. "Curyman" è l'album perfetto per chi ama la musica brasiliana degli anni '70, quella di artisti come Marcos Valle, Jorge Ben e Caetano Veloso. Samba, bossa nova, afro-samba, canzoni avvolgenti che ancora oggi nutrono l'anima.

👉 https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_kVUQL7fMU-wdLLt4T3-GmNd2eS7bis7WU👈

giovedì 23 marzo 2023

Roberta Voltolini - Roberta Voltolini

Oggi parleremo di musica pop di alta qualità e di un album che considero uno dei migliori degli anni '80 pubblicati in Italia. Non mi interessa minimamente se qualcuno farà il solito commento sprezzante riguardo al pop italiano di quel periodo. Sono felice di vedere chi la pensa così allontanarsi da questo blog. L'obiettivo di questa pagina è condividere album che mi hanno fatto sentire bene, che siano pop o musica black, e magari potreste scoprire qualcosa di nuovo.

Roberta Voltolini ha pubblicato il suo primo album nel 1985, dopo aver ottenuto successo con il singolo "Stella" l'anno precedente, vincendo il concorso musicale "Un Disco Per L'Estate". Ha partecipato anche al Festival di Sanremo nel 1979 con la canzone disco "Il Sole, La Pioggia".

Roberta, cantante, autrice e arrangiatrice dei suoi brani, diplomata al conservatorio Cherubini di Firenze, ha realizzato con questo album un piccolo miracolo, creando un repertorio che si distingueva dalle produzioni pop più sintetiche e nazional-popolari dell'epoca, avvicinandosi di più al pop raffinato di artisti come Al Jarreau e i Manhattan Transfer, con un risultato convincente. Dovreste ascoltarlo prima di giudicare.

L'album contiene nove canzoni, tra cui spicca "Forza", un altro successo. Ma tutte le altre canzoni sono altrettanto belle, con testi ben scritti e arrangiamenti che richiamano lo stile westcoast pop californiano, credibili e convincenti. La CGD ha messo a disposizione di Roberta Voltolini alcuni nomi di spicco, tra cui il maestro Fio Zanetti in cabina di regia, Lele Melotti e Curt Cress alla batteria, Paolo Gianiolo alla chitarra, sempre Zanotti alle tastiere, il grande Ares Tavolazzi al basso e la produzione di Stefano D'Orazio.

L'album è ben realizzato e nulla è stato lasciato al caso. Purtroppo, nonostante il successo di "Forza", il resto dell'album è stato in gran parte ignorato dall'ascoltatore medio italiano dell'epoca, influenzato dalla musica mainstream dominante. È triste che queste gemme musicali siano passate inosservate, soprattutto oggi, quando la musica spesso è poco più che sfondo.

Roberta Voltolini ha inciso solo un altro album nel 1988, "L'Altra Parte Di Me", anch'esso molto bello, ma purtroppo ignorato dal pubblico. Esiste un altro album registrato da Voltolini, ma rimasto inedito. Sfortunatamente, il destino ha riservato a Roberta Voltolini una uscita di scena dolorosa nel 1995, quando è scomparsa a causa di una grave malattia all'età di soli 35 anni.

In conclusione, cari lettori, voglio rendere omaggio a Roberta Voltolini, ricordando un'epoca in cui la musica aveva davvero qualità, e non veniva sommersa dalla mediocrità come accade oggi. 


👉https://youtu.be/hy__PbPN9oE👈

mercoledì 15 marzo 2023

Il Lungo Addio: Simon Booth (1956-2023)


Addio a Simon Booth, chitarrista negli Working Week 

Bellissimi quegli anni; questo fu un gran disco che ebbe il pregio di allontanarmi dal rock e da tutto il suo circo. 

Grazie di tutto Simon, ti sia lieve la terra. 



Il Lungo Addio: Bobby Caldwell (1951-2023)


Chiedi chi era Bobby Caldwell, deceduto oggi,  il quale non merita nemmeno mezza parola sui media musicali italiani. 

La voce caratteristica di Caldwell ha trasceso i generi del jazz, dell'R&B e del rock: la sua canzone di successo "What You Won't Do For Love" ha scalato le classifiche Billboard Hot 100 dopo la sua pubblicazione nel 1978 sull'omonimo album di debutto.  

"What You Won't Do For Love" divenne un successo multigenerazionale, in parte grazie al suo ampio appeal come brano campione e per le cover. Tupac Shakur ha campionato il brano nella sua "Do for Love" del 1998, e Boyz II Men, Snoh Aalegra, Michael Bolton e altri l'hanno ri-registrato come cover.

La canzone "Open Your Eyes" di Caldwell, contenuta nell'album "Cat in the Hat" del 1980, è diventata anche un campione per il ritornello della canzone di successo di Common "The Light", contenuta nell'album "Like Water for Chocolate" del 2000. Anche John Legend ha coverizzato la canzone nel suo album del 2013 "Love in the Future". Caldwell era nato a New York nel 1951 ed è cresciuto a Miami ascoltando musicisti famosi come Nat King Cole, Frank Sinatra e i Beatles.

Ha iniziato la sua carriera suonando la chitarra ritmica per Little Richard prima di lanciare la sua carriera da solista alla fine degli anni Settanta.

La copertina del suo album di debutto mostrava la silhouette di un uomo che osservava un tramonto, senza rivelare il suo volto. In un'intervista del 2005 alla NPR Bobby Caldwell ha dichiarato che la copertina era stata scelta dall'etichetta per evitare che la sua razza fosse identificata nel mercato dell'R&B.

"Ero in un'etichetta che si trovava a Miami, in Florida. Era la TK Records. E la loro base per lanciare il loro prodotto era fondamentalmente un formato R&B", ha detto Caldwell. "Quindi non volevano che si sapesse che ero bianco. Oggi, mentre parliamo, c'è ancora qualche superstite che non lo sa".

Caldwell ha raccontato alla radio pubblica nazionale che gli sforzi dell'etichetta per nascondere la sua identità sono svaniti rapidamente quando è andato in tour con Natalie Cole, la figlia di Nat King Cole.

Nel 2015 ha pubblicato il suo ultimo album, "Cool Uncle", in collaborazione con Jack Splash.

Oltre a produrre musica propria, Caldwell ha scritto canzoni per altri artisti, tra cui il duetto "The Next Time I Fall" di Amy Grant e Peter Cetera, nominato ai Grammy nel 1986.

martedì 14 marzo 2023

Indio - Stefano Pulga


Se dico Stefano Pulga a molte persone è probabile che il nome dica poco. Se dico Kano o Disco Project forse qualche vecchio appassionato di Italo Disco ne ricorderà le gesta. Se così fosse, non mi resta che farvi un bonario rimprovero. 

Musicista dall’impressionante carriera come turnista, Pulga dal 1975 al 1979 ha lavorato praticamente con tutto il gotha della musica pop italiana: Bertè, Finardi, Oxa, Radius, Cocciante, Leali, Mannoia, Vecchioni, Nannini, Marcella, Concato, tanto per ricordarne alcuni. La sua musica la possiamo ascoltare anche nei jingle pubblicitari per marchi molto conosciuti, nonché nelle sigle dei cartoni animati. 

Pulga comincia a studiare pianoforte  al conservatorio all’età di nove anni, studi che abbandonerà in seguito; trasferitosi a Milano collabora con i Dik Dik per poi approdare alla Numero Uno dove entrerà a far parte dei Flora Fauna e Cemento di Mauro Lavezzi. 

Il suo primo album solista è del 1979, “Suspicion”, prodotto da Mauro Lavezzi, un disco che contiene canzoni con i testi scritti da Ivano Fossati e altri brani strumentali, la stessa formula che Pulga riproporrà nel suo secondo album solista “Indio”. 

“Indio” arriva nel 1982, un progetto di pop sofisticato, sempre prodotto da Mauro Lavezzi, dove Pulga da vero fuoriclasse delle tastiere riesce a creare trame sonore di infinita bellezza, ma che purtroppo non ha avuto i riconoscimenti che avrebbe meritato. Pulga realizza questo album dopo aver fondato i Kano nel 1980, un progetto musicale dance e dopo aver realizzato nel 1981 con i Pink Project un successo come “Disco Project” un mash up di Another Brick in The Wall dei Pink Floyd e Mammagamma di Alan Parsons. 

Ma torniamo ad “Indio”: come detto per “Suspicion” anche questo disco consta di brani cantati, tutti sul lato A del vinile, e di soli strumentali inseriti sul lato B. 

Quello che mi ha colpito del lato A è la progressiva qualità delle canzoni ad ogni avanzamento dei brani: l’inizio è un pop molto orecchiabile, “Come Nei Fumetti”, ispirato dal synth-pop è una canzone dalla struttura musicale debitrice del periodo in cui fu scritta (ricorda molto lo Stevie Winwood anni 80) e che non lascia presagire quello che poi ascolteremo. Da segnalare il bel giro di basso suonato da Pier Michelatti, per il resto la canzone si avvale di un testo essenziale e della consueta maestria di Pulga alle tastiere.  

Con “Dolce Luna” si inizia a viaggiare alti, è il primo tassello nella creazione di una canzone pop sofisticata come poche ne abbiamo ascoltate in Italia. Qui organo e synth la fanno da padrone, ma non è quel gigioneggiare tipico dei suonatori di tastiere prog, Pulga sa benissimo qual è il senso della misura che passa tra il farsi piacere e l’annoiare, non ti sbatte in faccia quell’atteggiamento tipico da musicista egocentrico. 

Di seguito “W Te” è l’antipasto per il gran finale che concluderà il lato A: in questa canzone si lascia da parte il pop all’italiana per abbracciare suggestioni californiane, sia nella struttura del brano, con un caratteristico breve bridge vocale preludio all’inciso, sia nel complesso arrangiamento dalle ardite escursioni armoniche, precisione ritmica e cambi tonali, con sullo sfondo un pregnante suono di organo, un assolo di sax per opera di Claudio Pascoli e un bel contrappunto di chitarra suonato da Luciano Ninzatti. 

Ma è con “La Mia Nave” che arriva il capolavoro del disco: è questo un autentico gioiello, un pezzo di Yacht-Rock o Westcoast pop che dir si voglia  dal respiro internazionale, sofisticatissimo ed elegante, quanto di più vicino al Gino Vannelli dei tempi d’oro e al Marc Jordan di Blue Desert, (ma attenzione, senza per questo essere derivativo) che sia mai stato fatto in Italia, con un bel assolo di Pulga al piano elettrico, un basso funk a pompare su una ossatura ritmico-armonica che attinge dal jazz miscelata sapientemente da Pulga, una canzone in cui si evince una cura quasi maniacale nell’arrangiamento per arrivare alla perfezione. Il pezzo tra l’altro è stato inserito nella compilation di Yacht Rock prodotto in Italia “Paisà Got Soul”, uscita nel 2022 a cura dal digger, produttore e giornalista David Nerattini. 

Il lato B come detto è composto di soli brani strumentali, che spaziano dalle suggestioni latin della title track, con una bella intro di piano e synth ripetuta più volte per poi dispiegarsi, grazie alle percussioni di Maurizio Preti, in un pezzo afro-funk. 

“La Foglia E L’Aria” è un bel brano meditativo dalle sonorità per immaginarie colonne sonore, che vede impegnato Pulga al pianoforte e synth, preludio al jazz fusion virato samba di “Crisalide” che ricorda molto le atmosfere che gli Spyro Gyra sapevano creare. La chiusa all’album è affidata a “Zaniah” e ci riporta in territorio californiano, ancora yacht-rock, ancora mood internazionale, una vera perla con un arrangiamento pazzesco e la degna chiusura di un album che vede Pulga gran maestro cerimoniere che sciorina tutta la sua sapienza tecnica alle tastiere senza tralasciare la creatività, a dimostrazione di come il pop, se fatto così, se la gioca alla pari con prodotti cosidetti alternativi. 

Purtroppo del disco non è stata fatta ristampa in Cd e neppure in vinile, non c’è sui canali di streaming, se non sul sito ufficiale di Stefano Pulga. Sia il vinile che lo streaming mostrano una dinamica piatta, un suono compresso che manca di nitidezza e che avrebbe bisogno di una edizione rimasterizzata per restituire al meglio quello che Pulga seppe creare. 

Speriamo che qualcuno legga queste parole e ci pensi, il disco merita di rinascere a nuova vita.

👉 https://www.stefanopulga.it/discografia/indio.html👈

venerdì 10 marzo 2023

1988 - Zadig The Jasp

 


Uno dei sottogeneri più apprezzati della vaporwave è il mallsoft, che rappresenta la musica associata ai centri commerciali abbandonati. 

In cosa si differenzia il mallsoft dalla vaporwave classica e dagli altri suoi sottogeneri? Innanzitutto, le composizioni musicali del mallsoft attingono al lounge, all'easy listening, allo smooth jazz, alla bossa nova e al mellow R&B degli anni '80, rallentando il ritmo della musica e aggiungendo un riverbero simile a quello degli altoparlanti di un centro commerciale abbandonato. A volte, questo riverbero viene sovrapposto a una distorsione per enfatizzare ulteriormente la sensazione di isolamento e disorientamento.

Ma il mallsoft non si ferma qui; cerca anche di evocare una sensazione nostalgica per i giorni in cui si faceva shopping in questi templi del consumismo privi di anima, ampi spazi che erano considerati una manifestazione sociale del capitalismo e della globalizzazione.

L'album "1988" del musicista francese Zadig The Jasp, insieme a "Palm Mall" di Cat System Corp., che discuteremo in un'altra occasione, sono considerati tra i capolavori riconosciuti del mallsoft. In questi diciotto brani, l'ascoltatore viene portato in un viaggio che inizia con il lounge spensierato dei primi quattro brani, passa al drone-ambient dei dodici minuti di "Last Moment After 1997" e poi si sposta verso il jazz-fusion. È importante notare che il genere "smooth jazz" non era ancora esistente negli anni a cui il mallsoft fa riferimento. Inoltre, vengono utilizzati campionamenti di brani mellow R&B degli anni '70 e '80, ma rallentati in modo estremo, tra cui il brano "New Beginning" di Dexter Wansell, con la voce dell'artista che sembra provenire da un'altra dimensione. Il tutto è reso con un volume molto basso e un riverbero costante, che è essenziale per catturare l'effetto desiderato dall'artista.

Come descritto nelle note dell'album "1988", l'ascolto di questo genere musicale è paragonato a una passeggiata in un centro commerciale durante un sabato pomeriggio degli anni '80. Si tratta di un'esperienza che evoca sensazioni autentiche e un mondo fittizio allo stesso tempo, creando uno spazio mentale virtuale che ricrea in modo accurato la sensazione di essere persi in un enorme centro commerciale, proprio nel periodo in cui l'arrivo del nuovo millennio rappresentava una sorta di perfezione da raggiungere. 

Purtroppo, l'album non è mai stato pubblicato in formato CD, ma è possibile trovarne copie fisiche su doppio vinile colorato, mini-disc e doppia audiocassetta, anche se queste edizioni sono disponibili in tirature limitate che si esauriscono rapidamente.

👉 https://zadigthejasp.bandcamp.com/album/1988👈

mercoledì 8 marzo 2023

Red Moon In Venus - Kali Uchis

Essere originali nell'ambito della musica pop è un compito che pochi possono permettersi al giorno d'oggi. Ancora più difficile è creare canzoni pop che riescano a rimanere al passo coi tempi senza cadere nel patetico o nell'imitazione delle tendenze più recenti, ma che siano in grado di trarre ispirazione da ciò che è stato costruito nel passato.

Fedele al motto "prima la musica, poi le parole", mi sono dedicato all'ascolto del terzo album in ordine cronologico della talentuosa artista americana di origini colombiane, Kali Uchis, intitolato "Red Moon In Venus". L'esperienza è stata così straordinaria, se mi concedete l'aggettivo, che ancora adesso ne rimango entusiasta. Per apprezzare appieno questo disco, è necessario amare il pop nella sua forma più sofisticata, ma anche chiunque ami la musica almeno un po' dovrebbe concedere una chance a una delle migliori pubblicazioni del momento.

Nel corso dei quaranta minuti di ascolto, ci immergiamo in trame sonore sofisticate e sensuali, rese ancor più affascinanti dalla voce di Kali Uchis. La sua musica pop, in un viaggio astrale, flirta con il Philly Sound, già di per sé una forma di soul altamente dolce, e con l'R&B orecchiabile ma non banale. In brani come "Blue," sfida addirittura Sade, portandola in territori così profondi da far sembrare il brano un inedito di "Love Deluxe," con quel sax contemplativo che si insinua in sottofondo.

L'album ha pochi punti deboli, che ho riscontrato in "Fantasy" e "Como Te Queiro Yo," dove c'è una leggera influenza dell'R&B più alla moda. Per il resto, l'album è una continua elevazione, come si può sentire in "I Wish You Roses," un elegante singolo d'apertura con un ritornello morbido come il cotone, o in "Worth The Wait" e "Love Between," brani di puro pop/soul che ci riportano all'epoca d'oro di Gamble & Huff e agli artisti come gli Stylistics e gli Spinners.

I testi di "Red Moon In Venus" esplorano passioni amorose che si sono affievolite, dispiaceri del cuore, e culminano in maniera trionfante con "Happy Now," dove Kali Uchis esorta se stessa a lasciar perdere la malinconia e a concentrarsi solo sulle cose belle.

In sintesi, prendetevi quaranta minuti del vostro tempo: l'ascolto di "Red Moon In Venus" vi rilasserà e nutrirà l'anima. Questa non è musica pop per l'aperitivo, ma piuttosto da gustare nella vostra intimità. Raramente qualcuno riesce a creare un tappeto sonoro così coinvolgente come fa Kali Uchis. 

👉 https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_kbYv6XNGZLKdU9kftuvtH4FK_o80oxvhU👈

martedì 7 marzo 2023

Hot Shots - MicroMatscenes

In un recente post, ho esplorato il genere noto come vaporwave e le sue diverse interpretazioni. L'album che desidero presentarvi oggi è una rappresentazione di questo genere.

Creato nel 2021 da Matteo Guarino, conosciuto come MicroMatscenes, un musicista italiano attivo a Ronciglione nella Tuscia, "Hot Shots" è stato di recente ripubblicato su vinile dalla TimeSlave Recordings, un'etichetta gallese. È degno di nota il fatto che la vaporwave sia spesso considerata una forma di musica "liquida," ma in questo caso è stata scelta una forma fisica, il vinile, sebbene la tradizione degli anni '80 prediligesse il Compact Disc e le musicassette.

Fin dalla copertina, che ritrae un giovane che utilizza una Polaroid per immortalare una segretaria in topless all'interno di un ufficio, con una cassetta VHS ben in vista, emerge chiaramente l'idea che l'ascolto di questo album ci trasporterà pienamente negli anni '80, suscitando la nostalgia per un passato futuristico idealizzato che non è mai stato realizzato.

"Hot Shots" si colloca nella sottocategoria "synthwave" e "retrowave" del vaporwave, incorporando suoni direttamente ispirati alle colonne sonore delle commedie degli anni '80, alle pubblicità e agli album come "Building The Perfect Beats" di Don Henley, intrecciando elementi dell'R'n'B con il pop. In contrasto con altre opere simili, è interessante notare che tutti e undici i brani dell'album sono stati composti direttamente da Guarino, evitando l'ampio uso di campionamenti. Questo ci accompagna in un viaggio nei ricordi di un'estate calda, seducente e romantica, che forse abbiamo vissuto in un tempo passato o forse abbiamo soltanto immaginato.


👉 https://timeslaves.bandcamp.com/album/hot-shots👈

venerdì 3 marzo 2023

Lotus Glow - Adi Oasis

Primo album a nome Adi Oasis, precedentemente conosciuta come Adeline, e primo lavoro soul del 2023 di un certo spessore. La cantante e bassista di origine franco-caraibica di stanza a New York mette insieme quattordici brani in doppio vinile per quasi un’ora di musica (parere personale, anche troppo, si potevano tralasciare alcuni episodi, e il disco ma non l’ascolto in streaming, consta di un brano in più) nel suo disco più politico e personale, ma come spero saprete quel che interessa a me è la musica con cui sono rivestite le parole ben prima dei testi. 

In “Lotus Glow,” ci immergiamo in un ritmo morbido, setoso ed estremamente elegante, quasi sensuale se non fosse per i testi, che mantengono questa atmosfera per gran parte dell’album. Solo nel brano “Dumpalltheguns” (che è il migliore dell’intero lavoro) si avverte una breve spruzzata di chitarra wah-wah.

Lo stile dell’album oscilla tra il neo-soul con un tocco di ritorno agli anni ‘70, ed è notevolmente ben equilibrato, senza eccessi o fronzoli, ma in grado di convincere e regalare un’esperienza d’ascolto piacevole. È superfluo dire che le linee di basso di Oasis creano trame musicali meravigliose, e i collaboratori presenti nell’album (come Masego, Blue Lab Beats, Chet Faker, the Shapeshifters, Pastel, Wax Tailor, Jean Tonique, tra gli altri) esprimono al meglio la propria arte, sfruttando anche la bellissima voce di Jamila Woods, che duetta con Oasis nel singolo di debutto “Red To Velvet.”

“Lotus Glow” è un album interamente scritto e prodotto da Oasis sotto il nome d’arte Nightshade, in collaborazione con Morgan Wiley. È un lavoro che dovrebbe piacere non solo agli appassionati di soul, ma anche all’ascoltatore occasionale, se solo i media musicali non fossero influenzati dalle tendenze del momento.

👉 https://adioasis.bandcamp.com/album/lotus-glow👈

Il lungo addio: Wayne Shorter 1933-2023


Addio al grande Wayne Shorter. 

Il sassofonista bop che seppe reinventarsi, e come, con il jazz elettronico, colonna portante degli Weather Report e coolaboratore in alcuni dei più bei dischi a cavallo degli anni settanta e ottanta, tra cui due inarrivabili capolavori: Aja degli Steely Dan e Bella ‘Mbriana di Pino Daniele. 

A proposito di Aja, ricordo qui un aneddoto: durante la registrazione del brano omonimo, Fagen e Becker diedero a Wayne Shorter lo spartito che comprendeva la parte di assolo al sax, al ché il sassofonista abbandonò la sala di incisione inviperito, dicendo che erano due figli di puttana se avessero solo creduto che non avrebbe improvvisato e che mai avrebbe suonato quel che gli avevano scritto. Dopo qualche giorno ritornò in sala d’incisione e apostrofò Fagen e Becker con un: “restate due gran figli di puttana ma avete ragione, non può esistere miglior assolo di quello che avete scritto per me”.

👉https://youtu.be/CYZwVf07tHA👈


mercoledì 1 marzo 2023

Anidride Solforosa - Lucio Dalla

Immersi come siamo nell’abbondanza dei buoni sentimenti e delle parole ben collocate, è comune che la musica di Lucio Dalla precedente al suo omonimo album del 1979 sia ormai quasi dimenticata dagli ascoltatori occasionali di oggi. In un’epoca in cui gli algoritmi decidono quale canzone dovremmo ascoltare e personaggi con produzioni meno significative vengono osannati come modelli di qualità nazionale, parlare di un album come “Anidride Solforosa” sembra essere un gesto nostalgico e poco apprezzato.

Alcuni potrebbero obiettare che il mondo evolve, senza rendersi conto che la musica italiana sembra essersi fermata nel tempo negli ultimi trent’anni. “Anidride Solforosa” rappresenta il secondo capitolo di una trilogia realizzata in collaborazione con il poeta bolognese Roberto Roversi, che include anche “Il Giorno Aveva Cinque Teste” e “Automobili”. È un perfetto equilibrio tra sperimentazione e melodia, con versi che si intrecciano in modo incisivo. All’interno di questo album, troverete elementi di jazz, progressive e musica popolare, uniti da un’apprezzabile immediatezza.

Qui, Dalla compone musica che risponde in modo provocatorio e appassionato ai testi di Roversi, lontano dalle melodie leggere per cui è noto. Non troverete qui le canzoni che dominano i programmi televisivi in prima serata né gli applausi da show di Carlo Conti o nelle celebrazioni sanremesi, ma potreste incontrare la migliore incarnazione di Dalla.

Partendo dalla title track, un brano che mescola teatro e musica e che già nel 1975 anticipa un futuro distopico, tra inquinamento (pensate che il verso ““ieri la città si vedeva a malapena, oggi la città si vede tutta intera” fu usato nel 1984 su un volantino della Federazione dei giovani comunisti di Bologna per ridurre il traffico nel centro storico) e l’ascesa degli elaboratori elettronici come parte integrante dell’umanità futura.

“La Borsa Valori” è un brano frenetico che elenca i titoli della Borsa di Milano, ma Dalla riesce a trasformarlo in una critica acuta al capitalismo, citando in modo geniale il Bacharach di “Raindrops Keep Fallin’ On My Head” e “Singing In The Rain” nella coda orchestrale.

“Ulisse Coperto Di Sale”, uno dei vertici dell’album, rivisita il mito raccontando di come la vita sia vista sempre come un eterno ritorno. In “Carmen Colon” si parla di vite ai margini, di indifferenza e di mass media morbosi. Carmen Colon era una ragazzina di 10 anni, fu rapita nella città di Rochester nello stato di New York, da quello che sarà ricordato come “Alphabet Killer”, uno dei tanti assassini seriali americani, fu ritrovata morta due giorni dopo a Churchville a sei chilometri di distanza. Il caso ebbe vasta eco nel mondo, compreso in Italia, il testo di Roversi mette in risalto la strumentale commozione dei mass media, e l’indifferenza di chi vedendola agonizzante l’avrebbe potuta salvare, il tutto racchiuso nel commento sonoro di Dalla, contrastante e dall’andamento quasi fosse un carillon scordato. 

Ma il brano più bello del disco ed uno dei vertici assoluti della carriera di Dalla lo troviamo in “Tu Parlavi Una Lingua Meravigliosa”, canzone pregna di commozione struggente, dove il maestro costruisce una melodia che aumenta di intensità con l’avanzare del racconto: la storia di un uomo avvolto nei pensieri mentre ritorna a casa dopo una giornata di lavoro, seduto all'interno di un vagone ferroviario, ricordando "il giovane che ero". Nel suo cuore riaffiora un antico amore ormai smarrito visto per un attimo fugace alla stazione in attesa del treno, non riuscendo a trovare il coraggio di rivelarsi, costringendosi a riflettere su ciò che aveva perduto. Di questa canzone, mi viene in mente una splendida reinterpretazione eseguita dai Diaframma.  

Dopo aver ascoltato queste cinque canzoni, potremmo già sentirci soddisfatti ma il disco prosegue con un altro racconto di marginalità, quello del riformatorio minorile Ferrante Aporti di Torino in “Mela Di Scarto”, prosegue con gli amici irriconoscibili in “Non Era Più Lui”, nel racconto in forma di fiaba di “Merlino E L’Ombra”, in una storia di povertà e miseria cantata in “Un Mazzo Di Fiori” racconto di una donna contadina suicida nel Po, per concludersi con la storia delle masse popolari in “Le Parole Incrociate”. 

È sorprendente e disdicevole come questo album sia stato quasi dimenticato dalla critica italiana, che sembra conoscere solo la produzione più leggera di Lucio Dalla. È altrettanto deludente vedere ascoltatori medi che lo definiscono troppo complesso; poco male, per voi ci sono pronti gli artisti “indie” che potete “ammirare” tutti gli anni al Festival di Sanremo. 
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