lunedì 24 febbraio 2025

Drop The Beat: Novità Discografiche


Novità discografiche della settimana



BLOOM - Durand Bernarr (2025, DSING RECORDS)

Terzo album del cantante afroamericano, nominato ai Grammy 2025 per il suo EP En Route del 2024. In Bloom, Bernarr prosegue il suo percorso nel ridefinire le coordinate dell’R&B in chiave “Classic” senza perdere di vista la contemporaneità. Nonostante la durata imponente – un’ora e diciassette minuti – Bloom riesce a raggiungere tutti i suoi obiettivi: è un ascolto che conquisterà sicuramente gli amanti dell’R&B, evocando in certi momenti artisti come Maxwell, Luther Vandross e Phyllis Hyman, e allo stesso tempo offrendo un’alternativa a chi ne ha le scatole piene di album R&B che si limitano a esercizi di pedanteria sonora, noiosi e pretenziosi.

Il progetto include due collaborazioni: una con T-Pain e l’altra con il duo R&B GAWD. Tra i brani spiccano il soul-mellow di Here We Are, il mellow funk di Overqualified, la dance di Flounce e il mid-tempo Reaching, contraddistinto da un bel tiro groove.


Bernarr concepisce l’album come un ritratto autentico di sé, plasmato dai valori ricevuti dai genitori. Al centro del progetto ci sono crescita personale, amore inteso oltre il romanticismo e l’accettazione di sé come chiave per esprimersi liberamente.


Voto 7+/10



It’s Only a Midlife Crisis if Your Life is Mid - Blockhead (2025, Future Archive Rec)


Il nuovo EP del producer indipendente newyorchese Blockhead, intitolato It’s Only A Midlife Crisis if Your Life is Mid, segue l’album pubblicato nel 2024, Mortality is Lit!. Con un titolo provocatorio che gioca sull’ironia e sulla riflessione esistenziale, l’EP si configura come un viaggio sonoro nel quale Blockhead esplora il concetto di crisi di mezza età, non tanto come un momento di disperazione, ma come un’opportunità per reinventarsi.


Dal punto di vista produttivo, l’EP si conferma fedele alle radici dell’hip-hop strumentale: i beat sono curati nei minimi dettagli, caratterizzati da ritmi spezzati e arrangiamenti che richiamano il collage sonoro tipico dell’artista. In passato, mi aveva colpito positivamente un remix di I Keep Forgettin’ di Michael McDonald, in cui Blockhead aveva utilizzato campionamenti cinematici per supportare la voce dell’artista. Questo EP mi ha confermato quelle buone vibrazioni.


Voto 7/10



Fasten Up - Yellowjackets (2025, Mack Avenue Records II)


Nuovo album, il ventisettesimo della carriera degli Yellowjackets, gloriosa band di jazz fusion – o, per meglio dire, di jazz tout-court. Ho sempre trovato limitante inserirli esclusivamente nella categoria fusion, poiché i loro album sono sempre stati qualcosa di più grande di molta paccottiglia che circolava all’epoca. Tuttavia, per gli appassionati e per la critica più “talebana” – quella gente che ancora oggi non ha digerito la svolta elettrica di Miles Davis – è stato più semplice inquadrarli in una categoria ad hoc, per far comprendere che il loro jazz non era tradizionalista, o addirittura per sminuirli.


Se qualcuno avesse ancora dei dubbi, nonostante capolavori come il primo album omonimo, Mirage a Trois e Four Corners, dovrebbe ascoltare Fasten Up. In questo lavoro la band si dimostra ancora in gran forma, proponendo ben dieci brani originali su undici, con l’unica cover di Comin’ Home Baby di Ben Tucker.


L’attuale formazione dei Yellowjackets comprende il fondatore Russell Ferrante alle tastiere, Will Kennedy alla batteria, Bob Mintzer al sax e Dane Anderson al basso. Con una carriera che si estende per ben quarantatré anni, la band continua a suonare in modo fresco e con un inconfondibile tocco funk, dimostrando come la bravura dei musicisti renda l’esperienza di ascolto accessibile nonostante la complessità delle trame sonore.


Voto 7+/10



Tokyo Bliss - DJ Notoya (2025, We Want Sounds)


Dopo Tokyo Glow – dedicata al City Pop e al funk – e Funk Tide, incentrata sull’etichetta giapponese Electric Bird, DJ Notoya torna con Tokyo Bliss, una nuova selezione di Funk, Boogie e City Pop giapponese pubblicato dalla King Records tra il 1977 e il 1988.

Molti dei brani presenti in questa raccolta arrivano per la prima volta in Occidente, essendo stati distribuiti esclusivamente in Giappone. Sorprende la costante qualità della produzione nipponica in quel periodo, capace di assorbire le vibrazioni provenienti dall’Occidente e rielaborarle con una sensibilità tutta giapponese.


In Tokyo Bliss troverete tutto questo e molto altro. Personalmente, vi consiglio di partire da The Rain di Johnny Yoshinaga: un funkettone che, dopo una partenza energica, si trasforma in una melodia City Pop in netto contrasto con l’inizio, fino a sfociare in un assolo di chitarra elettrica a metà brano, che da solo vale l’acquisto dell’album.


Voto 8/10




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