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Visualizzazione dei post da gennaio, 2025

Lost and Found: The Colours Of Chloë - Eberhard Weber (1973, ECM Records)

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Quanti capolavori ha regalato il contrabbassista Eberhard Weber alla discografia ECM? Veramente tanti, ma oggi voglio tornare a uno di quelli che ha scolpito il suo nome nella storia: The Colours of Chloë . Pubblicato nel 1973, questo album non è solo un’opera jazz, ma un viaggio attraverso spazi sonori che trascendono le gabbie del genere. È un’esperienza che mescola maestria compositiva, atmosfere ipnotiche e un contrabbasso che parla come una voce umana. Ascoltandolo in profondità, si scopre come Weber abbia contribuito a plasmare il suono tipico dell’etichetta ECM, diventando fonte d’ispirazione per molti musicisti - su tutti Pat Metheny (con cui ha collaborato in Watercolors  nel 1977) - che hanno esplorato una fusion scevra da virtuosismi in stile circense, preferendo invece sobrietà e introspezione. A tal proposito, basta ascoltare la title track per cogliere il seme di un’alternativa radicale alla fusion d’oltreoceano.   The Colours of Chloë è un album che trascende i...

Tokyo Groove: Viaggio Nel City Pop - Anri

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Eiko Kawashima, conosciuta artisticamente come Anri, è originaria di Yamato e vanta una carriera di oltre quarant’anni, con 25 album all’attivo e un enorme successo ottenuto in Giappone all’inizio degli anni ’80. La sua notorietà esplose con il brano “Cat’s Eye”, scelto come sigla dell’omonimo anime. I suoi album pubblicati nel 1982 e 1983 sono considerati tra i capolavori del City Pop, oltre a essere tra i più venduti del genere. Autentica ambasciatrice del pop giapponese nel mondo, lo stile di Anri si distingue per un sound che guarda all’Occidente, mescolando elementi di r’n’b, jazz, soft rock e qualche incursione nella disco music. Heaven Beach - (1982, For Life Records) L’album  Heaven Beach  è quello ha fatto conoscere Anri al pubblico occidentale. In questo disco spicca la splendida  Last Summer Whisper , un raffinato mid-tempo in stile West Coast pop, amatissimo dai rapper di tutto il mondo, che lo hanno spesso utilizzato come fonte di campionamenti. Il resto dell...

Tokyo Groove: Viaggio Nel City Pop - Minako Yoshida - Seconda Parte

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Seconda parte ed ultima parte della puntata dedicata a Minako Yoshida  Nel 1981 e nel 1982 Yoshida pubblica due album molto simili tra loro, contenenti alcune canzoni che sono diventate dei classici del City Pop influenzato dal funk. Questo periodo segna l’apice della sua carriera come artista funk, al punto che Yoshida viene soprannominata “la regina del funk”. Monsters in Town - (1981, Alfa) Monsters in Town , (prodotto e arrangiato dalla stessa Yoshida) pubblicato nel 1981, si apre con la stratosferica Town, un brano funk caratterizzato da notevoli aperture melodiche e da una lunga coda strumentale arricchita da un assolo di sax in stile hard-bop. Questo pezzo, rimasto troppo a lungo sconosciuto al pubblico occidentale, vale da solo l’intero album. Tuttavia, il resto del disco, pur di ottima fattura, non raggiunge lo stesso livello. Il prosieguo dell’album è dominato da ballad e brani mid-tempo, tra cui spiccano  Lovin’ You  e, ancora di più,  Black Eye Lady , in ...

Tokyo Groove: Viaggio Nel City Pop - Minako Yoshida - Prima Parte

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Minako Yoshida è una delle mie artiste preferite nell’ambito del City Pop, una musicista che, nella sua lunga carriera, ha esplorato i generi più disparati.  Insomma, con Minako Yoshida è difficile annoiarsi: ogni suo disco è una scoperta. Nata a Saitama il 7 aprile 1953, Yoshida si avvicinò alla musica durante gli anni del liceo, dove conobbe i musicisti Haruomi Hosono e Takashi Matsumoto, i quali le consigliarono di dedicarsi alla musica a tempo pieno. Nel 1969 formò una band, i Puff, che però ebbe vita breve. Dal 1973 iniziò la sua carriera da solista con un album prodotto da Haruomi Hosono, dando il via a una lunga serie di lavori: sono infatti ventitré gli album pubblicati da Yoshida, l’ultimo dei quali risale al 2019. Minako Yoshida ha avuto due grandi passioni musicali: Carole King e, soprattutto, Laura Nyro. Tuttavia, nel corso del tempo, è riuscita con ottimi risultati a cimentarsi anche in brani funk e pop, caratterizzati da influenze West Coast. In particolare, analizzer...

Novità: Heal Me Good - Yufu (2025, Zip Records)

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  Il panorama del retro-soul si arricchisce di un nuovo nome: Yufu, un’artista originario di Taiwan che trascorre gran parte del suo tempo in Giappone. Yufu ha pubblicato il suo primo album appena tre giorni fa, e questo debutto, intitolato Heal Me Good, è un autentico piacere per gli amanti del soul. Yufu ha iniziato la sua carriera musicale in una band di rock psichedelico, i Crocodile. Tuttavia, il fatto di essere cresciuto in una casa dove i genitori erano grandi appassionati di soul anni ‘70 ha avuto un’influenza decisiva su di lui. Ascolto dopo ascolto, Yufu si è avvicinato sempre di più a quel mondo musicale, fino a sviluppare una vera e propria passione per il soul, che lo ha portato ad abbandonare sia la band che la psichedelia. Devo ammettere che ho sempre avuto qualche riserva verso il retro-soul, un genere che spesso mi è parso inflazionato e talvolta ridotto a semplici esercizi di stile. Eppure, l’ascolto di Heal Me Good mi ha piacevolmente sorpreso. Yufu riesce a fond...

This is City Pop Vol. 1

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  Su SoundCloud  https://on.soundcloud.com/tMgAnGZXXhcNfmTo7

Scali Fuori Rotta: Venus in Cancer - Robbie Basho (1969, UMG Recordings)

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  Riascoltando Venus in Cancer , sesto album del chitarrista Robbie Basho pubblicato nel 1969, è difficile non notare come, in un certo senso, egli abbia anticipato alcune sonorità che sarebbero diventate popolari a partire dagli anni ’80. Nato nel 1940 a Baltimora, Basho era pianista, cantante, ma soprattutto un maestro della chitarra a corde d’acciaio, strumento che suonava con uno stile talmente peculiare e unico da distinguerlo nettamente dai chitarristi più celebri della sua epoca. Il nome Basho era uno pseudonimo, scelto durante gli anni universitari in omaggio al poeta giapponese Matsuo Bashō, segno del suo profondo interesse per l’arte e la cultura orientale. Il suo approccio musicale si radicava nello stile definito “American Primitive”, ma lo ampliava in modo significativo, integrandovi influenze persiane, indiane e giapponesi. In questo senso, si può considerare Basho un precursore della musica new age, pur discostandosi profondamente dal minimalismo e dalla rilassatezza...

Tokyo Groove: Viaggio nel City Pop - Eiichi Ohtaki - Terza Parte

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Terza ed ultima parte della puntata dedicata a Eiichi Ohtaki  Let’s Ondo Again - (1978, Niagara Records) Nel 1978 Ohtaki pubblica Let’s Ondo Again , a nome Niagara Fallin’ Star, un album che insiste sul genere Ondo. Il disco si apre con un brano che celebra questa tradizione musicale, seguito da un brano che mischia r’n’r, tango e musiche da cabaret. Non mancano accenni a Purple Haze di Hendrix, muggiti, frammenti della Marsigliese, dell’inno americano e di quello tedesco, con le note della serie TV Twilight Zone a chiudere il tutto. Il risultato? Un’esperienza sonora caotica, ma con un suo senso, come una discesa su uno scivolo tortuoso. Non bastasse questo arriva un pezzo r’n’r che culmina in un’interpretazione da Elvis in stato di ebrezza. Non sorprende che il disco sia ancora più invendibile del precedente, al punto da mandare su tutte le furie la Columbia, che rompe il contratto con Ohtaki. Senza un’etichetta alle spalle, l’artista si ritira momentaneamente dalle scene, dedic...

Tokyo Groove: Viaggio nel City Pop - Eiichi Ohtaki - Seconda Parte

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Seconda parte della puntata dedicata a Eiichi Ohtaki Niagara Moon - (1975, Niagara Records) Nel 1975 viene pubblicato Niagara Moon , il secondo album solista di Ohtaki e il primo prodotto dalla neonata etichetta Niagara Records. In quest’opera, Ohtaki inizia a esplorare e rielaborare la musica pop americana della prima metà degli anni ’60. In qualità di proprietario dell’etichetta, gode di totale libertà creativa e ne approfitta per sperimentare con audacia: gioca con il rock’n’roll, introduce marcette da circo, richiama sonorità esotiche ispirate alle isole tropicali, e si cimenta in omaggi e imitazioni di artisti come Dr. John ed Elvis Presley. Il risultato è un collage musicale ricco di intuizioni, in cui frammenti di canzoni si mescolano in un pastiche volutamente imprevedibile. Ohtaki, incurante della possibile reazione del pubblico, crea un’opera che non ottiene il successo commerciale sperato, portando a uno dei primi insuccessi di vendite e mettendo già a rischio la stabilità e...