lunedì 30 dicembre 2024

Vibrazioni Urbane: I Top 10 City Pop del 2024

Da qualche anno il City Pop ha conosciuto un rinnovato interesse, grazie anche all’attenzione dedicata al genere dagli appassionati occidentali. Ancora oggi alcuni nuovi artisti del Paese del Sol Levante si cimentano con ottimi risultati in questo stile, mantenendolo vivo e ben lontano dall’essere dimenticato. Orientarsi nella vastissima produzione discografica giapponese non è semplice, soprattutto perché gli artisti di City Pop vengono spesso sbrigativamente etichettati come J-Pop, un genere decisamente diverso.

Per la prima volta, quindi, mi sono cimentato nello stilare una selezione di dieci album pubblicati nel 2024 che mi hanno colpito particolarmente, cercando di offrire uno spunto per esplorare il meglio della nuova ondata di City Pop, o Nu City Pop che dir si voglia.

Illusions - Ryusenkei (2024, Alfa Music)

Ryusenkei è un progetto musicale nato nel 2006 grazie a Tetsuro Yafune, un musicista e produttore che si distingue per un sound ispirato al City Pop degli anni ’70 e ’80. La sua musica mescola un’estetica rétro con sonorità moderne, creando un’atmosfera che richiama il passato ma con un tocco contemporaneo. “Illusions”, il suo ultimo album uscito ad aprile 2024, segna una nuova collaborazione con la cantautrice Sincere, alias Cynthia, che interpreta tutte le tracce, ad eccezione della composizione strumentale. L’album è un viaggio nelle atmosfere evocative tipiche del progetto Ryusenkei, dove si alternano brani con influenze disco, come quello d’apertura, a pezzi che richiamano il soul, il jazz e il sophisti-pop degli anni passati. Ogni composizione è curata nei minimi dettagli, con arrangiamenti impeccabili che non lasciano nulla al caso. “Illusions” riporta alla mente i grandi successi di quel periodo, tanto che un ascoltatore distratto potrebbe facilmente scambiarlo per un lavoro degli anni ’80.

Best Friend - Asagaya Romantics (2024, Asagaya Romantics)

Gli Asagaya Romantics sono una band di cui ho poche informazioni, tanto che non conosco i nomi dei membri, ma posso dire che sono in cinque, almeno a giudicare dalla foto del loro profilo sui servizi di streaming, composta da due ragazze e tre ragazzi. Il loro nome richiama il quartiere Asagaya di Tokyo, noto per il suo fascino nostalgico e le sue stradine piene di piccoli bar e caffè, un’atmosfera che si riflette nella loro musica. Best Friend” è un EP che purtroppo contiene solo quattro tracce. Le loro canzoni sono ispirate a storie d’amore nostalgiche e alla semplicità della vita urbana. Sebbene il brano di apertura presenti influenze reggae ben integrate nel City Pop, il resto dell’EP si sviluppa verso un suono sophisti-pop, con la chitarra che richiama i gruppi pop inglesi della corrente dreamwave degli anni ’80, il tutto avvolto in un’atmosfera eterea.

Magic Hour _ Lovers At Dusk_ - Toshiki Kadomatsu (2024, Sony Music Labels Inc.)

Per chi è appassionato della scena originale del City Pop, Toshiki Kadomatsu non ha bisogno di presentazione. Per chi non lo conoscesse, posso dire che è stato uno dei protagonisti più importanti del genere, autore di tre album pubblicati negli anni ’80 che sono diventati pietre miliari: “After 5 Crash”, “Weekend Fly To The Sun” e “Gold Digger”. Oltre a essere un cantante, è anche un talentuoso chitarrista, produttore e arrangiatore, avendo lavorato con artisti come Anri e Mariya Takeuchi. Il 2024 ci ha regalato ben due nuovi album di Kadomatsu, segno di una rinnovata energia artistica. “Magic Hour” è un album composto da otto tracce che mescolano sonorità funk, jazz e R&B, con una particolare predilezione per il funk in stile anni ’80. Da segnalare il brano omonimo “Magic Hour”, che rappresenta l’apice del City Pop nella sua forma più autentica. Non manca una ballad dal sapore nostalgico, “Turn on Your Lights”, e brani come “Crows”, arricchito da fiati, che rappresenta un perfetto esempio di urban contemporary, con reminiscenze delle produzioni anni ’80 di Al Jarreau. Niente di particolarmente nuovo, mi si potrebbe dire, ma “Magic Hour” suona davvero maledettamente bene.

Tiny Scandal - Toshiki Kadomatsu (2024, Sony Music Labels Inc.)

Il secondo album di Kadomatsu del 2024 è stato pubblicato l’11 dicembre, giusto in tempo per entrare nelle playlist di fine anno. “Tiny Scandal” si distingue per essere il primo album completamente strumentale prodotto da Kadomatsu, che ha l’opportunità di mettere in mostra tutta la sua abilità chitarristica. L’album è un perfetto esempio di fusion/jazz (con quel cazzo di basso slappato che tanto mi piace) ma attenzione, di quello che abbiamo imparato ad amare negli anni ’80, nel suo periodo migliore, non certo di quella versione smarmellata che va sotto il nome di smooth jazz che ne ha preso il suo posto negli anni successivi. Tiny Scandal” piacerà non solo agli appassionati di fusion classica, ma anche a chi ama la chitarra elettrica. È infatti un vero peccato non conoscere l’arte di Toshiki Kadomatsu. Non avete più scuse, quindi: niente idiosincrasie legate al cantato in giapponese, perché qui tutto è strumentale, e l’unico brano cantato è in inglese.

Aquarium City - Louie Zong (2024, Fuji Apple Records)

Contrariamente a quanto potrebbe suggerire il nome e il genere di questo lavoro, Louie Zong non ha origini giapponesi, ma è un musicista, illustratore e artista visivo americano nato nel 1994. La copertina di “Aquarium City”, infatti, è sua. Zong è conosciuto per esplorare generi come chillwave, lo-fi hip-hop ed electronic ambient. In “Aquarium City”, un album completamente strumentale, tranne un brano, ci immergiamo nel City Pop fino al collo, e lo stesso Zong ha dichiarato di essersi ispirato all’artista Masayoshi Takanaka per questo progetto. L’album si distingue come uno dei migliori del 2024 in questo genere, offrendo una vera e propria delizia musicale, perfetta per essere ascoltata durante le pigre giornate estive, ma anche un ottimo rimedio per le tristi giornate piovose. Con “Aquarium City”, Zong ha creato un paesaggio sonoro rilassante, caratterizzato da melodie delicate e atmosfere eteree.

Panorama - Blu-Swing (2024, junonsaisai records)

Mika Arisaka è il vero nome dell’artista giapponese conosciuta come Blu-Swing, e “Panorama” è il suo sesto album in studio. Blu-Swing ha conquistato il pubblico grazie alla sua abilità nel combinare influenze rétro con sonorità contemporanee, attirando sia gli appassionati di jazz e R&B che coloro che sono affascinati dal revival del City Pop giapponese. La cantante si è distinta anche per la sua capacità di mescolare il linguaggio musicale occidentale con quello giapponese, mantenendo una forte identità culturale pur restando accessibile a un pubblico globale. Panorama” non fa eccezione a queste influenze, con brani che in alcuni momenti richiamano il sound degli Swing Out Sister, mentre in tracce come “Sunrise” sono le sonorità jazz virate in pop a dominare. Questo brano in particolare è il più bello dell’album, con tratti che ricordano certe sonorità pop degli anni ’60. L’album si distingue per l’eccellente lavoro di produzione e per la splendida voce di Arisaka. Se continueranno a uscire album così, il futuro del City Pop è decisamente assicurato.

Overdreamt - Pictured Resort (2024, Sailyard)

I Pictured Resort, una band originaria di Osaka composta da quattro membri e guidata da Koji Takagi, si sono formati nel 2014. Da allora hanno prodotto quattro album, oltre a diversi EP e singoli. Il loro lavoro più recente, “Overdreamt”, conferma il loro stile unico: un pop dalle atmosfere sognanti e melodie accattivanti, con incursioni nel mondo della dance, come dimostra il brano “Epiphany”Nonostante l’approccio orientato ai sintetizzatori, i Pictured Resort utilizzano anche la chitarra elettrica, creando un mix sonoro equilibrato e originale. La loro musica spazia dal City Pop, evidente in tracce come “Fantasy”, a composizioni più moderne, senza mai perdere un affascinante tocco rétro. Altro punto a favore per noi ascoltatori occidentali, la band canta in inglese.

Decade - Ikkubaru (2024, ikkubaru)

Gli Ikkubaru sono un perfetto esempio del proverbio “nemo propheta in patria”. Sebbene suonino City Pop, provengono dall’Indonesia e hanno ottenuto grande successo in Giappone prima ancora di conquistare il pubblico della loro terra d’origine. La band, composta da quattro membri e originaria di Bandung, si ispira ad artisti come Tatsuro Yamashita e Mariya Takeuchi. Però, nell’album Decade, emerge un’influenza molto “europea”, con richiami a band come Prefab Sprout, Tears for Fears e Love and Money. La loro musica si distingue per un’evidente attenzione alla melodia e un sound pulito che richiama l’estetica rétro. “Decade”, insieme a “Aquarium City”, è uno degli album di City Pop usciti nel 2024 che mi ha colpito di più. Gli Ikkubaru cantano prevalentemente in inglese, fatta eccezione per un brano, e non esitano a esplorare sonorità dance, come nel pezzo “Catch the Love”. La loro vera forza, però, risiede nella capacità di creare canzoni di pop intelligente, ricche di dettagli e con una personalità unica. “Decade” si conclude con un grandissimo brano che omaggia le band vocali soul degli anni ’60 e ’70, nello stile dei Delfonics: “The Man in the Mirror” è un pezzo dal gusto retrò, ma con un sound moderno.

Heartdust - Good Bye April (2024, PANAM/NIPPON CROWN Co. Ltd)

I Good Bye April sono una band giapponese formata nel 2011 a Tokyo, composta da una ragazza e tre ragazzi provenienti da Osaka, Nagano e Kanagawa. “Heartdust” è il loro primo album uscito per una major ed è, tra quelli recensiti, il più autenticamente City Pop anni ’80, inteso come una sorta di sunshine pop alla giapponese, uno stile che mescola freschezza e malinconia, con una forte dose di nostalgia. Non sorprende quindi trovare canzoni dalla base musicale “allegra” con testi che raccontano di sconforto adolescenziale. Heartdust musicalmente è un disco solare, estivo, che scorre senza difficoltà. Non manca di accostare al pop ritmiche reggae, come nel brano “Highway Coconuts”, e di flirtare con la disco in “Dance in Silence”. Per lo più composto da pezzi uptempo, il mid-tempo “Dusty Light” emerge come uno dei brani più belli dell’album. 

A Heart Wave - Evening Cinema (2024, monchent records)

Gli Evening Cinema, band con sede a Tokyo, sono composti da Natsuki Harada alla voce, Kazuaki Yamamoto al basso, Isoken alla chitarra e Mamoru Ishizawa alla batteria. La loro proposta musicale si ispira al City Pop degli anni ’70/’80 e alle sonorità Shibuya-Kei degli anni ‘90. Come i Good Bye April, anche gli Evening Cinema, con “A Heart Wave”, offrono una versione moderna e autentica del City Pop, riuscendo a evitare la trappola del suono datato. Le canzoni dell’album non solo suonano fresche, ma riescono anche a parlare alle generazioni più giovani, soprattutto nel contesto del mercato giapponese. “A Heart Wave” è un album ricco di influenze, dal soul/funk al pop, con “Enchanted” che ne è un ottimo esempio. Ma, essendo un amante dei brani mid-tempo, la mia preferenza va a “Read The Signs”, un pezzo dal respiro melodico ampio, nonostante la dolcezza del ritornello. “A Heart Wave” è un disco che, pur essendo nostalgico, guarda con convinzione al presente.


sabato 28 dicembre 2024

Luscious - Will Downing (2024, Sophisticated Soul Records)

La vecchia arte dei cantanti di soul sofisticato, in linea con i grandi crooner del passato, è quasi scomparsa. Di ciò che fu il new jack swing degli anni tardi ’80 e primi ’90, genere che aveva saputo fondere soul, contemporary R’n’B e hip-hop, resta ben poco. Questo stile è stato surclassato nella cultura black dal rap e dalla trap. Qualche piccola sacca di resistenza ancora persiste, ma si conta sulle dita di una mano. Tra i cantanti storici che continuano a incidere dischi troviamo Kenny Lattimore, Keith Sweat e Will Downing, mentre tra i nuovi interpreti devoti alla causa spicca Devin Morrison.

Oggi parleremo di Will Downing, che, puntualmente, in prossimità delle festività natalizie, ritorna con un nuovo disco, spesso in formato EP, come è accaduto anche quest’anno. Una formula che trovo perfetta: mezz’ora di musica, composta quasi sempre da sei brani, un formato ideale per assaporare un genere che ormai non interessa più alle giovani generazioni.

Anche in Luscious, la formula non cambia. Gli arrangiamenti strumentali sono estremamente raffinati e lussuosi, perfetti per accompagnare la voce elegante come la seta di Will Downing, una delle più belle del panorama soul. La sua voce richiama a tratti il grande Luther Vandross, del quale Downing ha evidentemente assimilato la lezione. È una musica che qualcuno potrebbe liquidare come “troppo soft” o etichettare come semplice sottofondo per serate in dolce compagnia, quasi fosse qualcosa da disprezzare. In realtà, colpisce per la straordinaria maestria vocale di Downing, che si conferma un crooner convincente anche in questo scorcio di secolo, proponendo canzoni che si discostano dagli standard jazz tradizionalmente associati al genere.

In Luscious spiccano brani come Forevermore e le cover di Mama Used To Say di Junior (1982) e In The Wee Small Hours of The Morning, una delle più belle canzoni cantate da Frank Sinatra. Questi pezzi, sembrano voler tracciare un filo di continuità nell’arte del crooner, tra passato e presente.


I brani restanti rappresentano il meglio che il soul sofisticato possa offrire in questi anni disgraziati, in cui l’arte del canto sembra sempre più straziata da cialtroni che declamano in versi sguaiati le loro farneticazioni su denaro, successo effimero e superficialità. Will Downing, invece, rimane ancorato a un’idea di musica che celebra l’eleganza, il sentimento e la bellezza della voce come strumento principale, un’arte che sembra appartenere a un’altra epoca ma che lui riesce a rendere viva e attuale.


Luscious è, dunque, un piccolo gioiello per chi sa ancora apprezzare un certo tipo di raffinatezza musicale, lontana dai trend e dagli algoritmi che dominano oggi il mercato. È un disco che non grida per farsi notare, ma sussurra con grazia, ricordandoci che c’è ancora spazio per la qualità, per l’emozione sincera, e per il rispetto di una tradizione che, pur evolvendosi, non perde mai la propria anima.




venerdì 27 dicembre 2024

Treasure Island - Keith Jarrett

Dimenticate il Keith Jarrett più cerebrale, dimenticate il Jarrett del Köln Concert (e non fate i furbi: prima del film “Aprile” di Nanni Moretti scommetto che eravamo in due a conoscerlo). E dimenticate anche quelli che vi dicono di trascurare “Treasure Island”, spesso descritto da molti critici come il Jarrett più “mainstream” e commerciale. A loro potete tranquillamente rispondere con un bel dito medio alzato.

Treasure Island è il primo album registrato da Jarrett per l’etichetta Impulse!. Ad accompagnarlo c’è il resto dell’American Quartet al completo: Dewey Redman al sax, Charlie Haden al basso, Paul Motian alla batteria, con l’aggiunta di due percussionisti, Danny Johnson e Guilherme Franco.


L’album si apre con il brano soul “The Rich (and the Poor)”, dal ritmo pigro e oscillante. Qui, Jarrett dà prova della sua straordinaria abilità al pianoforte, accompagnato dal basso di Haden, dai brevi accenni al sax di Redman e da una sezione ritmica discreta ma efficace. Il pezzo successivo, Blue Streak, è una variazione su un tema scritto da Vince Guaraldi per il cartone animato Charlie Brown. L’atmosfera rilassata prosegue per quasi tutto il disco, con poche eccezioni come “Angles (Without Edges)” e “Fullsuvollivus (Fools of All of Us)”, due brani che richiamano la migliore tradizione hard-bop.


Il resto delle tracce ha una chiara impronta fusion, che potrebbe ricordare le atmosfere create da Pat Metheny e Lyle Mays, con un tocco di feeling soul e, a tratti, funk. Probabilmente è proprio questo il motivo per cui la critica ha visto nel disco un eccessivo avvicinamento a forme più “popolari” e meno intellettuali. Ma, per l’amor di Dio, se volete avvicinarvi all’arte di Jarrett, “Treasure Island” è l’album da avere. Anzi, sono sicuro che sarà quello che ascolterete più spesso del pianista americano.




martedì 24 dicembre 2024

L’universo sonoro di Paul Hillery

 

Non un cantante, ma un DJ: una figura un po’ fuori dagli schemi rispetto ai protagonisti di cui parlo di solito, ma la storia di Paul Hillery merita di essere raccontata. Hillery era un DJ molto apprezzato nei club di musica house, fino a quando un grave esaurimento nervoso non lo portò a cambiare radicalmente percorso. Fu proprio a causa di questa circostanza che abbandonò la house per dedicarsi a generi con ritmi più lenti, diventando presto uno dei più noti cacciatori di rarità in vinile, specializzato nel folk-funk e nelle sonorità della Westcoast. Grazie a lui, molti artisti dimenticati o poco conosciuti hanno trovato una nuova luce, diventando parte di un patrimonio musicale che merita di essere riscoperto e valorizzato.


Hillery ha iniziato a pubblicare compilation su Mixcloud, per poi collaborare con BBE e la RE:WARM Records e realizzarle anche in formato fisico. E sono davvero notevoli. Le sue selezioni non sono solo raccolte di brani, ma veri e propri viaggi musicali, che raccontano storie dimenticate e tessono connessioni tra epoche e stili. Nel corso degli anni Hillery ha pubblicato tre raccolte della serie “We Are The Children of The Sun” e due della serie “Folk Funk & Trippy Troubadors”



Vi consiglio di visitare il suo sito, https://paulhillery.co.uk/, per ascoltare le sue splendide playlist e immergervi nel suo universo musicale unico. È il tipo di musica che, anche se non avete mai sentito prima, sembra familiare, quasi come se facesse parte della colonna sonora di un ricordo che non sapevate di avere.


Se amate scoprire gemme nascoste, Paul Hillery potrebbe diventare una delle vostre fonti preferite di ispirazione sonora.

lunedì 23 dicembre 2024

Smooth Sailing: il Meglio dello Yacht Rock del 2024 in Dieci Album

Siamo arrivati all’ultimo mese dell’anno e, come molte altre pagine dedicate alla musica, anche il vostro umile blogger ha preparato una selezione dei migliori album di yacht rock pubblicati quest’anno. Alcuni di questi li ho recensiti qui sul blog, altri no, anche perché, come avrete notato, ho ripreso a pubblicare solo a partire da dicembre. Purtroppo le nuove uscite non sono state molte, ma il genere è ancora vivo e vegeto. Come vedremo, non solo nel panorama anglosassone.




L.A. Rainbow - Dane Donohue (2024, P-Vine Records)

Dane Donohue, artista culto dello yacht rock, torna dopo 46 anni con il nuovo album L.A. Rainbow, pubblicato il 4 settembre dall’etichetta giapponese P-Vine Records. Spinto da John Nixon del progetto Page 99, Donohue rompe il lungo silenzio con un lavoro elegante e autentico. Le nove tracce, tra cui la sofisticata Sunrise On The Water con richiami agli Steely Dan, spaziano tra atmosfere westcoast, jazz notturno e accenti country, mantenendo freschezza e profondità. L.A. Rainbow è un omaggio alle radici del genere e una dimostrazione della rinnovata ispirazione di Donohue. Bentornato!



Heart to Heart - Rude Jude & Jon GK (2024,Favorite Rec)

Nuovo EP del belga Rude Jude, realizzato in collaborazione con il cantante, cantautore e violinista Jon GK. L’EP include tre brani originali, una cover e un omaggio finale agli Steely Dan, evocando la gloria dello yacht rock dei primi anni ‘80. Suonato da musicisti in carne e ossa con una produzione analogica, il disco non si limita a essere un semplice tributo al genere, ma rappresenta una testimonianza appassionata della vitalità e dell’importanza, ancora oggi, di queste sonorità, dimostrando che lo yacht rock non è solo un genere del passato, ma una corrente che mantiene intatta la sua freschezza e il suo fascino, capace ancora oggi di parlare a chi sa ascoltare.




No Ballads - Jesse Williams (2024, Records DK)

Il Jesse Williams in questione non è l’attore di Grey’s Anatomy né l’omonima cantante blues, ma un oscuro polistrumentista di Kalamazoo, Michigan. Nel periodo tra il 2020 e il 2024, Williams ha autoprodotto tre EP, culminati nell’affascinante “No Ballads”. L’album è un lavoro di grande qualità, in cui l’artista dimostra una notevole padronanza nel muoversi tra sonorità westcoast e AOR. In particolare, spicca il brano di apertura, “City Pop Night”, caratterizzato da cambi armonici improvvisi che richiamano il Gino Vannelli degli anni ’70. Un pezzo davvero notevole. Il resto dell’EP si orienta verso atmosfere più vicine al blues e all’AOR puro anni ’80, sempre con eleganza e senza scivolare nella tamarraggine. Ogni aspetto del disco, dalla composizione alla produzione, è stato curato interamente da Jesse Williams, che si conferma un artista completo e di grande talento.




 Soft Focus - Joel Sarakula (2024, Legere Recordings)

Joel Sarakula torna con Soft Focus, un album che celebra lo yacht-rock con eleganza e freschezza, affermandosi tra i migliori del genere nel 2024. Dopo Island Time, Sarakula approfondisce il blue-eyed soul, omaggiando artisti come Boz Scaggs, Hall & Oates e gli Steely Dan, senza cadere nell’effetto “copia”. Tra i brani spiccano Confident ManI’ll Get by Without You e Telephone Calls, questi ultimi due impreziositi dalla collaborazione con Shawn Lee, e il falsetto di Back For Your Love. Un lavoro raffinato, perfetto per atmosfere intime, che conquista nostalgici e nuovi ascoltatori.




Hasta Luego - Renzo Montalbano (2024, Autoprodotto)

Una delle più piacevoli sorprese della stagione è rappresentata da “Hasta Luego”, l’album del cantante argentino di chiare origini italiane Renzo Montalbano. Nato nel 1997 a Buenos Aires, ha intrapreso la sua carriera musicale fin da giovanissimo, pubblicando il suo primo album solista nel 2019. Con “Hasta Luego”, Montalbano ha creato un magnifico album di yacht rock cantato in lingua spagnola, in cui si percepiscono influenze evidenti dei Doobie Brothers e delle sonorità caratteristiche delle produzioni di David Foster. Renzo Montalbano si conferma non solo un talento emergente, ma anche un interprete autentico e innovativo del sound yacht rock, capace di dare vita a un album che conquista fin dal primo ascolto.




Tomorrow Take You Home - Aspen Creek (2024, Autoprodotto)

Arriva dalla Svezia l’album yacht rock in quota scandinava, firmato dalla band Aspen Creek, progetto creato dal musicista svedese Jacob Borgenstierna, appassionato delle sonorità soft rock dell’epoca d’oro del genere. L’album richiama molto i lavori solisti di Bill Champlin e vede la partecipazione di Ole Børud, Lars Säfsund e l’americano Michael Ruff. La proposta si concentra soprattutto sul soft rock, con alcune discrete ballad. Il disco si distingue per una produzione impeccabile e la capacità di mescolare elementi classici con una freschezza contemporanea. Tracce come “Better Place”, “Tomorrow’s Girl” e “Caroline” sono esempi perfetti di come la band riesca a dosare sapientemente melodie orecchiabili con una sonorità elegante e matura, tipica del Westcoast Pop più classico.




Merger - Rapallo (2024, Unbelievably Spectacular)

Arriva dal Canada il duo musicale Rapallo, composto da Nick Lanyon e Lyna Jolene, e “Merger” è il loro album d’esordio, che ha attirato l’attenzione come una delle proposte più fresche del 2024. Rilasciato nell’ottobre del 2024, il disco mescola con maestria influenze di yacht rock, disco e pop sperimentale, creando un sound che richiama gli anni ’70 e ’80, ma con una rinnovata modernità. Dal punto di vista musicale, Merger non ha paura di osare: i synth fluidi, le linee di basso pulsanti e le chitarre leggere costruiscono un’atmosfera avvolgente, senza mai dimenticare di mantenere un certo groove. La presenza del sassofono, utilizzato in modo creativo, è un elemento distintivo che conferisce al lavoro un fascino rétro e un’energia che richiama i grandi classici del pop degli anni ’80.




Word On The Street - Greyboy (2024, The Greyboy Records)

Greyboy è il nome d’arte di Fred Wesley Jr., musicista, produttore e cantante noto per il suo stile che fonde funk, soul, jazz ed elettronica. Nel mese di giugno ha pubblicato il suo settimo album, autoprodotto, che segna un ritorno alle sue radici musicali, ispirandosi al boogie soul e all’AOR soft-rock della sua giovinezza. L’album, composto da otto tracce, mescola elementi di funk, soul e jazz, risultando un lavoro che, pur rimanendo fedele alla tradizione del genere, si presenta comunque piacevole all’ascolto. 




Downtown - Super DB (Lègére Recordings)

I Super DB arrivano da Londra e si ispirano alla musica degli anni ‘80, un’epoca in cui i synth dominavano. Se il primo brano dell’album richiama le sonorità degli album solisti di Don Henley e Glenn Frey, situandosi in una zona di confine con lo yacht rock, il resto del disco vede il prevalere di una versione danzereccia di quest’ultimo. I loro pezzi sono ben strutturati, ricchi di eleganza e caratterizzati da notevoli aperture melodiche, che in più di un brano ricordano lo stile solista di Michael McDonald. Pop, funk, disco e AOR sono gli elementi distintivi della loro proposta musicale, il tutto arricchito da un mood californiano. Un disco davvero piacevole.




99.3 Fm - Page 99 (2024, Nix Records)

I Page99, guidati dal musicista John Nixon, proseguono nel loro omaggio allo Yacht Rock con il terzo album 99.3 FM. Il disco mantiene fede alla formula della band: soft-rock elegante ispirato a Toto, Airplay e Pages, con ballad mid-tempo e brani blue-eyed soul. Lontani dalle influenze jazzistiche degli Steely Dan, i Page99 si concentrano su un sound più pop e soul, eccellendo in tracce come “The Long Goodbye” e “Heartbreak in the Making”. Il gruppo celebra una stagione musicale sofisticata, nata per le FM americane degli anni ’70-’80, dimostrando che questo genere conserva ancora oggi un fascino intramontabile.

venerdì 20 dicembre 2024

Lauren Wood - Lauren Wood (1979, Warner Bros.)


Lauren Wood è una delle voci femminili che più hanno nobilitato lo yacht-rock. 

Due sono gli album solisti della Wood che emergono come opere di rilievo in questo contesto: "Cat Trick" e il suo omonimo "Lauren Wood", quest'ultimo pubblicato nel 1979. Preceduto da due dischi realizzati con il trio Chunk, Novi ed Ernie, insieme alla cugina violinista Ilene "Novi" Novog e al bassista Ernie Eremita, il debutto solista di Wood rappresenta un punto di svolta nella sua carriera artistica. "Lauren Wood" è un lavoro straordinario di westcoast pop, con tracce che richiamano le sonorità dei Doobie Brothers di Michael McDonald, figura di spicco sia come autore che come voce di supporto in alcuni brani. 


Il disco, caratterizzato da una fluidità e un groove impeccabile, vanta la partecipazione di alcuni tra i migliori musicisti del momento, e le tracce, per lo più composte interamente dalla Wood, fanno eccezione per le cover di "Nothin But A Heartache" e "Dirty Work", rispettivamente di Michael McDonald e della coppia Fagen/Baker. 


Nonostante un breve momento di notorietà grazie alla presenza del brano "Fallen" nella colonna sonora di "Pretty Woman", il nome di Lauren Wood è caduto nell'oblio per molti, se non per gli appassionati dello yacht-rock. Una condizione che risulta, a dir poco, ingiusta, considerando il valore artistico che avrebbe meritato di essere riconosciuto al di là dei confini del genere. Brani come "Please Don't Leave", che ha raggiunto la posizione numero 24 nella classifica di Billboard, e "Save The Man", con Jay Graydon in gran spolvero alla chitarra, dimostrano il talento e la versatilità di Wood come interprete e compositrice. Una menzione meritano anche il già citato “Nothin’ by a heartache” e “Time Zone” brano che molto ricorda il meglio della produzione CS&N. 




giovedì 19 dicembre 2024

Soft Focus - Joel Sarakula (2024, Legere Recordings)


L’australiano residente nel Regno Unito Joel Sarakula torna un anno dopo la pubblicazione di 
Island Time con un nuovo lavoro, Soft Focus. Se nel disco precedente il soul rappresentava l’elemento principale, in Soft Focus Sarakula dichiara apertamente il suo amore per lo yacht-rock e per la musica soft in generale, riuscendo nell’impresa di regalarci uno dei migliori album del genere pubblicati nel 2024. L’album si presenta come una raccolta di brani curati nei minimi dettagli, contraddistinti da un’eleganza raffinata, in cui il blue-eyed soul diventa il tratto distintivo. Sarakula si inserisce nel filone dei revivalisti dello yacht-rock, accanto a nomi come i Mama’s Gun e gli Young Gun Silver Fox, con Shawn Lee, metà di quest’ultimo duo, che collabora in due brani.

Le influenze principali di Soft Focus sono riconoscibili in artisti come Boz Scaggs, Hall & Oates, i Doobie Brothers e, immancabilmente, gli Steely Dan, citati esplicitamente nel brano Microdosing. Sarakula però riesce a evitare l’effetto “copia carbone” grazie alla sua capacità di reinterpretare queste influenze in chiave personale, creando un sound fresco e moderno che omaggia la tradizione senza rinunciare a una propria identità. La sua abilità nel comporre melodie sofisticate e arrangiamenti impeccabili si sposa con testi mai banali, dando vita a un album che si distingue nel panorama contemporaneo del genere. Il risultato è un lavoro in grado di conquistare sia i nostalgici sia, si spera, nuovi ascoltatori.


Tra i brani più riusciti, segnalo Confident Man, i due realizzati in collaborazione con Shawn Lee, I’ll Get by Without You e Telephone Calls, questi ultimi caratterizzati da un sound che sembra provenire direttamente dall’epoca d’oro dello yacht-rock. Degno di nota anche l’uso del falsetto in brani come Back For Your Love, che evidenzia la versatilità vocale di Sarakula, capace di alternare toni confidenziali e sofisticati, mantenendo un equilibrio tra tecnica e interpretazione emotiva. Il risultato è un’atmosfera affascinante e intima, perfetta per un contesto da “sunset disco”.


Se proprio dovessi muovere una critica, avrei gradito qualche brano più energico, ma considerando che l’album punta principalmente su atmosfere soft, Sarakula centra pienamente l’obiettivo, consegnandoci un disco estremamente godibile e di grande qualità. 




mercoledì 18 dicembre 2024

Domenica - Serafini (1982, Ricordi)

 

Nel mio piccolo, voglio porre fine a un’ingiustizia: il fatto che l’album “Domenica di Franco Serafini in arte Serafini, pubblicato nel 1982, non abbia mai ricevuto una recensione online, e forse (ma questo non lo so per certo) neppure cartacea. Già immagino le risposte: “Ma dai, è solo un album di musica pop obsoleta, come ce ne sono tanti.” Sì, un cazzo!

Franco Serafini nasce a Oleggio in provincia di Novara nel 1958, compie studi al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e fu uno dei componenti della band di pop melodico I Panda (ne farà parte dal 1976 al 1979) che nel 1977 ottennero un one-hit wonder in Italia con Voglia di morire, brano prodotto dal fratello di Vangelis, Nico Papathaniassou, il quale in seguito porterà la band a Londra negli studi del fratello per incidere il nuovo singolo. Il soggiorno di Serafini a Londra, durante il quale ebbe modo di collaborare insieme ai Panda con il musicista Vangelis, lascerà un’impronta fondamentale sul suo percorso artistico. 


Lasciata la band nel 1979, Franco Serafini si unirà nel 1980 alla band Everest, con cui inciderà due singoli per poi intraprendere la carriera solista che lo porterà a pubblicare “Domenica nel 1982. L’inizio degli anni ’80 in Italia rappresentò un periodo di svolta per la musica leggera, con l’emergere di nuove sonorità elettroniche che sconcertarono molti. Queste innovazioni, tuttavia, fecero presa su diversi musicisti di impronta “tradizionale”, che vi si lanciarono a capofitto.

Nel 1982, lo stesso anno della pubblicazione di “Domenica”, uscì anche “E già” di Lucio Battisti; l’anno successivo fu la volta di “Oh! Era Ora” di Adriano Pappalardo e “Tango” dei Matia Bazar. Questi album, accomunati dall’uso massiccio di sintetizzatori e drum machine, segnarono profondamente la musica leggera italiana di quel periodo.

“Domenica” si colloca proprio in questo contesto. Interamente suonato dallo stesso Serafini, l’album vede l’artista cimentarsi con pianoforte, Fairlight CMI e batteria, componendo tutte le musiche. Per i testi, invece, si affidò a Marco Ferrari e Claudio Ramponi. 

Postilla: Franco Serafini è stato il primo in Italia ad usare il Fairlight, e per meglio dire, è colui che lo ha introdotto nel bel paese. 


“Domenica” si apre col botto: il primo brano, “Se Ti Va Così”, è un pezzo killer-funk micidiale che ha ottenuto solo di recente la visibilità che merita, anche grazie alla sua inclusione nella compilation curata da David Nerattini, “Paisà Got Soul”. Definirlo “killer-funk” non è un’esagerazione: il brano si presenta come una miscela esplosiva di groove incalzante, linee di basso pulsanti e arrangiamenti che non avrebbero sfigurato nella scena internazionale del funk di quel periodo. In un contesto musicale italiano ancora fortemente legato al cantautorato e alla melodia tradizionale, “Se ti va così” spicca come un esperimento capace di catturare l’energia e il dinamismo della musica afroamericana, reinterpretandola con una sensibilità italiana. Rimane un brano unico anche nell’economia dell’album, poiché i pezzi successivi si muovono verso sonorità marcatamente pop. Tuttavia, ad eccezione di “Lune Bianche, Carte Basche”—una ballad che richiama la classica melodia italiana—le altre canzoni risultano tutt’altro che scontate.

“Quasi Sempre” è un energico brano synth-pop al confine con l’elettro-prog, caratterizzato da una suggestiva apertura melodica nell’inciso, suonata con un organo che ricorda quello da chiesa. “Dove Sei” si presenta come un pezzo pop più tradizionale e arioso, arricchito da una splendida linea melodica nel ritornello, un pregevole arrangiamento e un assolo di synth firmato dallo stesso Serafini.

“Vai” è costruito come uno swing postmoderno, con un groove incisivo alla base, mentre con “Movimenti” si torna a un pop più classico. Anche “Una Domenica Simpatica”, pur rientrando in un ambito pop, si distingue per una notevole apertura melodica nell’inciso, mantenendo comunque una struttura meno convenzionale. “Una Storia” sfocia in influenze latin, che sul finale richiamano quasi un calypso. L’album si chiude con “Me”, un brano strumentale eseguito al pianoforte, dal respiro new age e dall’atmosfera suggestiva.

Nonostante il valore dell’opera, l’album passò come una meteora, conosciuto da pochi ma meritevole di riscoperta. Franco Serafini pubblicherà il suo secondo e ultimo album solista, “Più Bella Di Lei”, nel 1984. 

Dal 1985 diventerà collaboratore fisso di Mina e successivamente si dedicherà alla composizione di jingle pubblicitari per marchi prestigiosi, oltre a firmare colonne sonore per fiction televisive e cinema. 


P.s. Una cosa che mi ha incuriosito da sempre: perchè il primo album solista di Franco Serafini viene da tutti indicato come “Serafini”, anche nei servizi di streaming, quando al centro della copertina del disco, in piccolo, è evidente che campeggia la scritta “Domenica”?