Nel mio piccolo, voglio porre fine a un’ingiustizia: il fatto che l’album “Domenica” di Franco Serafini in arte Serafini, pubblicato nel 1982, non abbia mai ricevuto una recensione online, e forse (ma questo non lo so per certo) neppure cartacea. Già immagino le risposte: “Ma dai, è solo un album di musica pop obsoleta, come ce ne sono tanti.” Sì, un cazzo!
Franco Serafini nasce a Oleggio in provincia di Novara nel 1958, compie studi al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e fu uno dei componenti della band di pop melodico I Panda (ne farà parte dal 1976 al 1979) che nel 1977 ottennero un one-hit wonder in Italia con Voglia di morire, brano prodotto dal fratello di Vangelis, Nico Papathaniassou, il quale in seguito porterà la band a Londra negli studi del fratello per incidere il nuovo singolo. Il soggiorno di Serafini a Londra, durante il quale ebbe modo di collaborare insieme ai Panda con il musicista Vangelis, lascerà un’impronta fondamentale sul suo percorso artistico.
Lasciata la band nel 1979, Franco Serafini si unirà nel 1980 alla band Everest, con cui inciderà due singoli per poi intraprendere la carriera solista che lo porterà a pubblicare “Domenica” nel 1982. L’inizio degli anni ’80 in Italia rappresentò un periodo di svolta per la musica leggera, con l’emergere di nuove sonorità elettroniche che sconcertarono molti. Queste innovazioni, tuttavia, fecero presa su diversi musicisti di impronta “tradizionale”, che vi si lanciarono a capofitto.
Nel 1982, lo stesso anno della pubblicazione di “Domenica”, uscì anche “E già” di Lucio Battisti; l’anno successivo fu la volta di “Oh! Era Ora” di Adriano Pappalardo e “Tango” dei Matia Bazar. Questi album, accomunati dall’uso massiccio di sintetizzatori e drum machine, segnarono profondamente la musica leggera italiana di quel periodo.
“Domenica” si colloca proprio in questo contesto. Interamente suonato dallo stesso Serafini, l’album vede l’artista cimentarsi con pianoforte, Fairlight CMI e batteria, componendo tutte le musiche. Per i testi, invece, si affidò a Marco Ferrari e Claudio Ramponi.
Postilla: Franco Serafini è stato il primo in Italia ad usare il Fairlight, e per meglio dire, è colui che lo ha introdotto nel bel paese.
“Domenica” si apre col botto: il primo brano, “Se Ti Va Così”, è un pezzo killer-funk micidiale che ha ottenuto solo di recente la visibilità che merita, anche grazie alla sua inclusione nella compilation curata da David Nerattini, “Paisà Got Soul”. Definirlo “killer-funk” non è un’esagerazione: il brano si presenta come una miscela esplosiva di groove incalzante, linee di basso pulsanti e arrangiamenti che non avrebbero sfigurato nella scena internazionale del funk di quel periodo. In un contesto musicale italiano ancora fortemente legato al cantautorato e alla melodia tradizionale, “Se ti va così” spicca come un esperimento capace di catturare l’energia e il dinamismo della musica afroamericana, reinterpretandola con una sensibilità italiana. Rimane un brano unico anche nell’economia dell’album, poiché i pezzi successivi si muovono verso sonorità marcatamente pop. Tuttavia, ad eccezione di “Lune Bianche, Carte Basche”—una ballad che richiama la classica melodia italiana—le altre canzoni risultano tutt’altro che scontate.
“Quasi Sempre” è un energico brano synth-pop al confine con l’elettro-prog, caratterizzato da una suggestiva apertura melodica nell’inciso, suonata con un organo che ricorda quello da chiesa. “Dove Sei” si presenta come un pezzo pop più tradizionale e arioso, arricchito da una splendida linea melodica nel ritornello, un pregevole arrangiamento e un assolo di synth firmato dallo stesso Serafini.
“Vai” è costruito come uno swing postmoderno, con un groove incisivo alla base, mentre con “Movimenti” si torna a un pop più classico. Anche “Una Domenica Simpatica”, pur rientrando in un ambito pop, si distingue per una notevole apertura melodica nell’inciso, mantenendo comunque una struttura meno convenzionale. “Una Storia” sfocia in influenze latin, che sul finale richiamano quasi un calypso. L’album si chiude con “Me”, un brano strumentale eseguito al pianoforte, dal respiro new age e dall’atmosfera suggestiva.
Nonostante il valore dell’opera, l’album passò come una meteora, conosciuto da pochi ma meritevole di riscoperta. Franco Serafini pubblicherà il suo secondo e ultimo album solista, “Più Bella Di Lei”, nel 1984.
Dal 1985 diventerà collaboratore fisso di Mina e successivamente si dedicherà alla composizione di jingle pubblicitari per marchi prestigiosi, oltre a firmare colonne sonore per fiction televisive e cinema.
P.s. Una cosa che mi ha incuriosito da sempre: perchè il primo album solista di Franco Serafini viene da tutti indicato come “Serafini”, anche nei servizi di streaming, quando al centro della copertina del disco, in piccolo, è evidente che campeggia la scritta “Domenica”?
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