The Boogie Files: Love’s On Our Side - Jerry Knight (1982, A&M Records)
Autore di tre album solisti, Jerry Knight nasce a Los Angeles nel 1952. Conosciuto come vocalist e bassista, è uno dei membri fondatori dei Raydio insieme a Ray Parker Jr., band in cui militerà per due anni, fino al 1978. A lui si deve la voce solista nel brano “Jack and Jill” – di cui, secondo dichiarazione dello stesso Parker, firmò anche la scrittura assieme alla moglie Jill Knight. Bassista dallo stile immediatamente riconoscibile, prima dei Raydio fu un apprezzato turnista, e lo possiamo ascoltare anche nel celebre “Lovely Day” di Bill Withers.
Oggi però voglio focalizzarmi sul suo terzo e ultimo album solista, pubblicato nel 1982: Love’s On Our Side. È il più soul dei tre, dove Knight abbandona le venature rock che avevano caratterizzato le prove precedenti. Love’s On Our Side non è un album completamente votato al boogie; la cifra dominante è un R’n’B morbido e carezzevole, dove la melodia è sempre in primo piano. Ne è esempio perfetto Brand New Fool, pezzo elegantissimo in cui pop e soul si fondono in un connubio peculiare e raffinato. Altrove emerge il funk disco con reminiscenze anni ’70 di I’m Down For That – ascoltate le svisate d’archi che ci catapultano in piena era disco. L’R’n’B di classe che ricorda le produzioni di Quincy Jones si fa sentire in Nothing Can Hold Us Back, dove Knight distribuisce classe e mestiere con naturalezza.
Ma quindi, il boogie dov’è? C’è, eccome se c’è. Apre il disco con She’s Got To Be (A Dancer), e lo fa alla grande: funk sincopato, synth minimale che tratteggia l’ossatura del pezzo, incuneandosi tra fiati, chitarra e basso. Abbassa i bpm della disco ma costruisce un brano da dancefloor micidiale. Il boogie lo ritroviamo in Fire, altro highlight del disco, con un giro di basso avvolgente e un synth discreto ma essenziale: è la quintessenza del groove. Le ballad, però, colpiscono al cuore. Beautiful è un concentrato di stile e romanticismo che evita con eleganza ogni picco glicemico: un brano che dice molto – se non tutto – di cosa furono gli anni ’80 per chi li ha vissuti dal lato soul della barricata.
Ma siamo qui per il boogie, giusto? Allora sotto con Do It All For You: basso incalzante, funk e synth in simbiosi secondo la lezione di Prince, ma senza strafare. Knight dimostra un senso della misura che attraversa l’intero disco, evitando smargiassate gratuite. E poi c’è la chiusura: Do You Really Mean It, ballad intensa e sensuale, con sax e chitarre languide che riportano agli Stylistics del decennio precedente. È una canzone da ballare stretti, perduti, avvinghiati a chi si ama. Ed è forse questo il lascito più autentico dell’album: la capacità di far convivere groove e sentimento senza forzature, restituendo un ritratto vivido di un’epoca in cui il soul sapeva ancora parlare al corpo e al cuore con la stessa voce.
Dopo questo disco, Knight abbandonerà la carriera solista per unirsi a Ollie E. Brown, con cui formerà il duo Ollie & Jerry. In seguito inizierà a lavorare con i Jets, firmando alcuni brani, e continuerà a collaborare come autore e produttore per artisti come i Whispers, Elkie Brooks e Patrice Rushen. Jerry Knight morirà nel 1996, a soli 44 anni, a causa di una malattia incurabile.
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