La vecchia arte dei cantanti di soul sofisticato, in linea con i grandi crooner del passato, è quasi scomparsa. Di ciò che fu il new jack swing degli anni tardi ’80 e primi ’90, genere che aveva saputo fondere soul, contemporary R’n’B e hip-hop, resta ben poco. Questo stile è stato surclassato nella cultura black dal rap e dalla trap. Qualche piccola sacca di resistenza ancora persiste, ma si conta sulle dita di una mano. Tra i cantanti storici che continuano a incidere dischi troviamo Kenny Lattimore, Keith Sweat e Will Downing, mentre tra i nuovi interpreti devoti alla causa spicca Devin Morrison.
Oggi parleremo di Will Downing, che, puntualmente, in prossimità delle festività natalizie, ritorna con un nuovo disco, spesso in formato EP, come è accaduto anche quest’anno. Una formula che trovo perfetta: mezz’ora di musica, composta quasi sempre da sei brani, un formato ideale per assaporare un genere che ormai non interessa più alle giovani generazioni.
Anche in Luscious, la formula non cambia. Gli arrangiamenti strumentali sono estremamente raffinati e lussuosi, perfetti per accompagnare la voce elegante come la seta di Will Downing, una delle più belle del panorama soul. La sua voce richiama a tratti il grande Luther Vandross, del quale Downing ha evidentemente assimilato la lezione. È una musica che qualcuno potrebbe liquidare come “troppo soft” o etichettare come semplice sottofondo per serate in dolce compagnia, quasi fosse qualcosa da disprezzare. In realtà, colpisce per la straordinaria maestria vocale di Downing, che si conferma un crooner convincente anche in questo scorcio di secolo, proponendo canzoni che si discostano dagli standard jazz tradizionalmente associati al genere.
In Luscious spiccano brani come Forevermore e le cover di Mama Used To Say di Junior (1982) e In The Wee Small Hours of The Morning, una delle più belle canzoni cantate da Frank Sinatra. Questi pezzi, sembrano voler tracciare un filo di continuità nell’arte del crooner, tra passato e presente.
I brani restanti rappresentano il meglio che il soul sofisticato possa offrire in questi anni disgraziati, in cui l’arte del canto sembra sempre più straziata da cialtroni che declamano in versi sguaiati le loro farneticazioni su denaro, successo effimero e superficialità. Will Downing, invece, rimane ancorato a un’idea di musica che celebra l’eleganza, il sentimento e la bellezza della voce come strumento principale, un’arte che sembra appartenere a un’altra epoca ma che lui riesce a rendere viva e attuale.
Luscious è, dunque, un piccolo gioiello per chi sa ancora apprezzare un certo tipo di raffinatezza musicale, lontana dai trend e dagli algoritmi che dominano oggi il mercato. È un disco che non grida per farsi notare, ma sussurra con grazia, ricordandoci che c’è ancora spazio per la qualità, per l’emozione sincera, e per il rispetto di una tradizione che, pur evolvendosi, non perde mai la propria anima.
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