domenica 25 agosto 2013

GENERAZIONE COCKTAILS: "ALEXANDER" meet RAY CONNIFF and THE WAY YOU LOOK TONIGHT


Alexander, il primo cocktail che ho bevuto e uno dei più adatti per concludere nel modo migliore la giornata. E' un cocktail storico creato nel 1922 dal barman londinese Larry Mc Elhone, uno tra i più grandi miscelatori di bevande mai esistiti, si dice che sia stato inventato in onore di una famosa signora   dell'epoca, tale Mary Princess, unitasi in matrimonio nel lontano 1922 con un lord inglese. Il colore bianco del cocktail richiama l'abito della sposa e si dice che è una possibile rielaborazione del cocktail Panamà, che prevedeva come ingrediente base il gin al posto del cognac, cognac che è stato sostituito più recentemente con il brandy, meno nobile del distillato francese ma sempre buono come miscelabilità. Un cocktail da after-dinner, molto buono e bello caloroso, è stato per molto tempo il primo cocktail studiato nelle scuole alberghiere, poiché era il primo nella lista dei cocktail internazionali.

L' Alexander si prepara con 2cl di Brandy o meglio ancora con del Cognac francese, 2cl di Crema Cacao scura, se volete ottenere l'effetto del cocktail originale meglio la crema cacao bianca, 2cl di Crema di latte e opzionalmente della noce moscata da grattugiare. Va shakerato il tutto con del ghiaccio e servito nella coppetta a "V", eventuale grattugiatina di noce moscata, se vi piace.

L'artista da abbinare con al gusto vellutato dell'Alexander è l'orchestra di Ray Conniff, una guilty pleasure che mi porto dietro da una vita, da quando la passavano come intervallo tra una partita e l'altra in tv e da numerose pubblicità sulle tv locali. L'orchestra di Ray Conniff aveva la peculiarità, imitata ma mai eguagliata e superata di aver creato il "coro invisibile", cioè "quattro donne e quattro uomini le cui voci venivano abbinate in maniera perfetta a determinati strumenti". Ma ecco quello che ci dice lo stesso Conniff: "Non sono stato il primo ad usare le voci come strumenti, questo si fa nelle sinfonie classiche. Ma penso di essere stato il primo ad averle fatte correre parallelamente agli strumenti fino a confondere l'orecchio. Ad esempio trombe e voci femminili vanno insieme, poiché operano su una gamma di frequenze quasi identica, allo stesso modo le voci maschili si abbinano meglio con sax baritoni e tenori".

E se l'unica rivoluzione possibile in musica, adesso, sia quella di ascoltare la musica che ascoltavano i genitori ? Ovvero, "nel momento in cui il "rock alternativo" è diventato esso stesso mainstream da classifica, il suono che un tempo rappresentava il mainstream è divenuto profondamente alternativo.
Il recupero post moderno di questi suoni, creato in particolare da artisti che operano in ambito di musica elettronica usando samples o poco più, è stata forse l'unica arma da contrapporre ad un rock "alternativo" eternamente appiattito su antichi modi e antichi rituali".

Fonte: Mondo Exotica - Francesco Adinolfi - Ed. Einaudi

venerdì 23 agosto 2013

COCKTAILS GENERATION: "GRASSHOPPER" meet FIORENTINA, CATERINA VALENTE and JUAN CUADRADO


Oggi spero che vogliate concedermi una piccola soddisfazione, visto il risultato positivo del preliminare di Europa League che ha visto protagonista la mia squadra del cuore, la Fiorentina. Il cocktail "Grasshopper" però esiste davvero, non è stato creato certo ieri dal sottoscritto, dopo aver visto la partita, ma da un barman del club Crytirion di Londra intorno agli anni '30, che osservando in un prato vicino al locale una piccola cavalletta, ebbe l'ispirazione di creare un drink che avesse il colore del piccolo insetto e fosse altrettanto energico. Il cocktail è a base di tre creme: 1/3 di liquore di crema di menta verde, 1/3 di liquore crema cacao bianca e 1/3 di crema di latte, va preparato nello shaker (una bella shakerata, come la discesa di Quadrado ieri sera, per intendersi) con ghiaccio e servito nelle coppette a "V". E' un tipico after-dinner, molto buono, una sorta di "Alexander" modificato, e lo potete servire anche dopo i match di football.
Quale musica abbinare al "Grasshopper" ? Che ne dite di Caterina Valente e della sua Tik a Tee Tik a Tay ?

giovedì 22 agosto 2013

GENERAZIONE COCKTAILS: "MANHATTAN" meet LES BAXTER and JEWELS OF THE SEA


Non poteva mancare in questa rassegna estiva un drink con ingrediente il nobile distillato del whiskey.
Il cocktail in questione è il "Manhattan", uno dei drink più alla moda e più bevuti, in particolare come after dinner, anche se la presenza del vermouth rosso e dell'angostura lo identificherebbe come aperitivo, ma capite bene che farsi un whiskey prima di cena, purché camuffato, è opera da stomaci corazzati. Il "Manhattan" si dice sia stato creato nell'omonimo club di New York, dove nel 1870 durante un ricevimento tenuto da Jerrie Jerome, ovvero la madre di Winston Churchill, in onore del candidato alla presidenza Usa, Samuel Tilden. Il cocktail, creato dal Dott. Iain Marshall, divenne così di gran moda, grazie anche al successo del banchetto e così come in America, ebbe la stessa fortuna anche in Europa, prendendo il nome del club dove fu bevuto per la prima volta.Il "Manhattan" è uno dei drink più citati nei programmi televisivi ed al cinema, ad esempio in "A qualcuno piace caldo" vediamo Marilyn Monroe e le ragazze protagoniste della pellicola improvvisare un party nella carrozza del treno, preparare un "Manhattan" usando il Bourbon al posto del Canadian.
Anche Bart Simpson deve la vita al "Manhattan"; nell'episodio "Bart L'Assassino" verrà risparmiato dalla mafia di Springfield solo se riuscirà a preparare un "Manhattan" perfetto. Riuscendo nell'impresa, Bart diverrà poi il barman della mafia stessa.
Fonte: Mixstory, la guida professionale al mondo del bar.

Il "Manhattan" si prepara nel mixing glass mettendo come primo ingrediente una goccia di Angostura, poi  5/10 di Rye o Canadian Whiskey e per ultimo 3/10 di Vermouth Rosso, mescolare leggermente e servire in coppa a "V" decorando con una ciliegina rossa candita con gambo.

La musica di accompagnamento di oggi è del leggendario Les Baxter, re della musica così detta "lounge", perfetta per sorseggiare cocktails sul divano di casa e lasciarsi trasportare in luoghi tanto esotici quanto improbabili. Pioniere nell'uso del Theremin prima di chiunque altro, Les Baxter fu capace di creare dischi con delle partiture così complesse che niente avevano da invidiare ai compositori di musica classica. Il disco di oggi, se vi piace Ravel, è probabile che lo gradirete.

martedì 20 agosto 2013

GENERAZIONE COCKTAILS: "MARTINI" meet KOOP and SUMMER SUN


In principio fu il "Martinez", bevanda composta da gin e vermouth rosso. Come ci dice il fondamentale libro "Mondo Exotica" di Francesco Adinolfi, questo cocktail si perde nel tempo, si hanno le prime avvisaglie del drink già nel diciottesimo secolo, quando il compositore tedesco Johan Schwarzendorf era solito farsi servire una mistura composta dal Jenevier, distillato olandese progenitore del gin e vermouth rosso. La ricetta del drink si dice che abbia viaggiato a lungo fino ad arrivare sulle coste della California intorno al 1870, anno in cui si iniziò a parlare di due diverse denominazioni del cocktail, al quale nel frattempo era stato sostituito il Jenevier per il gin: Martinez e Martini.
Martinez era una cittadina californiana dove era solito recarsi un famoso cercatore d'oro dell'epoca che prima di mettersi in viaggio sostava presso l'Occidental Bar di San Francisco, regno del barman Jerry Thomas, il quale gli aveva servito un drink denominato "Martinez", in onore della città mineraria. Successivamente Thomas si trasferirà a New York, portandosi dietro la ricetta del Martinez, il quale diventerà poi noto come "Martini". La ricetta nel frattempo non cambiò, continuando a privilegiare il vermouth rosso. Dal 1891 però, ci fu un primo cambiamento ed alcuni barmen al posto del vermouth rosso decisero di utilizzare il vermouth francese Noilly Prat dando alla bevanda un sapore più asciutto.
E qui inizia un'altra storia: con l'inizio del ventesimo secolo infatti, la storia del drink si lega al nostro paese, ma non ha niente a che vedere con la ditta Martini & Rossi. Il merito del cocktail così come lo conosciamo oggi va ad un barman italiano di Arma di Taggia, tale Martini appunto, impiegato nel 1912 al Knickerbocker Hotel di New York, dove ideò il cocktail così come lo conosciamo oggi in onore di John D. Rockfeller. L'intuizione geniale fu quella di sostituire il Noilly Prat con il vermouth italiano Martini Dry, notevolmente più aromatico, grazie anche alle insistenze dei "martiniani" che esigevano un drink più secco. Per aggiungere ancora più mistero, va detto poi che ad Arma di Taggia non c'è traccia di famiglie Martini emigrate in America ed è molto probabile che lo stesso sia uno pseudonimo usato dal barman, probabilmente un componente della famiglia Queirolo, questa si emigrata dal paese ligure a New York nel 1911.

Anche il brano di oggi è legato inequivocabilmente al drink "Martini". Innanzi tutto, se osservate bene il video, vedrete che ad un certo punto appaiono nell'animazione prima il classico calice a "V" dove viene servito il Martini, e poi l'oliva infilzata nello stecchino, altro tipico ingrediente che si andò ad aggiungere nel tempo al drink. Poi la musica dei Koop: il duo olandese compone le sue canzoni come un cocktail, tutti i suoni che ascoltate, ad eccezione della voce, sono samples di altre canzoni e loro sono talmente bravi da averci costruito sopra delle canzoni da gustarsi come ci gustiamo un buon Martini.

Il Martini si prepara con tre parti di gin e mezza di Martini dry, va mescolato nel mixing glass insieme a 5/6 cubetti di ghiaccio e serviti nel calice a "V" precedentemente raffeddato. Servire con un'oliva verde e se volete, con una strisciolina di scorza di limone.

Una curiosità: lo scrittore Ernest Hemigway nel suo soggiorno veneziano si faceva servire da Giuseppe Cipriani, proprietario dell'Harrys Bar, un Martini modificato ribattezzato "Montgomery",  "perché voleva che fossero rispettate tra gin e vermouth le stesse proporzioni che il famoso generale inlgese era solito applicare in battaglia tra i suoi soldati e quelli nemici: quindici a uno".

lunedì 19 agosto 2013

GENERAZIONE COCKTAILS: IL "NEGRONI" meet PAPIK and THE PUZZLE OF LIFE


Se c'è un cocktail che più di altri identifica una nazione, questi è senz'altro il Negroni. Variante de L'Americano, poi vedremo perché, è stato creato grazie ad una intuizione del conte Camillo Negroni, assiduo frequentatore del Bar Casoni di Firenze, oggi Bar Giacosa (famoso anche per i suoi panini tartufati). Nel 1922 il conte Negroni suggerì al barman Fosco Scarselli di aggiungere al vermouth rosso e al Campari de L'Americano una parte uguale di gin: detto fatto, nasceva così il "Negroni", uno dei cocktail più "duri" che sia mai stato dato di bere. Le sensazioni che questo cocktail danno al palato sono eccezionali, per quanto mi riguarda la grandezza di questo cocktail fa strame dei drink modaioli che si sono affermati ultimamente, "mojito" e "caipirinha" in primis. Il "Negroni" ha avuto molta fortuna anche negli Usa, affermandosi come drink da "transition bar" ovvero quei locali di passaggio collocati vicino alle stazioni ferroviarie dove la fauna locale era composta principalmente da vedove in caccia di nuove prede o playboy che nell'attesa del treno puntavano nuovi amori. Il fascino del "Negroni" è ben descritto nella novella di Tennessee Williams "La primavera romana della signora Stone" dove la protagonista - una turista disorientata - entrava in un locale buio e si dava anima e corpo al drink: "Il gin cullato dal dolce vermouth rappresentava il desiderio di Mrs. Stone di sottrarsi al giogo della mezza età e aprirsi a giovani amori; il Campari, invece, con il suo caratteristico gusto lasciava presagire una fine amara". 
Inutile dire che ancora oggi, ovunque nel mondo, scorrono fiumi di "Negroni".
Da servire in un tumbler con 4 cubetti di ghiaccio, niente fettina di arancia e niente cannuccia per quanto mi riguarda.

Fonte: "Mondo Exotica" - Francesco Adinolfi, Ed. Einaudi 2000

domenica 18 agosto 2013

GENERAZIONE COCKTAILS: L'AMERICANO meet ASTRUD GILBERTO and CALL ME


Forse il primo cocktail inventato dal genio italico: prima del Negroni e del Bellini questo è stato il punto di riferimento alcolico per generazioni di nottambuli e viveur. Creato negli anni 20 a Milano, L'Americano era ed è composto da 5/10 di bitter Campari e 5/10 di vermouth rosso e il suo nome rimandava in modo esplicito allo spirito del tempo che guardava agli Stati Uniti come ad un possibile eden esotico lontano ma raggiungibile, si dice anche che il nome sia stato dato in onore del pugile italiano Primo Carnera che divenne campione del mondo dei pesi massimi giustappunto in America, a New York.  L'Americano viene presentato in un bicchiere "highball"  con ghiaccio, soda, una scorza di limone e mezza fetta di arancia. Ha avuto una variante nel corso degli anni con il "Milano-Torino", cocktail dove al posto del vermouth rosso veniva aggiunto il Punt-e-Mes (anche se alcuni dicono il contrario, ovvero che sia stato creato prima il MI-TO). L'Americano è stato il nostro cocktail più conosciuto e apprezzato all'estero, prima dell'avvento del Negroni, ma di questo parleremo domani.

sabato 17 agosto 2013

JIRO INAGAKI & HIS SOUL MEDIA - BREEZE


L'album da cui è tratto il brano di oggi, "Funky Stuff" release del 1974,  è stato per molti anni una chimera per molti appassionati di fusion, vinile pressoché introvabile è stato fortunatamente ristampato in cd da un paio di anni. Ci muoviamo su territori jazz-rock morbidi, Crusaders e Bob James i primi nomi che mi vengono in mente, il disco è giocato tutto sul sax del leader con una buona dose di tastiere fender rhodes e con la chitarra elettrica a rifinire il tutto. Un buon groove, metropolitano e notturno in questo superbo pezzo di oggi, l'album non è da meno e voglio segnalarvi anche una discreta cover di "Funky Stuff" dei Kool & The Gang. Che dire ancora, se non che i giapponesi su queste sonorità non sono secondi a nessuno.

venerdì 16 agosto 2013

SWING OUT SISTER: LOVE WON'T LET YOU DOWN


Eccoli, finalmente gli SOS approdano sul blog, e quale stagione migliore di questa per ri-ascoltarli. In sintonia con questi post agostani, il brano di oggi è tratto da "Where Our Love Grows", disco del 1984, piuttosto raro, perlomeno in Italia, dove gli SOS, se non per la cerchia dei fans, sembrano scomparsi. La ricetta è sempre quella, da godimento puro per gli amanti del pop di classe, la bella e potente voce di Corinne Drewery illumina un brano che è la summa del sound SOS: orchestrazioni che rimandano al pop british dei '60 - Dusty Springfield sulla soglia di casa -, suggestioni bacharachiane e quelle melodie che ti stendono al tappeto. E personalmente ogni nuova uscita della band (a proposito sono fermi dal 2008, anno di uscita di "Beautiful Mess") è una speranza di ritrovare quella magia che mi regalò "Kaleidoscope World"*, il loro capolavoro assoluto del 1989. Ne riparleremo, quando il freddo busserà di nuovo a queste latitudini e la voglia di sole e di caldo sarà pari alla voglia di ascoltare, di nuovo, gli Swing Out Sister.

*Tutto quello che è accaduto poi nel mondo del neo-pop o pop sperimentale alla Stereolab lo si deve a questo disco, che piaccia o meno.

giovedì 15 agosto 2013

UNA CANZONE: EVERY KINDA PEOPLE - ROBERT PALMER


Da come sorride sornione sul fronte della copertina, osservando due bikini "dimenticati" sul bordo piscina da delle signorine, si capisce che Robert Palmer era un tipo che la sapeva lunga. Per fortuna nostra non solo per quanto riguarda l'arte amatoria, ma anche in quella delle sette note; si perché l'album da cui è tratto il brano di oggi è uno dei capolavori del pop elegante e ultra-sofisticato.

Prodotto nel 1978 da Palmer insieme al genio di Tom Moulton "Double Fun" si muove sinuoso tra suggestioni giamaicane, blue eyed soul, funk bianco e rock da fm station, un miracolo verrebbe da dire, e miracolati da tanta bellezza furono quei pochi fortunati che ebbero la dote di ascoltarlo su qualche sparuta radio locale. 

Robert Palmer ebbe un momento di gloria anche qui da noi con il singolo "Johnny and Mary" uscito qualche anno dopo, e non poteva essere diversamente: un brano molto più semplice quindi anche più adatto alle orecchie dell'ascoltatore italiano medio, "Every Kinda People" è invece un pezzo da intenditori della materia, di tutte quelle persone (me compreso) che si venderebbero la mamma pur di riuscire ad ascoltare la canzone pop "perfetta". Qui direi che ci siamo quasi: il brano è un mirabile esempio di soul bianco, con inserti di musica caraibica, Marvin Gaye dietro l'angolo e un testo che parla di multiculturalismo prima che questa parola diventasse una moda.
Il quasi è per la prossima canzone che è ancora da scrivere.

mercoledì 14 agosto 2013

TAVARES: MADAM BUTTERFLY



Chiariamo subito: i Tavares con le arie di Puccini non c'entrano niente, anzi, in questo caso neanche con il titolo dell'opera, là era la "Madama Butterfly" qui si tratta di "Madam", l'unico tratto in comune magari è la professione della signora...
"Madam Butterfly" è il settimo album dei fratelli Tavares, datato 1979 ,  vede un netto distacco dalle atmosfere disco degli album precedenti; chiaro che arrivati a questo punto i nostri fratellini, già onusti di gloria e "vaini" (quattrini nel dialetto livornese) avessero voglia di cambiare registro, tornando a quelle sonorità soul/r'n'b degli esordi. Il brano di oggi ne è un bell'esempio, ballad svolta in mid-tempo, semplice e orecchiabile, è un po' il tratto comune dell'album, canzoni da gustarsi in santa pace con un bell'aperitivo in mano, lontano da discoteche e danzatori sudaticci, se poi avete la fortuna di essere sul bordo di una piscina, direi che siamo a dama.

martedì 13 agosto 2013

HAMPTON HAWES: J.B.'s HEAD



Oggi ci occupiamo di un "santo" del jazz, Hampton Hawes, pianista forse oggi dimenticato, ma che è stato uno dei nomi di punta del jazz nel momento del passaggio dal be bop a forme più accattivanti come il sound così detto "west-coast", quello per intendersi che ebbe in jazzisti quali Stan Getz, Gerry Mulligan e Chet Baker i loro nomi di punta. Il brano di oggi è tratto da un album del 1972, "Universe", dove possiamo ascoltare Hampton avventurarsi nel mondo della fusione del jazz con i groove funk, suonare il piano elettrico, l'organo e il synth, insomma una ulteriore conferma dell'apertura mentale del nostro. Album non di facile ascolto, ma assolutamente da rivalutare e uno degli ultimi del nostro, sorprende ancora oggi per la ricerca creativa che Hawes, da vero jazzista, perseguì in quegli anni, scontrandosi con i fans di vecchia data che lo avrebbero preferito nella più rassicurante versione di jazzman classico. Hamton Hawes ci ha lasciati nel 1977, non così, spero, la sua musica. 

lunedì 12 agosto 2013

KIMIKO KASAI: MMM MMM GOOD



Lasciate perdere la pronuncia inglese della signora che oggi fa bella presenza sul blog: non è questa la qualità che si richiede per cantare una bella canzone. Kimiko Kasai di qualità ne ha molte, oltre ad essere una bella signora, è stata una delle cantanti giapponese più rappresentative di quel genere che ben conoscete, a cavallo tra jazz, pop, soul, insomma si, chiamatelo westcoast o pop aor, il discorso non cambia. La canzone di oggi arriva dall'album "Love Talk" inciso dalla signora nel 1984, mirabile esempio di classe trasportata in musica. Kimiko Kasai adesso non canta più, se non in casa sua o per amici, in quanto dal 1990, data della sua ultima uscita discografica, si è data al design di gioielli, e forse non poteva che essere diversamente, dopo una carriera dedicata a cantare gemme come questa, ha pensato bene di tradurre in oggetti preziosi quello che ha cantato.

sabato 10 agosto 2013

SABATO CLUB: LA MUSICA SECONDO TOM JOBIM


Il sabato sera si va al cinema: direttamente dall'arena sotto le stelle, "La Musica Secondo Tom Jobim"
Buona visione e buona notte di San Lorenzo !

venerdì 9 agosto 2013

MARC SADANE: ONE WAY LOVE AFFAIR



Quella di Marc Sadane è una storia comune a quella di tanti altri artisti: parti con tutte le intenzioni di fare bene, hai una buon responso dalla critica, ma resti al palo. Di lui si trova poco in rete, quindi vi parlerò della sua splendida voce che accompagna questa splendida ballad: l'anno è il 1981, Sadane è appena uscito con il suo primo album (ne seguirà un altro "Exciting"nel 1982, poi chiuso) la produzione è di quelle giuste, Mtume/Lucas il duo che provò a far prendere il volo alla carriera solista di Marc. Niente di rivoluzionario, intendiamoci, soltanto un bel disco che ricalca qua e là lo stile urban del George Benson di quegli anni, quindi musica raffinatissima, gran gusto negli arrangiamenti, una voce, come detto, superba, un singolo che diresti adatto a scalare le classifiche. Che dite, poteva bastare tutto questo per fare di Sadane una stella? No, purtroppo, è già tanto che si trovano ancora i suoi dischi (i vinili ad esempio ve li tirano dietro, per il cd dovete sborsare fino a 135 euro). Quindi la voce, dicevamo: calda dalle molte sfumature, leggermente ruvida, ci trovo un po' di Teddy Pendregrass e un po' di Johnny Taylor, adattissima per questo tipo di ballad mid-tempo.
La ascolto da qualche giorno, questa canzone mi fa stare bene, spero lo sia anche per voi.

giovedì 8 agosto 2013

QUANTUM JUMP: NO AMERICAN STARSHIP


Prendete tre ragazzi britannici innamorati degli Steely Dan, pensate a questi con una spruzzata di prog e avrete i Quantum Jump. Ora, che siano stati innamorati della ditta Fagen/Becker lo penso io, questo perché ascoltando il brano oggi proposto ma anche l'omonimo album di esordio da cui è estratto, il primo pensiero che affiora è proprio quello. Il periodo poi era quello giusto, il 1976 (altri due album ci regaleranno poi i Quantum Jump, "Barracuda" del 1977 più marcatamente prog e "Mixing" che è sostanzialmente una compilation dei primi due album riarrangiati con sonorità più danzerecce) e la musica che girava intorno allora era anche quella. Rupert Hine, produttore, chitarrista e session man fu il nucleo portante della band, a cui si aggregarono il batterista Trevor Morais e il bassista John G. Perry, già componente dei Caravan (da qui forse quel po' di prog che si può trovare nell'album). Tre musicisti amanti del jazz e del funk mischiato con del buon rock, nati forse fuori tempo massimo, questi erano in sostanza i Quantum Jump. Cercate e ascoltate i loro dischi, (da discogs con 6 euro vi portate a casa il vinile del primo album) non ve ne pentirete.

 

mercoledì 7 agosto 2013

GEORGE DUKE: FLOOP DE LOOP



Oggi è inevitabile dedicare due righe a George Duke, uno dei miei "eroi" giovanili, scomparso lo scorso 5 agosto. Niente coccodrilli però, per quelli ne trovate a bizzeffe in rete, ma soltanto un piccolo ricordo da chi ha amato la sua musica.  Il "mio" Duke è stato quello del periodo post Frank Zappa, come nel brano che ascoltiamo oggi, tratto dal suo album del 1975 "The Aura Will Prevail" (se vi interessa su discogs vendono un testpressing dell'album alla modica cifra di 220 euro) quando se ne partì su di una astronave con i suoi synth per costruire un nuovo tipo di sonorità, che tanto dovevano al jazz come al funk e al blues. La produzione della metà dei seventies è da ascoltarsi in loop continuo, ancora oggi sono una fonte di meraviglie sonore, la tecnica abbinata all'arte con la capacità di regalare emozioni. Questo, in poche parole, è stato George Duke.

martedì 6 agosto 2013

CLARENCE REID: LIVING TOGETHER IS KEEPING US APART


Clarence Reid è un bel tipino: artista dalle doti notevoli, ha preferito passare alla storia con lo pseudonimo di "Blowfly", ovvero nei panni di un cantore di storie X-Rated (a proposito delle doti notevoli di cui sopra) che non in quelle di performer tradizionale di musica soul. Il brano di oggi, mi preme dirlo, non ha niente a che vedere con la sua produzione più "scollacciata", un titolo esplicativo su tutti "Electronic Banana" disco uscito a nome Blowfly nel 1985, ma fa parte della sua scarsa produzione a nome Clarence Reid. L'album da cui è tratta è "Running Water" disco del 1973, un bel concentrato di r'n'b in salsa funky. Bella la canzone e bella anche la voce, impostata con un pensiero ai santi dell'r'n'b, Pickett e Redding, tanto per scomodarne due. Della sua produzione "hard" poco mi importa, come si dice, meglio essere sul pezzo che guardare ( o ascoltare, nel caso di Mr. Blowfly).

lunedì 5 agosto 2013

BRIDGE - NO WHERE LOVE AFFAIR


Oggi presentiamo i Bridge, band di Baltimora che mise in opera una fusione sofisticata di soul, funk, latin e pop con sfumature jazz - acid jazz in anticipo sui tempi direi - con tutti gli elementi per diventare una grande band. Putroppo così non avvenne, liti con la produzione, la Cbs, e scazzi tra i componenti la band, otto musicisti otto, posero ben presto fine all'avventura del gruppo. La canzone di oggi è parte di un disco fantasma, "Crying For Love", inciso nel 1981 e mai uscito se non venti anni dopo in cd. Le canzoni sono in forma di demo, ma bastano a far capire la bravura del gruppo: ottimi strumentisti e due vocalist da brividi. Una curiosità: l'album divenne disco dell'anno 2001 per la rivista inglese "Blues and Soul".

 

domenica 4 agosto 2013

ANRI - LAST SUMMER WHISPER


Questo agosto il dottore non vi lascia soli, anzi. Niente vacanze per il blog, ma un piccolo cambio di formato: in questo mese non saranno presentate nuove uscite, ma sarà fatta opera di archeologia sonora. Un brano al giorno, andando a pescare nei dischi più rari e più improbabili che abbiate mai potuto ascoltare.
Spero che la proposta vi piaccia e quindi iniziamo subito con un'artista che arriva dal Giappone.
Il suo nome è Anri, è diventata famosa nel suo paese come autrice della sigla iniziale dell'anime "Cat's Eye". Il pezzo che ascoltiamo oggi, "Last Summer Whisper", fa parte del suo album uscito nel 1982 "Heaven's Beach", disco orientato verso sonorità pop westcoastiane. La stessa Anri è riconosciuta come una delle prime cantanti di pop giapponese ad avere inserito sonorità occidentali nella musica del sol levante. Nel 2002 la nostra ha iniziato a collaborare con uno dei musicisti cardine del suono jazz fusion:Lee Ritenour.