In principio fu il "Martinez", bevanda composta da gin e vermouth rosso. Come ci dice il fondamentale libro "Mondo Exotica" di Francesco Adinolfi, questo cocktail si perde nel tempo, si hanno le prime avvisaglie del drink già nel diciottesimo secolo, quando il compositore tedesco Johan Schwarzendorf era solito farsi servire una mistura composta dal Jenevier, distillato olandese progenitore del gin e vermouth rosso. La ricetta del drink si dice che abbia viaggiato a lungo fino ad arrivare sulle coste della California intorno al 1870, anno in cui si iniziò a parlare di due diverse denominazioni del cocktail, al quale nel frattempo era stato sostituito il Jenevier per il gin: Martinez e Martini.
Martinez era una cittadina californiana dove era solito recarsi un famoso cercatore d'oro dell'epoca che prima di mettersi in viaggio sostava presso l'Occidental Bar di San Francisco, regno del barman Jerry Thomas, il quale gli aveva servito un drink denominato "Martinez", in onore della città mineraria. Successivamente Thomas si trasferirà a New York, portandosi dietro la ricetta del Martinez, il quale diventerà poi noto come "Martini". La ricetta nel frattempo non cambiò, continuando a privilegiare il vermouth rosso. Dal 1891 però, ci fu un primo cambiamento ed alcuni barmen al posto del vermouth rosso decisero di utilizzare il vermouth francese Noilly Prat dando alla bevanda un sapore più asciutto.
E qui inizia un'altra storia: con l'inizio del ventesimo secolo infatti, la storia del drink si lega al nostro paese, ma non ha niente a che vedere con la ditta Martini & Rossi. Il merito del cocktail così come lo conosciamo oggi va ad un barman italiano di Arma di Taggia, tale Martini appunto, impiegato nel 1912 al Knickerbocker Hotel di New York, dove ideò il cocktail così come lo conosciamo oggi in onore di John D. Rockfeller. L'intuizione geniale fu quella di sostituire il Noilly Prat con il vermouth italiano Martini Dry, notevolmente più aromatico, grazie anche alle insistenze dei "martiniani" che esigevano un drink più secco. Per aggiungere ancora più mistero, va detto poi che ad Arma di Taggia non c'è traccia di famiglie Martini emigrate in America ed è molto probabile che lo stesso sia uno pseudonimo usato dal barman, probabilmente un componente della famiglia Queirolo, questa si emigrata dal paese ligure a New York nel 1911.
Anche il brano di oggi è legato inequivocabilmente al drink "Martini". Innanzi tutto, se osservate bene il video, vedrete che ad un certo punto appaiono nell'animazione prima il classico calice a "V" dove viene servito il Martini, e poi l'oliva infilzata nello stecchino, altro tipico ingrediente che si andò ad aggiungere nel tempo al drink. Poi la musica dei Koop: il duo olandese compone le sue canzoni come un cocktail, tutti i suoni che ascoltate, ad eccezione della voce, sono samples di altre canzoni e loro sono talmente bravi da averci costruito sopra delle canzoni da gustarsi come ci gustiamo un buon Martini.
Il Martini si prepara con tre parti di gin e mezza di Martini dry, va mescolato nel mixing glass insieme a 5/6 cubetti di ghiaccio e serviti nel calice a "V" precedentemente raffeddato. Servire con un'oliva verde e se volete, con una strisciolina di scorza di limone.
Una curiosità: lo scrittore Ernest Hemigway nel suo soggiorno veneziano si faceva servire da Giuseppe Cipriani, proprietario dell'Harrys Bar, un Martini modificato ribattezzato "Montgomery", "perché voleva che fossero rispettate tra gin e vermouth le stesse proporzioni che il famoso generale inlgese era solito applicare in battaglia tra i suoi soldati e quelli nemici: quindici a uno".
Grazie per avermi ricordato questo gradevolissimo brano ( molto brasiliano ) di cui mi ero dimenticato.Per il resto alla salute!
RispondiEliminaBellissima questa tua rassegna GENERAZIONE COCKTAILS... apprezzo molto sia i testi, sia le musiche. Applauso!
RispondiEliminaCome dice wikipedia: L'etimologia del termine cocktail non è chiara, esistono tuttavia diverse ipotesi sulla sua origine
quella che mi piace di più è questa:
potrebbe derivare dai termini inglesi cock (gallo) e tail (coda), forse dovuto al fatto che verso il 1400 nelle campagne inglesi si beveva una bevanda variopinta ispirata ai colori della coda del gallo da combattimento
Leo, ne stai infilando una via l'altra. Riesco persino ad allontanare quell'incubo viola che si chiama come l'idraulico....
RispondiEliminaKoop e Martini dry, what else?