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Questa mattina parliamo di un'artista che con soli due album ha inciso un'altro tassello per la definizione del sound pop-soul californiano. Robert Byrne da Detroit, nessuna parentela con David in tutti i sensi, è stato un musicista che ha inciso solo due album, il primo "Blame it on the night" del 1979 e "An eye for an eye" del 1981 in compagnia del pluristrumentista Brandon Barnes, ma è sul primo album che ci focalizzeremo. "Blame it on the night" rimane uno dei dischi più belli del meta-genere west coast pop, ci troviamo canzoni sofisticate dai suoni avvolgenti ed eleganti, uniche come le Polaroid che illustrano la copertina del disco, con momenti che ricordano il miglior Michael Mc Donald, tutte ugualmente belle al punto che è difficile indicarne una che svetti sulle altre. A chi è appassionato alla difficile arte delle ballate, sappiate che qui ne troverete alcune tra le più belle mai scritte, incastonate in una confezione sonora che fa da supporto e mette in risalto le qualità vocali di Byrne. Il disco, come altri del genere, ha venduto una miseria negli States, andando fuori catalogo in poco tempo e se una gemma del genere è riapparsa tra noi mortali, lo dobbiamo alla lungimiranza dei giapponesi che lo hanno ristampato sottraendolo alle manie collezionistiche - c'è chi si sarebbe venduto la mamma per venire in possesso del vinile originale - rendendolo disponibile a prezzi più umani. La vicenda di Byrne proseguirà come detto nel 1981, con un album pubblicato solo per il mercato giapponese, ma visti i deludenti risultati di vendita anche in questo caso, il nostro tornerà dietro le quinte a scrivere canzoni e a collaborare con altri artisti. Robert Byrne lascerà questa valle di lacrime nel 2005, in circostanze misteriose, lasciando in eredità una manciata di canzoni e forse, in qualche musicista, la ricetta per scrivere delle meravigliose ballate.