Poche parole in questi giorni, soltanto voglia di fare e ascoltare musica. Questo il mio nuovo "Podcast Show" che potete ascoltare anche su Mixcloud, spero che vi piaccia.
Buon Ascolto !
Tetsuji "Tycoon" Hayashi è una figura cruciale ma spesso sottovalutata del City Pop giapponese. Nonostante il suo scarso successo come solista, è stato un prolifico compositore negli anni '80, creando hit iconiche come “Mayonaka no Door/Stay With Me” di Miki Matsubara, brani per Kiyotaka Sugiyama e gli Omega Tribe, e collaborando con artisti come Anri e Mariya Takeuchi. Back Mirror - (1977, Kitty Records) Il suo album “Back Mirror” (1977), sebbene non un trionfo commerciale, segnò una svolta verso un sound che mescolava AOR, Soft Rock e influenze internazionali (Bozz Scaggs, Stevie Wonder), anticipando elementi tipici del City Pop. Nonostante le sue composizioni strumentali raffinate e il ruolo nel definire il genere, Hayashi rimane meno celebrato di nomi come Tatsuro Yamashita, probabilmente a causa della carriera solista meno luminosa. “Back Mirror”, con brani come “Rainy Saturday & Coffee Break”, resta un esempio di transizione artistica e un disco rilassante, si...
Nato a Ōta Ward nel 1950, Yoshitaka Minami è un artista di rara raffinatezza, un concentrato di eleganza che prende forma in musica. Come molti protagonisti del City Pop, anche lui comincia giovanissimo: forma una band ai tempi delle scuole medie e inizia a scrivere canzoni durante gli anni dell’università. Il debutto arriva nel 1973 con The Heroine of the Skyscrapers , prodotto da Takashi Matsumoto — fresco di scioglimento degli Happy End — e da lì partecipa ai progetti di Caramel Mama e Moonriders, nomi chiave di quella scena. Ma qui vorrei soffermarmi su due album che, più di altri, condensano il suo stile inconfondibile: South of The Border e Seventh Avenue South . South of The Border - (1978, CBS/Sony) South of The Border cattura subito l’attenzione, a partire dalla splendida copertina. Dentro, un mix irresistibile di bossanova, exotica e City Pop: atmosfere estive, rilassate, elegantissime, rese ancora più raffinate dagli arrangiamenti di Ryūichi Saka...
Se fosse conosciuto quanto è amato dagli artisti che hanno interpretato le sue canzoni, David Lasley non sarebbe oggi appannaggio di una ristretta cerchia di appassionati, ma occuperebbe un posto di rilievo nello star system musicale. Autore di raffinata eleganza e sensibilità unica, David Lasley è riconosciuto soprattutto per aver firmato brani indimenticabili come “You Bring Me Joy”, reso celebre dall’interpretazione memorabile di Anita Baker nel suo album capolavoro “Rapture”. Le sue prime esperienze musicali maturano nel gruppo Rosie, un progetto in bilico tra r’n’b e sonorità disco che gli permette di affinare il gusto per le melodie sinuose e per gli arrangiamenti ricchi di groove. Dopo aver affiancato stelle del soul e del pop come Bonnie Raitt e Earth, Wind & Fire come vocalist di supporto, Lasley debutta come solista con un album che racchiude la sua cifra stilistica: “Missin’ Twenty Grand”, disco di pop vibrante, ricercato nell’armonia e permeato di ritmi leggeri ma...
Nata nel 1958 a Hirosaki, nel nord del Giappone, Tomoko Yamaguchi – che avrebbe poi scelto il nome d’arte Tomoko Aran – si innamorò della musica sin da bambina. Cresciuta ascoltando Cliff Richard ed Elton John, iniziò presto a tradurre in giapponese i testi di band come i T. Rex e i Beatles. Un gioco, all’inizio, ma che ben presto si trasformò in un primo passo verso la scrittura musicale. Fuyü Kükan - (1983, Warner Bros.) A soli 19 anni entra nella scuderia della Being Co., componendo canzoni per altri artisti. Ma il momento più luminoso della sua carriera arriva nel 1983 con l’album Fuyu Kukan , rimasto a lungo nell’ombra fino a quando, decenni dopo, è tornato alla ribalta grazie a YouTube e al campionamento del brano Midnight Pretender da parte di The Weeknd nel singolo Out of Time . Il sound di Tomoko Aran, pur mantenendo le atmosfere morbide e levigate tipiche del City Pop – in particolare nelle ballad mid-tempo vicine allo yacht rock – si distingue per un’anima più aud...
Tra gli appassionati di musica soul sembra esistere una curiosa tricotomia: c’è chi ritiene degno di menzione solo il soul degli anni ’60 e ‘70, fermandosi un attimo prima dell’avvento della disco; chi invece lo abbraccia in toto, purché se ne stia alla larga da rap e hip-hop; e infine chi ne ama ogni sfumatura, senza esclusioni. In tutto questo, il soul prodotto negli anni ’80 continua a godere di pessima stampa: spesso liquidato come finto, artificiale, “di plastica”, come se non avesse diritto di cittadinanza nella storia del genere. E così, finisce per venire ignorata un’intera stagione ricca di capolavori. Tralasciando i nomi più noti, va ricordato che con il progresso tecnologico alla portata di tutti crebbero le produzioni indipendenti: dischi autoprodotti ma anche uscite major che contribuirono a ridefinire il mercato post-disco. Fu in quel contesto che nacque un nuovo linguaggio, il “boogie” — una sorta di disco rallentata, tra i 90 e i 110 bpm — che anticipò la house di...
splendida selezione, as usual
RispondiEliminasounds very cool!
RispondiEliminaGrazie amici ! :)
RispondiEliminaGrazie, contraccambio..in ritardo :)
RispondiEliminaW JUVE!!!!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaFranco "barone" Caùsio
ma anche no...
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