martedì 30 ottobre 2012

IL LUNGO ADDIO: TERRY CALLIER 1945-2012


Fosse anche ricordato per una sola canzone, credo che questa basti. Cantautore e chitarrista afro americano che ci ha regalato delle perle folk-soul, rimarrà nella storia per questo gioiello Northern Soul. Si, storia della musica, non del rock o del soul, o del folk o di quel cazzo volete voi.
"Walls Come Tumbling Down" diceva qualcuno, ma quelli nella testa sono i più difficili da buttar giù.
Ti sia lieve la terra, fratello.

lunedì 29 ottobre 2012

STIMMATE (FUNK)


Uscirà il prossimo 5 Novembre il nuovo album, l'ottavo, dei The New Mastersounds, band inglese da Leeds, dal titolo "Out on the Faultline", disco registrato in Usa, negli studi Faultline di San Francisco.
I quattro di Leeds, Joe - Pete - Simon - Eddie, non deludono le attese neanche a questo giro e sfornano uno degli album più belli ascoltati nel 2012. Il funk, ma di quello bello peso, è la linea portante di tutto il disco, talmente convincente a tal punto da far dire che sono gli unici bianchi che hanno ereditato direttamente da James Brown le stimmate del funk. Una sequenza di brani uno migliore dell'altro, dal primo "You mess me up" - nervoso e preciso, sembra di ascoltare i The Meters - alle suggestioni jazz-house di "Summercamp", il funk psichedelico di "Turncoat", i beat afro di "Welcome to NOLA", poi c'è quella meraviglia di "Each to their own" , una canzone che aggiorna il funk ai nostri giorni.
Poi ci sento Brian Auger, hammond a go-go, Doctor John, il sound di New Orleans, Memphis, la Stax, ahhhhh gooodooo, mamma mia, more more more !!!
Vedi te come un disco così può ridurre un cinquantenne suonato e bollito !!

domenica 28 ottobre 2012

SOUL POWER

Ancora un video di Don Letts girato per la Fred Perry e dedicato ai sessanta anni di sottocultura britannica. Qui siamo in territorio Soul, anzi Northern Soul e Southern Soul Boy, metà anni '70 il periodo. Due scene contrapposte: la prima era radicata nel nord ovest dell'Inghilterra, tra Manchester e Wigan, e aveva un selvaggio entusiasmo verso il classic soul degli anni 60, l'altra era di stanza nell'Essex e nel Kent ed era più orientata al soul contemporaneo. L'etica del lavoro duro trasportata sulla pista da ballo, il multiculturalismo tra la classe operaia bianca e nera come segno distintivo e parte integrante di un movimento sottoculturale che non ha mai oltrepassato il confine delle case popolari. 

sabato 27 ottobre 2012

THIS IS A MODERN WORLD

Un corto di dieci minuti, in lingua originale, sulla sottocultura mods. Girato da Don Letts, fa parte di una serie dedicata alle musiche e allo stile di strada inglese, commissionati a Letts dalla casa di MODa "Fred Perry", per celebrare i sessanta anni della propria fondazione. I video ripercorrono sessanta anni di sottocultura britannica, partendo dai Teddy Boys, per arrivare al Brit Pop e alla scena rave
Buona Visione

giovedì 25 ottobre 2012

SOMETHING NEW

Altro giro di novità discografiche ascoltate in questo scorcio di mese.

1 - Martha High and The Speedometer - Soul Overdue
Giù il cappello davanti a questa Signora e a un disco come questo. Lei è una leggenda del funk, ha fatto parte del gruppo The Jewel che nel 1964 furono parte della revue di James Brown a giro per l'America, poi una volta scioltosi la band, dopo un anno e mezzo e due 45 giri prodotti dal padrino del funk, entrò in pianta stabile come corista nei live show di Brown per oltre trent'anni. Se ne esce oggi con un disco superbo, dove possiamo ascoltare una voce talmente bella e pulita come quella di una ragazzina, supportata da una band che da il miglior supporto possibile alla Signora. Un resoconto di 40 anni di carriera che meglio non poteva essere fatto, per uno dei dischi migliori usciti nel 2012. Consigliatissimo.



2 - The Transatlantics - Find My Way Home
Spostiamoci agli antipodi, Adelaide, Australia per la precisione, dove arrivano The Transatlantics, un combo di dieci elementi in uscita con il loro secondo album, "Find My Way Home". Qui le influenze più marcate si possono trovare nel soul più classico e virato al pop, Otis Redding, Aretha e e The Supremes i riferimenti della band che sono sparsi a profusione nell'album. Buon disco da ascoltarsi in una serata insieme agli amici, tra cazzeggi vari, suona a volte un po' scolastico, comunque è piacevole, diamoli una chance, va'.




3 - Skeewiff - The Skeewiff Disco
La Disco anni '70 è più viva che mai, prova ne è questo disco uscito tre mesi fa ad opera di un duo britannico, il dj, compositore e produttore Alex Rizzo e il boss dell'etichetta Jalapeno Records Elliot Ireland. In questo nuovo lavoro i due dimostrano buona conoscenza della materia, realizzando un divertente excursus sulle pratiche alte e basse del genere. Piacevole but only for fans.




4 - Mezzoforte - Islands
Qui invece siamo in territorio Jazz/Fusion, loro arrivano dall'Islanda e suonano insieme dal 1979. Il loro ultimo disco, Islands, è quanto di più fusion possa essere, intendendo quel tipo di suoni che gli appassionati ben conoscono, Spyro Gyra e Yellowjackets i nomi di riferimento che mi vengono in mente. Niente che non sia già conosciuto ma anche in questo caso un buon disco, rilassante come un bagno in idromassaggio, senza però troppe svenevolenze da smooth jazz.


lunedì 22 ottobre 2012

PAT METHENY

Pat Metheny me lo ritrovo sempre tra i piedi in ogni momento particolare della mia esistenza: quando conobbi la mia futura moglie suonavo "First Circle", il giorno prima di inaugurare casa nuova sul piatto girava "Last Train Home", quando è nata mia figlia avevo rispolverato "April Joy" dal primo album della Pat Metheny Band.
Se per un caso vi troverete a passare da casa mia, noterete una nicchia non con le immagini votive del Budda o di Cristo, bensì di Metheny, Fagen e Daryl Hall, questo per dire quanto questi artisti abbiano significato per me, non solo dal punto di vista musicale. Musica fuori da ogni schema e non intrappolata in un genere ben definito. A tal proposito, Metheny è sempre stato inafferrabile, quando pensi che ormai la sua musica non ha più niente da dire, se ne esce con un nuovo progetto a scombinare le carte. Penso alle sue collaborazioni con Ornette Coleman, il disco con lui suonato, insieme a Charlie Haden, Jack De Jonette e Denardo Coleman, "Song X" del 1986 è puro free jazz, quando pensi che ormai è perso dietro sonorità latine e brasiliane, se ne esce con il controverso album di avanguardia "Zero Tolerance For Silence" del 1994. Questo a dimostrazione di una intelligenza messa al servizio degli ascoltatori, aperta ad ogni nuova esperienza, infischiandosene dei giudizi degli altri e proseguendo nella propria immersione totale in ogni genere musicale. Troppo estesa la sua produzione per parlarne qui in poche righe, sul web troverete tutto quello che necessita per approfondire il discorso.
Il Metheny che preferisco è quello della prima parte della carriera, sia con la band (quella con dentro l'immenso Lyle Mais) che in solitario. Lui, insieme agli Steely Dan, sono stati il mio grimaldello per scardinare la porta chiusa a tre mandate della musica che girava intorno, per entrare in un universo di altri suoni, un modo bello di aprire la mente e non tornare più indietro.

First Circle: ci trovi dentro il Brasile, Morricone e Burt Bacharach, ascoltare pre credere.



 Questa è April Joy

mercoledì 17 ottobre 2012

DISCO FEVER: CHIC



Quando nell'autunno del 1977, la band newyorchese degli Chic se ne uscì con il brano "Dance, Dance, Dance", il mondo si accorse che anche nelle piste da ballo c'era qualcuno che suonava come le band rock più celebrate del momento. Il gruppo degli Chic era guidato da due grandi strumentisti con molto sale in zucca: il bassista Bernard Edwards ed il chitarrista Nile Rodgers, riuscirono con una manciata di brani e con la produzione di artisti fin li dediti ad altro genere, ad essere un punto di riferimento per tutto il mondo musicale di fine anni '70. La loro, a ben guardare, fu una formula semplice ma accattivante, presero le progressioni di accordi jazzati presenti nel funk più duro, riff tiratissimi, cantati semplici ed accessibili a tutti e un groove funky quanto bastava per trasformare la disco in un'altra cosa da come era conosciuta fino ad allora. "Le Freak" fu il loro successo planetario, seguito l'anno seguente da "Good Times", brano con una parte di basso killer, che inaugurò e rese popolare, forse involontariamente, il genere Rap. La ritmica di "Good Times" fu infatti la base portante che un gruppo di giovanotti di Harlem, la Sugarhill Gang, del brano "Rapper Delight", che di fatto diede al mondo una delle ultime vere novità, se non proprio l'ultima degna di essere chiamata così, nella storia della musica. Gli Chic a differenza delle altre band funk che vestivano con costumi da freak tribali o da guerrieri spaziali, furono anche molto attenti allo stile del momento, andando a pescare i loro abiti tra le firme più in voga, rimarcando così ancora di più il loro stile. Come detto, anche alcuni tra gli artisti rock più in voga del momento richiesero a Rodgers ed Edwards di mettere a disposizione la loro arte per svecchiare i propri suoni, sfortunatamente va detto che le buone intenzioni non hanno avuto un riscontro tale da poter dire che i dischi prodotti dalla coppia siano da tramandare ai posteri: tra i tanti cito Koo Koo di Debby Harry e Let's Dance di David Bowie, quest'ultimo produzione a cura del solo Rodgers, due opere non certo rimarchevoli, se non per il clamore che suscitarono all'epoca. Se proprio vogliamo trovare un disco che univa alla grande rock e dance lo possiamo trovare in quello omonimo dei Power Station, prodotto nel 1985 dal solo Edwards. Molto meglio quando la produzione Chic si rivolse nell'ambito in cui operavano, la dance. Sister Sledge, Diana Ross, e sopratutto Sheila and B. Devotion. Nel primo caso con l'album "We are family" misero un'altro tassello alla propria leggenda, negli altri due riavviarono due carriere che erano in stato di impasse. "Spacer" di Sheila and B. Devotion in particolare fu, per chi scrive, il vero miracolo degli Chic: presero una cantante più nota per la bellezza che non per la musica e gli cucirono addosso un brano con un tiro funky micidiale, con un intro di piano "epocale", venduto in 5 dicasi 5 milioni di copie, ma anche il resto dell'album "King of the world" non era da meno. Il resto è storia della musica, e gli Chic ne fanno parte a pieno merito.





lunedì 15 ottobre 2012

SOMETHING NEW

Facciamo una piccola panoramica su alcune novità discografiche, sempre rimanendo nel campo della musica dell'anima, partendo da un album in uscita proprio oggi: la band è quella di Hannah Williams and The Tastemakers, arrivano dalla Gran Bretagna, batte etichetta Record Kicks, quindi una garanzia di qualità per gli amanti della musica soul. "A Hill of a Feathers" il titolo dell'album, dove possiamo apprezzare le notevoli qualità vocali della cantante a discapito però di un tappetto sonoro che avrei voluto più frizzante; intendiamoci, il disco, che si muove nel solco del più classico soul ed r'n'b è bello anche se personalmente non mi convince appieno. Hanna Williams and The Tastemakers ve li segnalo in concerto a Milano il 20 di Ottobre al Biko di Via Ettore Ponti 40, unica data italiana. Quindi, amici di Milano, avete un'occasione unica per vedere una band che secondo il mio punto di vista rende meglio dal vivo che non su disco. Questo il video del singolo:



Proseguiamo la nostra mini rassegna con due singoli usciti lo scorso Settembre:
Il primo arriva dai Mankoora, nuovo gruppo di ispirazione latin/breakbeat della mente che sta dietro ai Renegades of Jazz. Come detto altre volte, il funk di ispirazione latin non è la mia tazza di tè e fra i due lati del singolo, "El Loco" e "Boogaloo Tormenta" preferisco di gran lunga il secondo. Escono per la label tedesca Hiperbole.
Questi i brani:

Mankoora "El Loco" by Mankoora
Mankoora "Boogaloo Tormenta" by Mankoora

Il terzo singolo è quello che preferisco tra tutti quelli presentati; ce lo propongono The Soul Immigrants,  band britannica in giro ad infiammare i palcoscenici dal 1992. Jazz - Funk, soul e deep groove in una miscela esplosiva, suonano come dio comanda, e cosa importante non riescono mai ad annoiarti. "The Ghetto, There's no way Out" il lato A e "Sunk Without The Funk" il lato B. Non suonano alla moda, non li sentirete alla radio, in particolare sulle fm italiche, ma perdio, hanno dentro il sacro fuoco del funk e tanto mi basta. Retromusica, si, e allora?! Escono per l'etichetta Dry Rooti Records.
Eccoli tutti per voi.

 

venerdì 12 ottobre 2012

IL RITORNO DEL GENIO


Non aspettatevi un'altro "The Nightfly", oppure un'altro "Aja" e nemmeno "Gaucho".  Il nuovo album solista, il quarto, di Donald Fagen, "Sunken Condos", non ha le stimmate del capolavoro, anche se ci si avvicina molto, ma non è neanche qualcosa da prendere, consumare e lasciare a candire dentro l'IPod. Dentro ci troverete tutte le intuizioni che hanno reso geniale l'arte di Fagen, se proprio dobbiamo trovare un riferimento a questi brani, va cercato negli album succitati degli Steely Dan e pure "Pretzel Logic", l'unico aggancio con "The Nightfly" è il brano "Miss Marlene", il più pop del gruppo, che riecheggia "IGY".
Sonorità dunque in chiave funk, a tal proposito c'è pure una bella cover di un brano di Isaac Hayes, "Out of  Ghetto", a ribadire le scelte portanti del disco. Un disco, è bene dirlo, che non ti arriva subito, necessita tempo e dedizione, io sono al quinto ascolto in due giorni per intendersi, e se escludiamo l'inarrivabile "The Nightfly", questo "Sunken Condos" è il migliore degli altri album solisti realizzati da Fagen, qui dentro ci sono gli Steely Dan più classici, sentite un po' come suonano le chitarre ed i fiati, ci sono i ritornelli che ti acchiappano ad ogni ascolto successivo, c'è eleganza, c'è stile, c'è gente che sa SUONARE come dio comanda. Se questo per voi non basta, beh, non sarò certo io a convincervi, però lasciatemi dire che Fagen non ha più niente da dimostrare a nessuno, e che a differenza di altri "vecchietti" bolliti, sa ancora come far suonare le corde giuste.
Piccola coda polemica: noto che in certi ambienti "critici", quel che viene applicato per Dylan o Van Morrison non vale per Fagen. Se per questi viene rimarcato che i loro dischi nuovi non saranno certo delle novità, ma comunque riescono a raccogliere il favore di molti, per Fagen viene tirato in ballo il solito leitmotiv che ha accompagnato la carriera degli Steely Dan; bravi musicisti, suonano bene, ma troppo perfetti e troppo "freddi". Beh, se vi accontentate di Gattuso, io mi prendo Beckenbauer tutta la vita.
P.S. Peccato che un critico come fu lo sfortunato Ernesto De Pascale non sia più fra noi, lui era uno dei pochi che è riuscito ad entrare nel cuore della musica di Fagen e degli Steely Dan e a parlarne con cognizione di causa.
Uscita ufficiale il 16 Ottobre

mercoledì 10 ottobre 2012

RIO FUNK


Negli anni 80 un mio amico appassionato di sonorità dark, soleva infamare chi non condivideva i suoi gusti tirando in ballo il nome e la musica di Lee Ritenour.
"Non ti piacciono i Sister of Mercy? Allora ascoltati Lee Ritenour", "Come cazzo suoni la chitarra, mica siamo in un disco di Lee Ritenour", "Ma cazzo avrà da sorridere mentre suona".
Ecco, questo più o meno era il tenore dei discorsi; io da buon bastian contrario andai si a cercare i dischi di Lee Ritenour e non ringrazierò mai abbastanza chi all'epoca invitava i miscredenti a cambiar genere. Il primo album è stato "Rio", del 1979, da cui è tratto il video postato, un disco di funk leggero e dai sapori brasiliani, sonorità in cui il nostro ritornerà sopra periodicamente nel corso degli anni - vi segnalo il bell'album "Harlequin" del 1985 realizzato in collaborazione con il cantante brasiliano Ivan Lins e al tastierista Dave Grusin - registrato in tre città diverse, dove il nostro ebbe la grazia di essere attorniato da musicisti del calibro di Dave Grusin, Ernie Watts, Alex Acuna, Joe Sample e Steve Forman.
Dotato di una tecnica sopraffina, la sua arte è stata messa a disposizione per gli Steely Dan in "Deacon Blues" ha rinforzato il sound di "Run Like Hell" dei Pink Floyd in "The Wall" e nello stesso album ha suonato, non accreditato, la chitarra acustica in "One of my turns". I suoi dischi sono improntati ad una semplicità di fondo, sempre gradevoli all'ascolto, ma che hanno dietro una preparazione ed una complessità strumentale ben mascherata da sonorità "pop oriented", un aggiornamento ai nostri giorni di quella che fu la musica del beniamino del nostro, Wes Montgomery.
Questo per iniziare, in futuro sappiate che vi aspettano Larry Carlton e Pat Metheny.

domenica 7 ottobre 2012

SENZA PAROLE

Cosa volete che vi dica, qualsiasi commento è di troppo. Per una volta abbandonatevi alla musica, non siate razionali, emozionatevi e basta.

 

venerdì 5 ottobre 2012

DISCO FEVER: THE TRAMMPS


I Trammps, insieme a Kc e agli Chic, sono stati la band più popolare e ballata nelle disco di tutto il pianeta terra e se c'è un gruppo che è sinonimo di disco music, beh, questi sono loro.  Sicuramente innestarono con dosi massicce di soul e funk la loro musica, tenendo però sempre la barra al centro di una facilità di ascolto unita ad una riconoscibilità al primo arrivo delle note. Pur essendo popolarissimi ed amati da schiere di ballerini, i loro dischi non sono mai arrivati ai primi posti delle hit di vendita, se escludiamo "Disco Inferno", piazzatosi al nr 11 della hot 100 di Billboard dopo il passaggio nel film "Saturday Night Fever" e fu proprio con questo brano che ottennero una vasta popolarità anche da noi.
Un bel combo di musica danzereccia i Trammps, guidati dall'inconfondibile voce di Jimmy Ellis, scomparso lo scorso 8 Marzo, era da tempo malato di Alzheimer, iniziarono principalmente come cover band nel 1972 per poi dedicarsi a composizioni originali che sfociarono nel primo album del 1975 "The Legendary Zing Album" dove spiccava il loro primo successo "Hold back the Night", da lì in poi presero l'autostrada per la storia. Il loro ultimo album risale al 1980, ma hanno proseguito ad esibirsi live, con alcuni cambi in formazione, fino ai nostri giorni. Una band che suonava, e che aveva un background stradaiolo, ben lontani dalle creazioni disco assemblate in sala d'incisione e forse per questo amati allora e ricordati adesso. Come i Kc and The Sunshine Band, apprezzati anche da insospettabili rockers.

  

mercoledì 3 ottobre 2012

PUBBLICITA' PROGRESSO


Vi ricordate le vecchie Pubblicità Progresso, quelle campagne di pubblica utilità che non propagandavano alcun prodotto ma che facevano delle opera di utilità sociale al fine di smuovere le coscienze troppo spesso addormentate del popolo italico?
Orbene, l'altro giorno, un altro tipo di pubblicità, questa volta di carattere merceologico - parlo di una nota casa automobilistica tedesca - ha risvegliato in me, se mai ce ne fosse stato il bisogno, la voglia di riascoltare per intero un brano, l'ennesimo, di Paul Weller e dei suoi Style Council. C'è da dire che la pubblicità è costruita sul'intro del pezzo che andremo a sentire, e nonostante siano passati tanti anni dall'uscita del disco devo dire che ancora adesso si dimostra talmente "cool" come se fosse una "killer application" per computer. "Shout to the top" è l'omaggio di Paolino ad un certo modo di intendere il soul, questa volta siamo in territorio Philly Sound, soul-funk raffinato, una canzone del 1984 che è senza tempo e sono convinto che tra altri  30 anni ne sentiremo parlare ancora.

 

lunedì 1 ottobre 2012

WAR FUNK EXPLOSION !


I War sono conosciuti prevalentemente per la loro collaborazione con Eric Burdon, a fine anni sessanta,  quando incisero insieme due album, osannati dalla critica, "Eric Burdon Declares War" e "The Black Man's Burdon", ma non da meno è stata la loro carriera una volta finita l'esperienza con l'ex leader degli Animals, quando decisero di mettersi in proprio.
Originari della zona di Long Beach-Compton, i War furono una potente macchina funk che si esplicitava in torride jam dal vivo, questo grazie al loro sound rustico, sanguigno e blueseggiante, dove la band sembrava trarre piacere nel costruire anticipazione e tensione ritmica fino ad arrivare ad un limite massimo di sopportazione per poi sfociare in una catartica esplosione sonora. I War sono stati non a caso l'ultima band in cui ha suonato il grande Jimi Hendrix prima della sua dipartita, io li ricordo come un martello che spaccò le onde radio nel 1977. Quando la disco aveva ormai intrapreso la sua parabola discendente e il meglio che passavano le fm station erano i Kc o gli Chic, la loro "Galaxy" fu come un ritorno alle origini del funk ed una boccata di ossigeno a dimostrare che niente era perduto; da qualche parte, in qualche backstreet losangelina c'era ancora chi teneva alto il verbo delle vibrazioni funk.
Questo brano lo abbiamo ritrovato poi negli anni successivi campionato in ogni dove, come ad esempio nel notevole album di Kelly Price, dove la sua "And you don't stop" saccheggia tutta la parte ritmica del brano. Una goduria, oggi come allora.