Laughing in The Dark - Pezband (1978, Passport Records)

 


Già con il loro primo, omonimo album, i Pezband da Oak Park, sobborgo di Chicago, – Mimi Betinis (chitarra e voce), John Pazdan (chitarra, piano e voce), Mike Gorman (basso e voce) e Mike Ruane aka Mick Rain (batteria e voce) – avrebbero potuto ambire a un posto d’onore nel pantheon del power-pop; con questo loro secondo, Laughing In The Dark, siamo all’apoteosi. Un disco da far ascoltare a chi si accosta per la prima volta al power-pop, per capirlo e per amarlo. La storia della band - formata nel 1971- nel frattempo, aveva vissuto diversi cambiamenti. Nel dicembre 1972 John Pazdan lasciò il gruppo e fu sostituito dal chitarrista Dan Wade. Con questa nuova formazione, i Pezband iniziarono a esibirsi in tournée nel Midwest e sulla costa orientale degli Stati Uniti, introducendo nei concerti anche brani originali. Un anno più tardi, Dan Wade venne rimpiazzato da Tommy Gawenda, e il gruppo estese la propria attività live anche alla costa occidentale, suonando in locali leggendari come il Whisky a Go Go e lo Starwood di West Hollywood. Verso la fine del 1975, il cantante Johnson fu sostituito da West Davis. Nel 1976, i Pezband decisero infine di continuare come quartetto, riportando Betinis al ruolo di cantante solista.

Avevano tutto, i Pezband, per sfondare nelle classifiche con questo album registrato a Londra e pubblicato nel 1978, compresa la copertina realizzata dallo studio Hypgnosis; aprirono i concerti dei Fleetwood Mac e dei Supertramp (capisci a me: nel periodo top di queste band), suonarono al CBGB’s, al Max’s Kansas City, e la rivista Rolling Stone descrisse l’album come uno dei migliori del ‘78. Il singolo estratto, Stop! Wait A Minute, “È” il power-pop: un brano che, insieme a Surrender dei Cheap Trick e My Sharona dei Knack, definisce un genere.

Ma, come ripetuto altre volte, il power-pop aveva il destino segnato: forse è il genere musicale al quale potete applicare tranquillamente la legge di Murphy: se qualcosa può andare storto, lo farà. Intanto, mentre lo ascolto per l’ennesima volta, sono qui a fantasticare di ritornare indietro nel 1978, come un novello Marty McFly — in missione non per assistere ma per cambiare il corso della storia — e magari oggi, sulle riviste di musica, trovereste pagine e pagine dedicate ai Pezband, al posto delle ennesime su Genesis e Led Zeppelin.

Oggi Mimi Betinis e Mike Gorman continuano a suonare, portando avanti quella passionaccia per i riff melodici e quell’attitudine beatlesque di cui, statene certi, si parlerà ancora tra cento anni. 





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