lunedì 14 aprile 2025

Coachella 2025 e invettive

Note a margine sulla prima settimana del Coachella 2025. Vorrei soffermarmi, in particolare, sulle sciocchezze propinate nel corso degli anni dalla stampa musicale mainstream italiana: certi accostamenti del tutto fuori luogo tra Elodie e Beyoncé o Lady Gaga, oppure su Madame e Angelina Mango, che avrebbero – leggo – “un’aura internazionale”.

Per quanto riguarda Elodie, spero vivamente che quei critici abbiano visto lo show di Lady Gaga, e che provino un minimo di vergogna anche solo per aver pensato di poterle accostare, fosse pure per un istante, nel chiuso della propria mente. Quanto all’“aura internazionale”, basti lo show di Charli XCX per demolire in un colpo solo madamine e angeline.

Ma due parole le voglio dire anche alla stampa specializzata: possibile che non si riesca a leggere una riga sensata sui concerti di Coachella 2025 da parte di chi si autoproclama custode della qualità e dell’alternatività? Non è che se spendete un commento positivo su qualche artista mainstream poi la vostra nicchia vi abbandona, eh.

Tra i concerti visti grazie alla copertura offerta da YouTube, ho apprezzato molto The Marías, un gruppo dalle sonorità notturne e sensuali, con la cantante, María Zardoya, che ha un’aura pazzesca ed è il vero fulcro della band. Tra gli altri, ottimi anche i Thee Sacred Souls, con il loro retro-soul che ha scaldato a dovere la platea, dato che sono stati gli opener del palco principale: band oliata a puntino, con tutti gli ingranaggi perfettamente sincronizzati, davvero notevoli. 

Mi ha impressionato Lady Gaga con il suo spettacolo: pur non essendo la mia tazza di tè, ho assistito a uno show impeccabile sotto ogni punto di vista, con una cantante ben supportata da una band coi fiocchi e da uno straordinario corpo di ballo. È pop mainstream, commerciale quanto volete, ma almeno fatto allo stato dell’arte. Segnalo anche Charli XCX: stesso discorso fatto per Lady Gaga, anche qui siamo nel campo mainstream, ma con una visione avant, ricca di riferimenti alla club culture e ai rave. Lei, poi, ha una presenza scenica che pochi possono vantare. 

Davvero notevole il set dei Glass Beams, trio che incide per la Ninja Tune, progetto dell’indiano-australiano Rajan Silva. La band si è esibita in una jam ad alto tasso di groove, un felice connubio di musica orientale e funk occidentale che ha letteralmente esaltato il pubblico dello stage “Gobi”, dove si è tenuto lo show.

Nello spazio “Mojave”, dedicato alla musica elettronica e dance, ieri sera si sono tenute esibizioni esaltanti: straordinario il set musicale e visivo dei Basement Jaxx, di eccellente qualità. Disco, reggae, latin, musica barocca, rock, con la house a fare da collante: questo il menù servito dal duo del sud di Londra, davvero incredibile, tra i migliori visti al Coachella 2025.

Subito dopo, sullo stesso palco, si sono esibiti i Kraftwerk, purtroppo ridotti al solo membro originale, Ralf Hütter. Allestimento minimalista per un set nostalgico, incentrato sui brani del loro passato. I Kraftwerk hanno creato la musica del futuro, quella a cui molti hanno attinto e di cui diversi nomi della lineup di questo Coachella 2025 sono diretti eredi. Anche il loro è stato un set superbo.


Imbarazzante poi è stato leggere su qualche media che si occupa di rock ad uso e consumo dei boomer, dell’ospitata di Brian May nel live di Bensoon Boone, dove è stata suonata quella cosa  immonda che risponde al nome di Bohemian Rhapsody, come se Coachella fosse diventato il karaoke di Radio Pane e Salame alle quattro del pomeriggio. Ma tutto il resto? Ai custodi del rock, ai boomer, non interessa: chiusi come sono nella loro nicchietta ammuffita e autoreferenziale, restano impermeabili a tutto ciò che si muove intorno a loro. Purtroppo, al di là dei gusti personali, è l’ennesimo indizio del motivo per cui in Italia abbondano le pubblicazioni dedicate al Classic Rock (le uniche vendibili ad un pubblico di boomer) e del perché non sarà mai possibile avere una rivista come The Wire (purtroppo, anche una rivista dedicata all’attualità, seppur con molto mainstream al suo interno, come fu la defunta Rockstar, è oggi impensabile da rivedere in edicola; così come è impensabile, persino solo da immaginare, la presenza di piccole realtà come fu la gloriosa rivista Superfly) e di come se provi a parlare di qualcosa di nuovo (o di cose del passato che vadano oltre i soliti nomi) o che possa stimolare la curiosità, è come predicare nel deserto. Del resto se ancora molti si esaltano per l’uscita del film restaurato in 4K dei Pink Floyd a Pompei, significa che siamo ancora inchiodati ad un immaginario che ha smesso di dire qualcosa di vivo da almeno quarant’anni. se provi a parlare di qualcosa di nuovo o che possa stimolare la curiosità, è come predicare nel . Se ancora molti si esaltano per l’uscita del film restaurato dei Pinkoyd a Pompei, significa che siamo ancora inchiodati a un immaginariqualcosaquarant’anni.



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