Closed Doors and Open Shores - State Cows (2025, P-Vine Records)

 

La Scandinavia ha una passione molto forte per la musica soul (a tal proposito, fatevi un giro sul sito https://scandinaviansoul.com/ dove troverete molta roba interessante) compresi i generi musicali affini, come ad esempio lo yacht-rock. Fatto sta che, da circa un ventennio, molti artisti scandinavi si sono cimentati con il genere – più o meno con ottimi risultati – e tra i più longevi c’è il duo svedese State Cows, ovvero Daniel Andersson voce e chitarra e Stefan Olofsson basso e tastiere, giunto al loro quinto album e pubblicato nei giorni scorsi.

Animati da una vera e propria passione per le sonorità che ruotano attorno agli Steely Dan e ad artisti simili, gli State Cows sono una delle migliori espressioni contemporanee del genere, riuscendo a sfornare album che richiamano la golden age del westcoast pop. Dalla loro hanno avuto in passato delle esperienze musicali in quel di Los Angeles, lasciando una buona impressione in alcuni dei loro idoli, tra cui David Foster, Jay Graydon (che suonerà un assolo di chitarra nel loro brano New York Town) Jason Scheff, Jay Gruska e Jimmy Haslip. 

Closed Doors and Open Shores ha avuto due anni di gestazione, iniziati con la pubblicazione del singolo Street Of Stockholm nel 2022 e realizzato in collaborazione con alcuni dei migliori turnisti scandinavi. Purtroppo, chi oggi si cimenta con lo yacht-rock soffre per la carenza di mezzi che un tempo venivano messi a disposizione dalle major; qui, bene o male, si tratta di produzioni indipendenti, e per questo va fatto un plauso a chi cerca di mantenere in vita il genere.

Tornando all’album, la formula degli State Cows non è cambiata rispetto ai precedenti lavori: spazio quindi a sonorità che traggono ispirazione da band come i Pages, gli Steely Dan, gli Airplay, ma con una marcata impronta personale. Per chi è immerso in queste sonorità potrebbe pensare che non ci sia niente di nuovo da ascoltare, ma non è questo lo spirito con cui ci dobbiamo approcciare; anzi, in un panorama discografico come quello attuale, in cui qualsiasi artista prende, bene o male, ispirazione dal passato, fa piacere che un genere da sempre bistrattato dalla critica abbia nuovi adepti e nuovi album da ascoltare.

Closed Doors and Open Shores ha dalla sua la freschezza e un’ottima ascoltabilità in tutti e nove i brani proposti, alcuni dei quali già pubblicati in formato singolo, ma in particolare mi hanno convinto “Waiting for the Right Words” e “Beyond The Waking World”, in perfetto stile Fagen/Backer, “Lonely Road” dalle reminiscenze bacharachiane, l’iniziale “Streets of Stockholm”, debitrice alle sonorità dei Pages, mentre in “I Can’t Figure Out This Love” si trova il perfetto mid-tempo, immancabile in ogni album di yacht-rock che si rispetti e che compie egregiamente il suo compito, mentre la conclusiva “Summer Cloud” è una ballad romantica in cui sento un omaggio neppure troppo velato ai Chicago di Peter Cetera, eseguito però con buona personalità.

Certo è che, se gli State Cows avessero l’opportunità di avere, dalla loro parte, una major che non lesinasse in spese, sono certo che avremmo album che si avvicinerebbero molto agli originali; ma, dato i tempi e il fatto che quelli passati non ritorneranno, mi accontento anche così: l’importante è non disperdere quell’eredità donataci da musicisti indimenticabili.

Voto 7+/10



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