Portrait Mariya - (1981, RCA)
Nel 1981 viene pubblicato l’album Portrait Mariya segnando una decisa svolta rispetto a Miss M. Le influenze yacht-rock scompaiono del tutto, lasciando spazio a un soft rock dalle soluzioni sonore più semplici. Fa inoltre il suo ritorno il doo-wop, una vera e propria passione del futuro marito e produttore Tatsuro Yamashita, che giocherà un ruolo significativo nel successivo album. Portrait include alcune buone ballad pop in stile Carpenters, rafforzando così le somiglianze stilistiche tra Mariya Takeuchi e Karen Carpenter. A questo punto, Mariya decide di prendersi una pausa per dedicarsi alla sua vita personale, anche in seguito al matrimonio con Yamashita nel 1982. L’annuncio di questa pausa temporanea genera una profonda crisi tra i suoi fan.
Sarà solo nel 1984 che Mariya Takeuchi tornerà sulla scena musicale con quello che la critica considera il suo capolavoro: Variety. E parliamone, dunque, di questo Variety.
Con Variety è impossibile non parlare di Plastic Love, e viceversa. Questo brano rappresenta quasi un corpo estraneo all’interno dell’album, se non fosse per la passione del produttore Tatsuro Yamashita per l’R&B. Tuttavia, è il pezzo che da solo giustifica l’acquisto dell’intero disco ed è anche la canzone che ha portato il City Pop all’attenzione del pubblico occidentale.
Il caricamento casuale di Plastic Love su YouTube nel 2017 ha innescato un fenomeno virale, rendendolo il brano più iconico del genere e attirando nuovi fan al City Pop anche in Occidente. Se non lo avete mai ascoltato, preparatevi a un mix irresistibile di funk, soul e atmosfere alla Donald Fagen, per uno dei brani più belli della storia del pop, non solo giapponese, ma mondiale.
A questo punto, potrei fermarmi qui, ma sarebbe fare un torto sia a Mariya Takeuchi che a Variety. L’album è, infatti, un omaggio appassionato alla musica americana, frutto della collaborazione tra Takeuchi e Yamashita, quest’ultimo in veste di produttore. Già dal primo brano, Mouichido, si percepisce l’influenza delle armonie vocali in stile Four Seasons, dimostrando la cura e la profondità del lavoro dietro ogni traccia.
Con Let’s Get Married si torna alle atmosfere anni ‘50 americane, questa volta ispirate a cantanti come Frankie Avalon e Fabian. Ma la domanda resta: è o non è City Pop? L’album ha diviso gli appassionati: da un lato chi lo considera parte del genere, dall’altro chi lo esclude categoricamente. Ciò che è indiscutibile è la profonda conoscenza musicale di Mariya Takeuchi e Tatsuro Yamashita, anche se, oggettivamente, il disco sembra soffrire di una certa mancanza di coerenza stilistica.
In One Night Stand, ad esempio, predominano le sonorità country pop; Broken Heart, invece, è una ballad di grande impatto emotivo, che richiama le atmosfere notturne dello yacht-rock. Si passa poi al rock ‘n’ roll con Amphitheater no Yoru, mentre Todokanuomoi è una pop-ballad straordinaria, struggente e malinconica. Infine, con Mersey Beat de Utawasete, Mariya omaggia apertamente il Mersey Beat, uno dei suoi grandi amori musicali giovanili.
Arriva poi il momento del Brasile e della bossa nova con Mizu To Anata To Taiyou To, un brano in perfetto stile lounge da cocktail bar che, diciamolo, suona davvero magnificamente. Con Futari Wa Steady si torna allo stile doo-wop, mentre la traccia conclusiva dell’album, Shetland ni Hoho wo Uzumete, è un’altra fottutissima splendida ballad, caratterizzata da una grande apertura melodica e da un arrangiamento orchestrale, quasi a chiudere il cerchio con le sonorità tipiche dei Carpenters.
City Pop o no, questo disco è davvero notevole. Personalmente lo colloco un gradino sotto Miss M, ma il consiglio che vi do è di non cercare una coerenza stilistica, perché non ne ha e non ne ha bisogno. L’approccio migliore è quello di centellinare ogni brano come un assaggio di generi diversi, o come se fosse una raccolta di singoli: solo così si può apprezzare appieno.
A proposito, la ristampa include un inedito, Akano Enamel, un brano dal ritmo saltellante che richiama irresistibilmente le sonorità di Hall & Oates. Insomma, Mariya non ha lasciato davvero nulla al caso.
Piccola postilla: l’album è uno dei più amati e venduti in Giappone ed è stato il vero passepartout per il successo duraturo di Mariya Takeuchi negli anni a venire.
FINE DELLA SECONDA E ULTIMA PARTE
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