Di Marc Jordan e del suo album "Blue Desert" ne ho già parlato un po' di tempo fa', ma siccome mi è capitato di riascoltarlo recentemente e le canzoni lì contenute sono di una bellezza rara, voglio ritornarci sopra. L'artista canadese è la classica persona che è tanto timida quanto brava, che forse per la sua timidezza è rimasto ai margini del panorama musicale e ciò si può evincere dai suoi lavori, canzoni sofferte che parlano del "privato" dell'artista, dischi che hanno il pregio di entrare in casa dalla porta di servizio, ma che poi si arrogano il diritto di diventare il fulcro della propria collezione di musica e musicanti. Questo poi è uno dei lavori dove chi non si accontenta di ascoltare nenie monocordi da tre minuti tre, troverà pane per i suoi denti, fatto com'è di progressioni armoniche inaspettate, di assoli suonati pensando ai grandi del jazz, e a dei testi costruiti per esaltare le qualità vocali dell'interprete. L'album fu realizzato con precisione certosina dal produttore guru del pop californiano Jay Graydon, aiutato dall'onnipresente Jeff Porcaro e da gente come Michael Omartian, Greg Mathieson, Steve Porcaro, Jim Keltner ed Earl Klugh, che definirono una volta di più qual'è la differenza tra il cialtronismo e la cura per i dettagli. Voglio quindi invitarvi a conoscere attraverso questo disco l'uomo Marc Jordan e sono sicuro che con le sue piccole storie, somiglianti a tante delle nostre, ve lo faranno diventare amico.
Supergroover!
RispondiEliminaJay Graydon sound a manetta.
bella Mr.Harmo!
Grande Jay Graydon, ha definito un sound.
RispondiEliminaMarc Jordan l'ho seguito fino all'album ecologista Cow del 90.
RispondiEliminaParlare di questi artisti è puro stile carbonaro!
@euterpe
RispondiEliminagiusto fratello, siamo la "giovine italia" del pop-soul. ahah
come sempre
RispondiEliminagrazie Harmo!