Silent Passage - Bob Carpenter (1975, Reprise/1984 Stony Plain)
“Ascoltare questo disco è come inviare una lettera d’amore a parti di sé ancora inquiete, un’offerta di pace e comprensione che non teme il tempo.”
Parlare di Bob Carpenter e del suo “Silent Passage” significa inoltrarsi in un territorio sonoro fatto di intime riflessioni, arpeggi appena accennati e atmosfere che sfumano come ricordi al tramonto. È un viaggio interiore che, pur muovendosi nell’alveo del cantautorato folk/country-rock anni Settanta, supera le etichette di genere: qui emerge prima di tutto un animo che si racconta senza filtri.
Bob Carpenter, canadese di nascita, approda alla Warner nel 1974, in un’epoca in cui le sonorità di Jackson Browne e il Neil Young più raccolto dettavano legge nelle radio e nei cuori degli ascoltatori. Pur condividendo quelle tonalità sospese fra malinconia e dolcezza, Carpenter sviluppa un linguaggio musicale piuttosto personale: linee di archi vellutate, chitarre acustiche appena percusse, e una voce rauca e granulosa che canta come in un confidenziale dialogo serale.
Registrato fra la West Coast e Toronto, “Silent Passage” doveva essere il suo esordio ufficiale. Divergenze contrattuali tra Carpenter e il produttore Brian Ahern ne impedirono l’uscita, e i nastri rimasero sepolti negli archivi Warner fino al 1984, quando una piccola etichetta indipendente canadese, la Stony Plain, riuscì a ristamparlo su vinile. L’edizione fu perlopiù ignorata, diventando in breve un tesoro di culto per pochi collezionisti. Le canzoni rimaste inedite furono interpretate da alcuni avveduti artisti, tra cui Emmilou Harris (moglie di Carpenter all’epoca della registrazione del disco) e Billy Joe Shaver.
Le canzoni di Carpenter non cercano applausi facili: ogni accordo è un invito a guardarsi dentro. Brani come “Morning Train” oscillano fra speranza e rimpianto; “Before My Time” dipinge paesaggi interiori imbiancati dalla nostalgia. Non conta se si tratti di folk, country‑rock o di semplici ballate: l’essenza è l’emozione pura, quella che resta anche quando lo stereo si spegne.
Dopo decenni di silenzio, nel 2007 “Silent Passage” è stato ristampato dall’etichetta coreana Riverman Records, bissato nel 2014 dalla No Quarter, ultima riedizione conosciuta. Critici e nuovi ascoltatori hanno celebrato la sua capacità di trasmettere calore e vulnerabilità, facendo emergere Carpenter da un oblio ingiusto. In un’epoca di produzione frenetica e sovraccarico di stimoli, “Silent Passage” è un disco indispensabile: il suo ascolto è un luogo dove sostare, respirare e sentire il battito del proprio sentire. Non serve essere fans di un particolare stile musicale; basta lasciare che le note vi guidino in un cammino interiore, sospeso fra passato e presente. Al momento della prima ristampa, nel 1984, Carpenter aveva già abbandonato il mondo della musica, trascorrendo l’ultimo decennio della sua vita in devozione religiosa. Entrerà in un monastero buddista nel 1994, luogo dove morirà appena un anno dopo, nel 1995, per un tumore al cervello.
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