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Non mi piace avere coccodrilli pronti nel cassetto, preferisco scrivere di getto, seguendo l’istinto del momento. Purtroppo, sempre più spesso mi trovo a vergare due righe per chi ci lascia. Sarà l’età, saranno le circostanze, ma ormai non passa giorno senza un necrologio nei media che si occupano di musica. È così, c’è poco da fare.
Oggi vi parlerò di un’artista legata alla scena westcoast pop, scomparsa proprio ieri: Leah Kunkel. Un nome forse poco noto, tranne agli appassionati di westcoast pop o, se preferite, yacht rock. Per molti altri, anche tra le poche pagine musicali che spenderanno qualche parola su di lei, sarà più facile ricordarla come la sorella di “Mama” Cass Elliot, l’indimenticabile voce dei Mamas & Papas.
Leah Kunkel, cantautrice, arrangiatrice, produttrice e avvocato, nacque come Leah Cohen il 15 giugno 1948 a Baltimora. Dopo il matrimonio, avvenuto nel 1968 con Russ Kunkel, noto musicista turnista, adottò il cognome del marito. Nel 1966 si trasferì a Los Angeles, dove studiò canto presso il California Institute of the Arts. Due anni dopo, nel 1968, firmò un contratto con la Dunhill Records e pubblicò il singolo Billy sotto lo pseudonimo di Cotton Candy. Tuttavia dovettero passare ben dieci anni prima che la Kunkel pubblichi il suo primo album solista. Nel frattempo entra nel giro della westcoast, collaborerà al primo album di Jackson Browne e darà il suo contributo come cantante nel singolo di successo di James Taylor, “Handyman”, dove tutte le voci di sottofondo sono state eseguite da Leah. Successivamente collaborerà con alcuni dei maggiori musicisti della westcoast come Carly Simon, Stephen Bishop, Jimmy Webb, The Nitty Gritty Dirt Band, Livingstone Taylor, Dan Hill, Graham Nash, Barry Man e Arlo Guthrie. La sua collaborazione più significativa sarà però con Art Garfunkel, con cui lavorò come vocalist in “Watermark”, “Fate For Breakfast”, “Scissors Cut” e “Lefty”. Proprio Garfunkel le offrì l’opportunità di firmare un nuovo contratto discografico, che portò alla realizzazione del suo primo album solista, “Leah Kunkel”, pubblicato nel 1979.
“Leah Kunkel” è un album di sofisticato pop californiano, molto orecchiabile ma non banale, le cui radici vanno ricercate nel sound portato alla ribalta da artiste come Carly Simon. Prodotto da Val Garay e coaduviato da un set di musicisti da paura al loro meglio, l’album include brani scritti dalla stessa Kunkel dove tra tutti spicca “Under The Jamaican Moon” (canzone che ebbe la first release nell’album di Nick DeCaro, “Italian Graffiti” nel ‘74) scritta insieme a Stephen Bishop. Degne di nota sono anche “Losing in Love” e “Fool At Heart”, quest’ultima scritta da Stephen Bishop e originariamente presente nel suo album “Bish” del 1978. Nel 1980 Leah Kunkel pubblicò il suo secondo ed ultimo album da solista, “I Run With Trouble”, che vedrà alla produzione la stessa Kunkel insieme a Henry Levy. Nonostante l’estrema cura e la notevole performance dei musicisti coinvolti, l’album si colloca un gradino sotto al precedente, anche se è comunque un bel sentire. Resta comunque un disco che oggi, con tutta la merda che gira in ambito pop, sarebbe una piacevole eccezione.
Finita l’esperienza da solista, dovuta purtroppo alle vendite non entusiasmanti, per riascoltare Leah Kunkel dovremo aspettare fino al 1984, quando insieme a Marty Gwinn formerà il duo The Coyote Sisters. Il loro primo album, però, non riscosse grande successo, tanto che il secondo album sarà pubblicato soltanto nel 2001.
Dopo la morte della sorella Cass nel 1974, la Kunkel accolse in famiglia il nipote, Owen, mentre il suo figlio naturale, Nathaniel, seguì una carriera come tecnico del suono, arrivando a vincere un Emmy Awards. Leah Kunkel ha proseguito negli anni ad esibirsi insieme a Marty Gwinn, e anche se non ha raggiunto un grande successo commerciale, ha comunque conquistato l’affetto dei fan del westcoast pop di tutto il mondo. Insomma, cara Leah, ti abbiamo voluto bene.

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