L'album Sundown di Eddie Chacon è un disco molto vicino allo stato dell’arte per quanto concerne la musica soul di questo scorcio di secolo, un'opera raffinata e profonda che esplora con grande maestria le sfumature dell'amore, della perdita e della nostalgia. La voce di Chacon è una forza magnetica, capace di catturare l'attenzione dell'ascoltatore fin dalle prime note, e di accompagnarlo in un viaggio emotivo che ha il potere di toccare le corde più intime dell'anima.
Le canzoni di Sundown sono ricche di atmosfere evocative, che fondono elementi di soul e jazz con una delicatezza e una grazia che richiamano i grandi nomi della musica degli anni '60 e '70. Il sound è essenziale ma mai banale, con un'attenzione ai dettagli che conferisce all'intero album una straordinaria coerenza e organicità. Le melodie orecchiabili e le liriche poetiche si combinano per creare un'esperienza di ascolto coinvolgente e riflessiva.
In generale, l'album risulta raffinato e ben curato e la produzione di John Carroll Kirby contribuisce a dare alle canzoni un'atmosfera intima e accogliente, che invita l'ascoltatore a immergersi nel mondo di Eddie Chacon. Mentre lavoravano a Sundown, "Greeting to Saud" di Pharoah Sanders era un ascolto quotidiano, ed ha ispirato Chacon a lavorare di sottrazione, assorbendo così al meglio la lezione di Sanders. Questo lavoro è un'opera che merita di essere ascoltata con attenzione, per apprezzarne appieno la bellezza e la profondità.
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