Il maledetto e benedetto Yacht Rock, o come diamine volete chiamarlo, è una creatura schizofrenica dei tardi anni '70 e dell'inizio degli anni '80. È una musica che ha stretto un patto con il diavolo, mescolando pop, soul, funk e rock in un abbraccio che nessun altro osava tentare all'epoca. Un genere che aveva l'ardire di sfidare il mondo, guadagnandosi un posto nei cuori degli ascoltatori americani e unendo le fila per rendere la musica pop sofisticata, allontanando i dilettanti da mercatino e gli improvvisatori del momento.
E qui, fratelli e sorelle, arrivano gli Young Gun Silver Fox, gli stessi ragazzi che, dopo quattro round, tirano fuori il loro asso nella manica. "Ticket to Shangri-La" è la loro dichiarazione d'amore a un'epoca dorata, e niente è stato lasciato al caso. Gli arrangiamenti sono intricati, le armonie vocali sono come un'armonia celeste, e gli strumentisti sono come una squadra di operatori chirurgici, senza margine d'errore.
Le influenze nobili scorrono nelle vene di questo album, con richiami evidenti a Hall & Oates, Steely Dan ed Earth, Wind & Fire, ma attenti, cari amici, perché se le vostre orecchie sono affilate come bisturi, troverete anche tracce dei segreti profondi di Prefab Sprout e dei capricci geniali di Brian Wilson tra le note.
E tutto questo è stato registrato in modo sacro, su nastro, in modo da catturare l'anima stessa della musica. Ma sì, fate pure una risata quando il vostro amico rockettaro vi dice che "è tipo Cristopher Cross." È la tipica frase di chi non ha mai compreso la profondità e la bellezza di questo genere. Questi ragazzi, gli Young Gun Silver Fox, stanno portando avanti la fiamma dello Yacht Rock con maestria e passione, e meritano la vostra attenzione. Chiunque li paragoni a Christopher Cross, beh, non sa un accidenti dello Yacht Rock.
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