Nel 1975, l'anno in cui è stato pubblicato "Erbe Selvatiche", Internet non era nemmeno nei sogni più audaci degli scrittori di fantascienza. Ciò che aveva in comune allora e oggi era la difficoltà nel trovare dischi di questo genere. Questo perché gli album di musica "library", creati come commento per programmi televisivi, documentari e altro, non erano concepiti per la vendita e spesso rimanevano invisibili. Oggi la situazione è leggermente migliorata grazie al lavoro di piccole e intelligenti etichette che ristampano le opere più significative, ma essendo realtà di nicchia, anche queste edizioni si esauriscono rapidamente. Dobbiamo quindi riconoscere il merito della rete, che, grazie alla comunità degli appassionati, mette a disposizione di tutti la possibilità di ascoltare questi album. La peculiarità e la bellezza di questi lavori risiede nell'ascoltare musicisti che, pur operando entro i limiti imposti dai committenti, lavorano in totale libertà, senza cedere alla tentazione di creare successi da classifica.
Chissà se Oscar Rocchi, il pianista e compositore di "Erbe Selvatiche", avesse previsto che il suo disco sarebbe diventato nel tempo uno dei pochi esempi in Italia di musica funk sapientemente mescolata con il soul e il jazz. Sulla rete si trova poco su Oscar Rocchi. Da quanto ho potuto apprendere, è stato un musicista di session con alcuni dei nomi più noti della musica italiana, come Umberto Tozzi e Marcella Bella. Tuttavia, ha anche collaborato con artisti come Giorgio Gaber e De André, e insieme a Tullio De Piscopo è stato parte integrante dell'album "Metamorphosis" del batterista napoletano, pubblicato nel 1981.
Tornando a "Erbe Selvatiche", impressiona il groove travolgente che scorre attraverso le tracce del vinile, un elemento raro nelle produzioni musicali italiane. Rocchi dimostra grande abilità con le sue tastiere, tra cui il Fender Rhodes e l'Arp, e è accompagnato dalla chitarra fuzz di Andrea Verardi, dai fiati, tra cui il sax tenore e il flauto di Giancarlo Barigozzi (si dice che l'album sia stato registrato durante le session di un altro capolavoro della library music, "Woman's Colours" del Barigozzi Group), oltre al basso elettrico preciso e incisivo di Gigi Cappellotto, che si integra perfettamente con la batteria di Andrea Surdi. Non tutti i brani sono dominati dal funk; in alcune tracce si sperimenta con ballate cinematiche in linea con la melodia italiana, che, seppur apprezzabili, non possono competere con l'energia degli altri pezzi.
Erbe selvatiche è stato ristampato recentemente in vinile, chi volesse accaparrarsi il disco originale, si prepari a firmare un assegno da 500 dollari.
Pietre miliari funk-jazz... ottimo ascolto!
RispondiEliminaInebriante aroma seventies. A quando un post sul barigozzi?
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