Di Max Meazza ricordo che ne sentii parlare all'inizio degli anni ottanta. Avevo iniziato il mio approccio con la musica della west coast americana con i dischi di Michael Franks, allora i più facili da trovare, e lessi una recensione di "Shaving The Car," il primo album solista di Meazza, dove veniva accostato al musicista americano. A torto, con il senno di poi, o forse il recensore non aveva ascoltato altro, perché se deve esserci un'affinità, credo che si debba trovare più con Marc Jordan che con Franks. Incuriosito, cercai ovunque, leggasi i negozi di dischi fiorentini, il disco di Max, con il risultato di farmi venire i calli ai piedi e di restare con la bisaccia vuota. Solo diversi anni dopo, presso il negozio oggi chiuso di Nannucci, riuscii a procurarmi a prezzo di saldo "Shaving the Car" insieme a "Personal Exile," il secondo album solista del nostro.
Sugli esili dei musicisti della west coast (da parte dei discografici in primis) ci sarebbe da scrivere un tomo, ma quando pensi che non faranno più ritorno, arriva la notizia della loro presenza grazie a un nuovo disco. Max Meazza, bluesman di razza (la sua carriera inizia con la band dei Pueblo, il cui primo album alla fine degli anni '70 ebbe un buon successo di vendite e di esposizione radiofonica), è uno dei pochi qui in Italia che diffonde il verbo della west coast, ed è ritornato dieci anni dopo l'ultima uscita, con "Charlie Parker Loves Me," un album autoprodotto grazie al progetto "Musicraiser," che vede la partecipazione del grande Marc Jordan, nel bellissimo brano omonimo firmato dall'artista americano che apre il disco.
Questo lavoro sorprende per la freschezza e la lucidità con cui Meazza espone tutta la sua arte, fatta di intrecci sonori in cui il blues rimane comunque sottotraccia, ben miscelato con quegli ingredienti che vanno dal blue-eyed soul fino al pop jazzato, che hanno dato peculiarità al genere. L'album mi riporta alle atmosfere che artisti come Mark & Almond e il Mark Murphy di fine anni '60 riuscivano a creare, ma sarebbe un errore dire che il lavoro si limita a questo. Meazza riesce a sorprendere anche nei brani di sua composizione, dove si viaggia sul filo del disincanto e di una latente malinconia: "Lost in L.A.," "Neon Angel" e la bellissima "Laurie Bird" (solo voce, chitarra acustica ed elettrica, più basso, con il violino di Giulia Nuti a ricamare la storia di una ragazza perduta) ne sono gli esempi più calzanti.
C'è spazio anche per una bella cover di "Solid Air" di John Martyn, altro artista molto amato da Meazza, così come per altri tre brani da ascoltarsi immaginando di trovarsi sulla spiaggia di Venice Beach al tramonto: "A Face in The Crowd," "Too Late For My Heart" e "Forward Motion," quest'ultimo con alla voce il suo autore, Mark Winkler. Echi di JJ Cale si trovano nel brano "Black and White Generation," un bel blues rock che richiama le radici di Meazza. Ancora John Martyn in "She's a Lover," una cover virata in blue-eyed soul con una chitarra wah-wah che aggiunge una nota di funk al brano e l'onnipresente Fender Rhodes (che Dio benedica chi lo ha inventato) a dare corposità al tutto.
Se la musica west coast è anche uno stato dell'anima prima che un genere musicale, "Charlie Parker Loves Me" può essere considerato chiarificativo in tal senso: le immagini che riesce a creare, che sia trovandosi su una spiaggia californiana nell'ora che precede la notte, che viaggiando per le strade blu della provincia americana, o che ci si trovi in una vecchia stazione della Greyhound, sono tutte nella testa e non c'è bisogno d'altro.
Una postilla obbligatoria per dare il giusto risalto ai musicisti che hanno suonato in questo album, precisi e puntuali nella costruzione di un suono elegante e raffinato come richiede il genere, ma senza cadere in un tecnicismo fine a se stesso: qui tutti contribuiscono a dare vita ai desiderata di Meazza, creando una trama sonora che riesce ad emozionare.
Buon ascolto!
Laurie Bird è veramente un ottimo ascolto... grazie @Harmonica!
RispondiEliminaMeazza è un artista raffinatissimo, Laurie Bird è stupenda, ma dovrebbe andarsene da qua, troverà ben pochi ad apprezzarlo in questo paese che si nutre di Sanremo e sedicenti cantanti lirici
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