venerdì 30 ottobre 2015

TIME HAVE CHANGED - THE IMPRESSIONS


Quando si menziona "The Impressions," il pensiero va immediatamente a Curtis Mayfield, ma anche a Leroy Hutson, che lo ha sostituito come leader del gruppo. Tuttavia, prima di esaminare il contributo di Hutson alla band di Chicago, facciamo un passo indietro. È importante ricordare che "The Impressions" sono stati un monumento della musica soul. Inizialmente guidati da Jerry Butler, sono poi passati sotto la guida del leggendario Curtis Mayfield quando Butler ha intrapreso la carriera solista. Le origini della band risalgono al 1957, quando erano conosciuti come "The Roosters" e facevano doo-wop. Successivamente, divennero "Jerry Butler And The Impressions" prima di adottare la denominazione definitiva nel 1961. Brani come "For Your Precious Love," "Gipsy Woman," "It’s All Right," "Keep On Pushing" e "People Get Ready," scritti da Mayfield, li hanno resi un punto di riferimento nella musica afroamericana e hanno ispirato artisti che si sono dedicati allo ska, al rocksteady e persino al grande Bob Marley, che ha riconosciuto l'influenza della band nella sua musica e ha modellato le armonie vocali dei Wailers sullo stile degli Impressions.

Curtis Mayfield è rimasto con la band fino al 1970, dopodiché ha intrapreso una carriera solista di grande successo, con "Superfly" come uno dei suoi primi capolavori. Tuttavia, Mayfield ha continuato a scrivere per la band, e quando Hutson ha assunto il ruolo di leader nel 1971, un nuovo album era già pronto: "Times Have Changed" del 1972. Questo album, sebbene sia stato un po' sfortunato in termini di vendite, è straordinario e conserva ancora il suono distintivo di Mayfield. Infatti, Mayfield ha scritto sette delle otto canzoni presenti nell'album ed è stato anche accreditato nella produzione. Hutson ha contribuito con la sua voce insieme a Fred Cash e Sam Gooden, gli altri membri degli Impressions, e ha arrangiato "Inner City Blues" di Marvin Gaye, rendendola più intensa e funky rispetto all'originale. "Times Have Changed" affronta temi sociali e politici dell'epoca, forse uno dei motivi per cui non ha raggiunto un grande successo di vendite, il che ha portato Hutson a lasciare il gruppo solo due anni dopo essere diventato il leader.

L'album si apre con l'urgente e potente "Stop The War," cantata da Fred Cash, con il distintivo tocco chitarristico di Mayfield. Poi c'è la title track, un brano elegante che si muove con grazia. Successivamente, arriva la già menzionata "Inner City Blues," con un ritmo diverso rispetto all'originale di Gaye, rendendola più cruda nonostante la presenza di archi. "Our Love Goes On And On" ricorda il talento di Mayfield nella composizione di musiche per film ed è stata in seguito donata a Gladys Knight per la colonna sonora di "Claudine." "Potent Love" è il picco dell'album, un brano che inizia con percussioni e si sviluppa con basso, archi e la caratteristica chitarra wah-wah, con il falsetto di Hutson sostenuto dagli altri cantanti. È una canzone che sembra una jam infinita che cattura l'ascoltatore. "I Need To Belong To Someone" è una classica ballad in stile Motown, simile a "People Get Ready," e la seguente "This Love For Real" continua sulla stessa linea, con la voce distintiva di Hutson. Infine, la traccia finale, "Love Me," sarebbe perfetta per una serata Northern Soul, con il suo ritmo incalzante e la voce implorante del cantante, enfatizzata dai fiati e dai violini. In conclusione, "Times Have Changed" è un capolavoro che merita di essere riscoperto.


venerdì 23 ottobre 2015

SKINNY BOY - ROBERT LAMM




All'uscita del suo primo album solista, "Skinny Boy", Robert Lamm era già uno di quei musicisti che avrebbero potuto vivere di rendita. Era un membro della band Chicago, a lui dobbiamo capolavori della musica pop crossover come "Saturday In The Park" e "25 or 6 to 4". Lamm era un artista dotato di una scrittura sopraffina, e il suo album del 1974 ne è una prova tangibile. Forse Lamm aveva il desiderio di dimostrare di poter avere successo anche da solo, ma come vedremo, le cose non andarono esattamente così.

"Skinny Boy" è notevole innanzitutto per l'assenza dei fiati, una caratteristica distintiva degli Chicago. Inoltre, si distingue per la sua scrittura musicale policroma, che attinge da vari generi musicali. Questo era una rarità all'epoca ma abbastanza comune in quegli anni. Il brano d'apertura dell'album, "Temporary Jones," è l'unico non scritto interamente da Lamm; qui collabora con il grande Bob Russell, che aveva lavorato con artisti come Duke Ellington e Billie Holiday. La canzone colpisce per l'eleganza della scrittura musicale e una produzione prevalentemente basata sul pianoforte suonato da Lamm, basso (Terry Kath dei Chicago contribuisce su tutti i brani), batteria ed archi.

La traccia successiva, "Love Song," presenta influenze soul e vede Lamm prendere spunto dalla lezione di Gino Vannelli, creando una canzone in cui il Fender Rhodes e il basso sono in primo piano, con un bel contributo di chitarra acustica da parte di Kath. Anche Paul McCartney, nel suo periodo post-Beatles, sembra essere una delle influenze di Lamm, come dimostra il brano successivo, "Crazy Way to Spend a Year," una ballata con arrangiamenti ricchi di archi che ricorda il sound di McCartney durante la sua esperienza con i Wings.

Il soul che flirta con il gospel è un elemento distintivo di "Skinny Boy," in cui la voce e il piano elettrico di Lamm sono supportati dai cori delle Pointer Sisters. Questa traccia verrà successivamente riproposta con l'aggiunta dei fiati nell'album "Chicago VII." Con "One Step Forward Two Steps Back" e "Someday I'm Gonna Go," ritorniamo in territorio post-Beatles, con entrambe le canzoni caratterizzate da arrangiamenti essenziali ma efficaci.

"Fireplace and Ivy," situata tra le due tracce precedenti, è invece una ballad che inizia in modo lento ma si sviluppa in modo notevole grazie all'aggiunta degli archi. "A Lifetime We" riporta il soul al centro dell'attenzione, con una sensazione cinematografica e un tocco di jazz. Il rock blues di "City Living" è un brano apprezzabile, seppur non rivoluzionario. Chiudiamo con "Crazy Brother John," una ballad mid-tempo che oscilla tra momenti tranquilli e l'uso degli archi per creare dinamismo.

In definitiva, "Skinny Boy" è un album eclettico che abbraccia una vasta gamma di generi musicali. Nonostante il suo insuccesso commerciale all'epoca, il disco è ora una rarità e le copie in vendita raggiungono i 350 euro. Questo album segnò una pausa nella carriera solista di Lamm, che avrebbe continuato a contribuire alla musica con Chicago e avrebbe fatto ritorno alla sua carriera da solista circa vent'anni dopo. Ma questa è un'altra storia.




venerdì 16 ottobre 2015

OFF THE WALL - MICHAEL JACKSON


Se per la maggior parte degli appassionati di musica soul e non solo, "Thriller" è considerato il capolavoro di Michael Jackson, per me "Off The Wall" rappresenta il punto massimo raggiunto dall'artista afroamericano. Benché sia un disco stra-venduto, trovo "Thriller" meno spontaneo del precedente; forse il suo grande successo è in parte dovuto ai video, che erano davvero innovativi e accompagnarono le canzoni. "Off The Wall," invece, è un'opera diversa, prodotta da un Quincy Jones in stato di grazia ed è il primo album solista di Jackson siglato per la Epic Records, già affrancatosi dai fratelli e dalla Motown, destinato a diventare una stella di prima grandezza.

Vi confesso che un brano bello, fresco e sfrontato come “Don't Stop Till You Get Enough,” messo all'apertura dell'album, ho tentato invano nei anni seguenti di ricercarne il mood fra i più svariati artisti: è una canzone irripetibile, costruita come un ponte che unisce i vari aspetti della musica black, disco, soul e funk, uniti insieme per creare qualcosa di nuovo e mai ascoltato fino ad allora. Del resto, lo stile del disco è ben diverso dalle produzioni precedenti di Jackson; quindi niente più sonorità Motown ma uno sguardo aperto a 360 gradi sul mondo del soul, un album a suo modo visionario e coraggioso, che mantiene tutta la sua freschezza a distanza di trentacinque anni dalla sua uscita. Insomma, tutto il Michael Jackson successivo parte da qui e qui ci sono tutte le intuizioni che poi sfrutterà negli anni a venire.

Il resto dell’album riserva sorprese ad ogni ascolto. Se da un lato abbiamo brani che funzionano bene per il dancefloor, come “Working Day And Night” e “Get On The Floor,” dall'altro sono i brani mid-tempo ad esaltare: “Rock With You” e “Off The Wall,” ambedue scritti da Rod Temperton, sono due gioielli tagliati su misura per la voce di Michael e restano a tutt’oggi ineguagliati e ineguagliabili. Burt Bacharach, insieme a Carol Bayer Sager, ci regalano invece un brano pop semplice e cristallino come loro usavano fare: “It’s The Falling In Love.” Il piacere sarà ricambiato da Jackson, durante una pausa delle registrazioni di “Off The Wall,” partecipando in duetto con la Sager in una canzone, “Just Friends,” dal suo album solista “Sometimes Late At Night,” divenuto nel tempo oggetto di culto. “Girlfriend” è il brano che Paul Mc Cartney regalò a Jackson e che sancì l’inizio della loro collaborazione. Stevie Wonder scrisse l’ennesimo capolavoro della sua carriera, “I Can’t Help It,” brano slow dove magicamente si uniscono il pop con il soul più morbido. La sensazione riascoltando il disco a distanza di anni è quella di un Jackson in pace con se stesso come mai prima e di un incastro riuscito di persone che, caso volle, si trovassero, chi più chi meno, nel momento migliore del loro percorso artistico.


venerdì 9 ottobre 2015

MAX MEAZZA - CHARLIE PARKER LOVES ME


Di Max Meazza ricordo che ne sentii parlare all'inizio degli anni ottanta. Avevo iniziato il mio approccio con la musica della west coast americana con i dischi di Michael Franks, allora i più facili da trovare, e lessi una recensione di "Shaving The Car," il primo album solista di Meazza, dove veniva accostato al musicista americano. A torto, con il senno di poi, o forse il recensore non aveva ascoltato altro, perché se deve esserci un'affinità, credo che si debba trovare più con Marc Jordan che con Franks. Incuriosito, cercai ovunque, leggasi i negozi di dischi fiorentini, il disco di Max, con il risultato di farmi venire i calli ai piedi e di restare con la bisaccia vuota. Solo diversi anni dopo, presso il negozio oggi chiuso di Nannucci, riuscii a procurarmi a prezzo di saldo "Shaving the Car" insieme a "Personal Exile," il secondo album solista del nostro.

Sugli esili dei musicisti della west coast (da parte dei discografici in primis) ci sarebbe da scrivere un tomo, ma quando pensi che non faranno più ritorno, arriva la notizia della loro presenza grazie a un nuovo disco. Max Meazza, bluesman di razza (la sua carriera inizia con la band dei Pueblo, il cui primo album alla fine degli anni '70 ebbe un buon successo di vendite e di esposizione radiofonica), è uno dei pochi qui in Italia che diffonde il verbo della west coast, ed è ritornato dieci anni dopo l'ultima uscita, con "Charlie Parker Loves Me," un album autoprodotto grazie al progetto "Musicraiser," che vede la partecipazione del grande Marc Jordan, nel bellissimo brano omonimo firmato dall'artista americano che apre il disco.

Questo lavoro sorprende per la freschezza e la lucidità con cui Meazza espone tutta la sua arte, fatta di intrecci sonori in cui il blues rimane comunque sottotraccia, ben miscelato con quegli ingredienti che vanno dal blue-eyed soul fino al pop jazzato, che hanno dato peculiarità al genere. L'album mi riporta alle atmosfere che artisti come Mark & Almond e il Mark Murphy di fine anni '60 riuscivano a creare, ma sarebbe un errore dire che il lavoro si limita a questo. Meazza riesce a sorprendere anche nei brani di sua composizione, dove si viaggia sul filo del disincanto e di una latente malinconia: "Lost in L.A.," "Neon Angel" e la bellissima "Laurie Bird" (solo voce, chitarra acustica ed elettrica, più basso, con il violino di Giulia Nuti a ricamare la storia di una ragazza perduta) ne sono gli esempi più calzanti.

C'è spazio anche per una bella cover di "Solid Air" di John Martyn, altro artista molto amato da Meazza, così come per altri tre brani da ascoltarsi immaginando di trovarsi sulla spiaggia di Venice Beach al tramonto: "A Face in The Crowd," "Too Late For My Heart" e "Forward Motion," quest'ultimo con alla voce il suo autore, Mark Winkler. Echi di JJ Cale si trovano nel brano "Black and White Generation," un bel blues rock che richiama le radici di Meazza. Ancora John Martyn in "She's a Lover," una cover virata in blue-eyed soul con una chitarra wah-wah che aggiunge una nota di funk al brano e l'onnipresente Fender Rhodes (che Dio benedica chi lo ha inventato) a dare corposità al tutto.

Se la musica west coast è anche uno stato dell'anima prima che un genere musicale, "Charlie Parker Loves Me" può essere considerato chiarificativo in tal senso: le immagini che riesce a creare, che sia trovandosi su una spiaggia californiana nell'ora che precede la notte, che viaggiando per le strade blu della provincia americana, o che ci si trovi in una vecchia stazione della Greyhound, sono tutte nella testa e non c'è bisogno d'altro.

Una postilla obbligatoria per dare il giusto risalto ai musicisti che hanno suonato in questo album, precisi e puntuali nella costruzione di un suono elegante e raffinato come richiede il genere, ma senza cadere in un tecnicismo fine a se stesso: qui tutti contribuiscono a dare vita ai desiderata di Meazza, creando una trama sonora che riesce ad emozionare.

Buon ascolto!



venerdì 2 ottobre 2015

SIMI STONE - SIMI STONE


A otto anni, Simi Stone cominciò a creare cassette musicali in modo indipendente. Ma, anziché semplicemente copiare dischi per gli amici, suonava veramente. Non so cosa sia successo in seguito, ma questo dettaglio potrebbe farci capire che il suo destino musicale era già scritto nel suo DNA. Immaginate quante persone appassionate di musica abbiano provato a fare lo stesso? Io, per esempio, passavo il tempo a usare mestoli come tamburi o a manipolare la radio e il registratore a cassette per creare suoni strani. Poi ho capito che non avevo il talento per suonare uno strumento e mi sono dedicato all'ascolto di musicisti più esperti di me. Questo amore per la musica è rimasto con me fino ad oggi.

Simi Stone, figlia di una madre hippy e di un padre giamaicano, è nata a Woodstock, la stessa città famosa per il festival dedicato alla pace, all'amore e alla musica negli anni '60. Potresti immaginartela vestita con abiti hippy, indossando collane di perline e suonando canzoni pacifiste con bonghi e campanellini, come un vero prodotto dei tardi anni '60. La sua musica è fortemente influenzata dagli anni '60, ma da quelli che precedono l'"estate dell'amore". Si ispira alla musica soul di Detroit, in particolare alla Motown, e nel suo primo album, pubblicato lo scorso luglio per la Reveal Records, troverai anche elementi di pop accattivante, il ritmo scattante del Northern Soul per farvi ballare, una spruzzata di blues e persino un genere chiamato "Mountain Motown", coniato dalla stessa Simi per descrivere il suo stile. Ma ciò che risalta di più è la sua voce, che è chiara, cristallina, triste, innocente e intrigante allo stesso tempo.

Simi Stone non è una novità nel mondo della musica. In passato ha fatto parte del movimento Afro-Punk e ha suonato rock 'n' roll in una band chiamata The Suffrajet, ottenendo anche un notevole successo di critica. Ha condiviso il palco con artisti del calibro di Urge Overkill, Eagles of Death Metal e persino i grandissimi Cheap Trick. In Europa, ha suonato con Simone Felice e Bobby Burke, noti come The Duke and The King, una band che mescolava soul e funk con un tocco di "freakketonismo". Per fortuna, qualcuno ha riconosciuto il suo talento e l'ha incoraggiata a fare un album da solista.

Questo album è il risultato della collaborazione con David Baron, il suo partner musicale, ed è il suo primo album a nome suo, come se fosse predestinata a realizzare grandi cose. Ha coinvolto un gruppo di musicisti eccezionali, da Natalie Merchant, autrice della splendida "Don't Come Back", a Zachary Alford, Sara Lee e Gail Ann Dorsey. È un album fresco ed elegante fin dalla copertina, con canzoni che raramente superano i tre minuti, ma che sono essenziali e senza fronzoli. Simi Stone mira dritto al vostro cuore, e sono certo che vi conquisterà presto.