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Visualizzazione dei post da gennaio, 2015

CLASSICI: STREETNOISE - JULIE DRISCOLL, BRIAN AUGER & THE TRINITY

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Se ad un appassionato medio di rock, in Italia, chiedete quale sia stato il miglior suonatore di organo di sempre, molto probabilmente vi sentirete rispondere in questo ordine di cose: Keith Emerson, Rick Wakeman, Jon Lord. Su Jon Lord siamo tutti d'accordo, sugli altri due decisamente no, o perlomeno se siete anche appassionati dell'arte circense o dei virtuosismi che in tempo passato appartenevano ai cantanti castrati, è probabile che non possiate fare a meno degli arzigogoli dei due figuri citati sopra. E' anche probabile che se provate a fare il nome di Brian Auger ben pochi vi risponderanno in maniera affermativa, magari adducendo il fatto che il nostro era si un bravo suonatore di Hammond, ma che con il rock aveva ben poco a che fare, e che il suo campo era il jazz. Se provate a rigirare la frittata agli appassionati della musica improvvisata costoro vi diranno il contrario, affermando che tutto era fuori che un jazzista. Ecco, se queste cose le avreste chieste n...

UNA CANZONE: PRETZEL LOGIC - STEELY DAN

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"Pretzel Logic", title track dell'omonimo album, è una delle canzoni che ha contribuito a creare il mito degli Steely Dan. Blues come portante del pezzo, note jazz incastonate nel cerchio dorato del pop, testi oscuri e apparentemente senza un senso compiuto, caratteristica questa che sarà una costante nelle canzoni a venire del duo statunitense. Il testo della canzone ad una prima lettura sembra che narri di un turista in viaggio verso il sud degli Stati Uniti per andare a vedere un "Minstrel Show" e diventare una stella degli stessi (gli spettacoli dove un bianco si tingeva la faccia di nero per intrattenere i suoi pari) ma addentrandoci nelle liriche si legge che il turista vuole "incontrare un Napoleone solitario" e che si trova in imbarazzo per le scarpe che indossa. Lo stesso Fagen, tanto per ingarbugliare di più le cose ci dice che la canzone parla di viaggi, si, ma di viaggi nel tempo, (i "Minstrel Show" di cui si parla erano mort...

MODERNISMO: THE MADS

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Non ho ricordi sul fatto che in Italia negli anni 60 sia esistito un movimento Mods paragonabile anche in minima parte al corrispettivo inglese - va beh, mi direte che qualcuno ci provò, ad esempio Ricky Shaine che incise il 45 giri "Uno Dei Mods" giusto nel 1965, peccato però che i produttori del nostro, "volpinamente", gli fecero indossare un giubbotto in pelle da Rockers - e dovremo aspettare la fine degli anni 70, più esattamente nel 1979 data di uscita del film "Quadrophenia", perché anche qui da noi si sviluppasse in contemporanea questa volta con il Regno Unito la nuova ondata modernista, conosciuta come "Mod Revival". Furono Torino e Milano le città simbolo del neonato modernismo italiano e fu nel capoluogo lombardo, nel 1979, che vide la luce una delle prime, se non la prima band Mod italiana: The Mads. Di quel periodo purtroppo non abbiamo testimonianze su disco nonostante la proposta di un contratto discografico fatta l...

UNA CANZONE: THE SUN AIN'T GONNA SHINE ANYMORE - THE WALKER BROTHERS

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Loneliness is a cloak you wear A deep shade of blue is always there The sun ain't gonna shine anymore The moon ain't gonna rise in the sky The tears are always clouding your eyes When you're without love, Baby L'altra sera stavo guardando un film in tv e ad un certo punto, verso la fine della storia, il personaggio principale della pellicola estrae da un mobiletto un disco, prende il vinile e lo mette sul piatto; a poco a poco si diffondono nell'aria le note di "The Sun Ain't Gonna Shine Anymore" dei Walker Brothers. Fin qui direte una scena come tanto altre, tranne per un particolare: il personaggio è nella stanza della sua compagna, da solo, e nel giro di poche ore la terra verrà spazzata via da un meteorite. La scelta del regista di inserire un brano così epico, un capolavoro assoluto della musica pop,  è rinforzato dalla citazione nel film di un altro disco pop che ha fatto epoca e che come questo potrebbe essere l'ultimo ...

ITALIANI: PAOLO "APOLLO" NEGRI - HELLO WORLD

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Già segnalato come uno dei migliori album di musica indipendente prodotti in Italia nell'anno appena trascorso, è giusto soffermarsi un po' di più sull'ultima fatica del mago italiano dell'organo Hammond a nome Paolo Apollo Negri. "Hello World", quarto album del tastierista, è stato per me un godimento continuo; se nei lavori precedenti il funk ed il soul erano le principali fonti di ispirazione, questa volta il posto d'onore se lo prendono il jazz-rock e quel tipo di fusion che girava nell'aere negli anni 70, e per un appassionato di quei suoni come il sottoscritto è stata oltre che una bella sorpresa, una conferma delle capacità compositive dell'artista italiano. Se conoscete appena un po' gente come George Duke gli Azymuth o i Weather Report fino ad arrivare ai nostrani Perigeo vi farete subito un'idea di quello che c'è all'interno di "Hello World": coadiuvato da una band di studio con al basso Edoardo Giovannelli, M...

LOST AND FOUND: DON BROWN - I CAN'T SAY NO

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Come costruire un post quando del personaggio che vuoi recensire non esiste alcuna voce su wikipedia, non esiste niente di lui nemmeno sui libri specializzati del genere, le riviste dell'epoca non se lo sono filato e sei venuto a sapere solo per caso che è di Seattle? Intanto si può parlare della copertina del disco oggetto della recensione; ma anche essa non da adito a voli pindarici. Il soggetto ritratto colà non stimola la fantasia, sembra il ritratto di un tuo cugino che abita in un luogo remoto e che vai a trovare o quando muore qualche parente, o per qualche matrimonio. con lo scatto preso in un momento di tedio generale. Se però ci fermassimo all'apparenza e a queste frasi scontate ci perderemmo un disco davvero sconosciuto uscito nel 1977, ma che merita un ascolto convinto e nasconde più di una sorpresa. Se Don Brown avesse avuto almeno un dieci per cento del sex appeal che aveva Gino Vannelli magari adesso qualcuno si sarebbe ricordato di lui; si perché l'ambito...

IL LUNGO ADDIO: PINO DANIELE 1955 - 2015

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Ve lo dico in tutta sincerità: ne ho abbastanza di pubblicare post di musicisti che ci lasciano, l'anno appena passato è stata un'ecatombe, il 2015 inizia nella maniera peggiore. Pino Daniele è stato l'artista che ha reso accessibile alla massa la rivoluzione del sound napoletano iniziata da James Senese insieme ai Napoli Centrale, una fusione di jazz, soul e funk, ingentilite dal blues e dal pop di qualità che il musicista napoletano dal 1979 al 1982 con una serie di album uno più bello dell'altro riuscì a creare. Ed è di quel periodo il ricordo più caro che ho di Pino Daniele, quando la ricerca sonora era abbinata ad un linguaggio comprensibile per tutti, e finalmente in Italia veniva alla luce un mondo di musica fino ad allora conosciuto da pochi appassionati. Ecco, Pino Daniele per me è stato questo, di quello che ha fatto dopo, diciamo da "Musicante" in poi,  molto spesso è stata maniera, sempre però un gradino sopra agli altri cantanti del mai...