martedì 30 dicembre 2014

IL 2014, PRIMA PARTE.

 





Come altri amici di blog anche io non mi sottrarrò ad un consuntivo di fine anno; musica, visioni e letture. Riguardo alle ultime poco vi dirò, dal momento che ho ridotto drasticamente l'acquisto di carta stampata così come gli ingressi al cinema e il motivo è presto detto: tra bollette da pagare , aumenti di tasse e tassettine, crescita dei figli e cazzi vari, a rimetterci sono state le spese per la cultura, ahimè, ma se per il cinema in un modo o in un altro la soluzione si trova, per i libri, non potendo fare a meno della carta (kobo e kindle per adesso non fanno per me, ma so che capitolerò per forza di cose, come è accaduto per la musica) è stato un dramma, nel senso che ad esclusione del bel libro di Mauro Ronconi, "Hotel California", un compendio indispensabile per sapere tutto sulla musica Westcoast, i pochi acquisti fatti sono di libri editati in edizioni economiche, quindi, cari miei, di quello che è uscito nel 2014 magari ne parlerò in futuro.

Capitolo visioni: poche cose mi hanno entusiasmato questo anno come due serie tv, vera nuova frontiera per evitare storie scontate che sempre più spesso ammorbano il grande schermo e rifuggire dal merchandising più trito. Bene, "Gomorra" e "True Detective" valgono da sole quanto tutte le uscite cinematografiche del 2014, perlomeno di quelle che ho visto. La serie tv italiana dimostra che anche da noi è possibile competere in qualità con le produzioni di oltreoceano, al netto di fiction con suore, preti, carabinieri, mafiosi e annicinquantassessantasettanta. "True Detective" mi ha riportato ai tempi di "Lost" e di "Twin Peaks", sia come importanza della messa in scena che della narrazione sia come attesa spasmodica per le nuove puntate. Una storia "nera" e "appiccicosa", scorretta (qui si fuma, si beve e si scopa) dove non si sconta niente a nessuno, un racconto malato e che ci porta negli abissi dell'animo umano, ben rappresentato e scandagliato dai due protagonisti: un immenso Matthew Mc Conaughey e un altrettanto grande Woody Harrelson.

Musica: una grande annata per le nuove uscite e altrettanto per le ristampe. C'è un album sopra a tutti, come potrete leggere più in basso e una serie di lavori eccellenti, come ad esempio "Going Back Home" grande ritorno di Wilco Johnson insieme a Roger Daltrey. Niente di nuovo, ma una serie di brani del repertorio dei Dr. Feelgood e di altri artisti, per un corroborante r'n'b britannico. Un altro grande ritorno è quello di D'Angelo; l'artista afroamericano dopo un'assenza durata 14 anni, a sorpresa se ne è uscito sul finire dell'anno con "Black Messiah", album dove la parola "neo soul" non è un termine abusato. Funk e soul trattato come neanche Prince (altro ritorno del 2014) con il suo nuovo lavoro è riuscito a fare. Suoni sporchi, una voce che sembra arrivare da altrove, mai così passionale e romantica, ma in una cornice di sonorità non scontate e a tratti dai rimandi psichedelici. 
Restando in ambito soul mi preme segnalare l'album di Emma Donovan & The Putbacks, "Drawn", un gran disco di soul e funk senza aggiunta di fiati, ruvido ed essenziale. Buone anche le prove di Kelis con "Food" e Ledisi con l'r'n'b elegante di "The Truth", meno bene Josè James dove con "While You Were Sleeping" fa un passo indietro rispetto al precedente lavoro, più rock in stile post wave che jazz qui.
Mi sono piaciuti anche Avery Sunshine dove con "The Sunroom" si viaggia in territorio Motown e derivati con incursioni nel soul contemporaneo, e in ambito jazz contaminato vi segnalo l'album di Takuya Kuroda, "Rising Son", un bel disco di post bop, jazz e soul che vanno a braccetto inglobando tutto quello che di nuovo è uscito nel mondo della musica dell'anima. 
In ambito funk la minestra preparata dagli artisti rimane pressoché la stessa; tutti sopra la sufficienza, dai Third Coast King agli The New Mastersound, un ritorno gradito per la Budo's Band e il loro "Burnt Offering", lavoro che ho trovato però un po' monocorde, meglio i Down To The Bone, band inglese capitanata da Stuart Wade e Chris Morgans, l'album "Dig It" è funk che amoreggia con l'acid jazz, un disco molto fresco e  che non annoia.
Uscendo dal soul per entrare nel rock mi sono piaciuti assai i Temples con "Sun Structures", lavoro di pop psichedelico in bilico tra gli Stones di "She's a Rainbow" e i primi Pink Floyd, come molto bello è stato l'album dei The Moons; "Mindwaves" è il pop come dovrebbe essere inteso. In questa categoria ci metto anche Curtis Harding con "Soul Power" che nonostante il titolo spazia nel rock venato di blues, un lavoro al confine con il soul più ruvido, una vera sorpresa.

L'album che però mi ha convinto di più e che tra le novità mi ha veramente emozionato come non mi capitava da tempo è quello di Damon Albarn: "Everyday Robots". Albarn è un musicista che per inciso non avrebbe da dimostrare più niente, visti i capolavori incisi con i mai troppo rimpianti Blur, qui ci porta dentro la sua essenza più vera regalandoci un disco che è al tempo stesso confessione straziante e condivisione del suo essere più intimo. La musica va di pari passo allo spleen che i testi ci raccontano, non più la sfrontatezza del brit pop, ma una sorta di musica dell’anima che però non ha niente a che vedere con il soul così come lo conosciamo: anche per questo motivo ci troviamo davanti ad un opera che va aldilà dei generi e diventa difficile trovare delle assonanze con quanto già ascoltato prima. Musicalmente ci trovo dentro molta Africa, in particolare nel brano omonimo che apre il disco e in “Mr. Tembo”, la canzone più “allegra” dell’album, altrove si spazia da un delicato folk-soul (più di una volta ascoltando le canzoni del disco mi è venuto in mente Terry Calljer come attitudine alla materia) come “Hostiles” e “The History of  a Cheating Heart”, per approdare al gospel del brano finale “Heavy Seas Of Love”. Un viaggio nell’anima dicevamo e anche dentro i demoni personali di Albarn come ci narra in “You and Me”,  il racconto della sua dipendenza con l’eroina. Se la malinconia è il tratto saliente dell’opera e il pop dei tempi ruggenti è ormai un lontano ricordo, qua e là tra i solchi affiora ancora il gusto per la melodia, che Albarn come un vecchio artigiano del pentagramma riesce a incastonare nei ritornelli scarni delle sue canzoni, ascoltate  quelli di “Hostiles”, di “The Selfish Giant” o di “Lonely Press Play” per capire come si può restare al tempo stesso sottotraccia senza rinunciare a quei passaggi che ti si stampano nella memoria senza darti scampo. Un disco immenso, di una modernità assoluta e con le radici negli ultimi cinquanta anni di musica scritta e prodotta. 

Per oggi basta, mi fermo qui, domani farò una panoramica sulle ristampe, a volte sorprendenti, uscite nel 2014, sui ritorni e sulle delusioni 

9 commenti:

  1. Anch'io totalmente accalappiato da quel capolavoro che è "True Detective".
    Ti consiglio "Top of the lake" di Jane Campion, non allo stesso livello, ma con un fantastico coprotagonista come Peter Mullan.

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    1. Grazie, vedrò di recuperarlo. A breve ho intenzione di vedermi Fargo. Mi è piaciuto anche House of Cards, meglio la prima stagione però, The Bridge nella versione originale svedese e continuo con Homeland, anche se è calata come serie.

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    2. Fargo lo sto seguendo e mi diverto parecchio (prodotto dai Coen che sono sempre una garanzia).

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  2. Al solito, scopro sempre cose che mi son persa..
    Stavo riflettendo, invece, su come non riesca piú a seguire (e quindi ad appassionarmi) alle serie tv. Staró tremendamente invecchiando.
    Cri I E

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    1. Io ho fatto il contrario, guardo meno film e cerco di star dietro alle serie tv, anche se è difficile, causa poco tempo. Intanto le registro, poi un po' alla volta me le guardo.

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  3. Purtroppo quello che dici sulle tasse tassettine e cazzi vari è tutto vero, da qualche parte bisogna tagliare...in più il tempo sembra diminuire sempre...
    Mi ha incuriosito Emma Donovan & The Putbacks, che mi era sfuggito, dovrò procurarmelo...
    d'accordo sui Temples, bel disco, a me quest' anno sono piaciuti molto Noemi shelton e i Real Estate.
    Sono d'accordo anche per quanto riguarda gli Ebook...ci convertiremo ..a tempo debito
    ciao ciao

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    1. Non sai quanto mi rincresce dover tagliare le spese per i libri e per il cinema, vedere i film in tv non è la stessa cosa, i libri potremmo fare come con con gli Mp3, il mio problema è che ho il brutto vizio di annusare i libri prima di acquistarli... vorrà dire che andrò in libreria solo per... sniffare. :-)

      Emma Donovan bellissimo, consigliato, soul ruvido ed essenziale.

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