sabato 22 giugno 2013

LA NAVE DEI DANNATI


Ultimamente mi è capitato di riascoltare un disco di cui ricorre il quarantennale proprio questo anno. Il bel pezzo di vinile è "Ship Ahoy", licenziato dagli O'Jays per la Philadelphia International,   recentemente ristampato con l'aggiunta di tre brani: una bella versione live di "Put Your Hands Together" e le single version di "For The Love Of Money" e "Now That We Found Love", quest'ultima portato al successo dalla band giamaicana "Third World" nel 1978. "Ship Ahoy" va ad inscriversi nel filone del soul di protesta, che già con "What's Going On" di Marvin Gaye, "There's A Riot Goin' On" di Sly Stone e successivamente "There's No Place Like America Today" di Curtis Mayfield, diedero una bella scossa al movimento della musica soul, facendola uscire dall'innocenza del suono Motown. 

In questo caso già la copertina del disco ci fornisce un'indizio su quello che andremo ad ascoltare: vediamo infatti  l'oblò di un veliero con all'interno volti raffigurati come dei fantasmi; sono quelli di chi, donne, uomini e bambini strappati dalla terra madre, se ne andrà in catene a lavorare per i signori della nuova frontiera, "la terrà della libertà", solo che per loro resterà una bella parola senza significato per molto tempo. Lavoro e morte, questo è quello che trovarono.

L'album come detto è una produzione della Philadelphia International, le canzoni sono per la maggior parte composte dai produttori del disco, Gamble & Huff, la premiata ditta che inventò il Philly sound, con l'aggiunta in alcuni brani della penna di Bunny Sigler, Mc Fadden & Whitehead e Anthony Jackson. Forse è proprio grazie alle caratteristiche di questo sound che l'album, pur trattando tematiche "pesanti", risulterà un successo di vendite e di critica. Non è comunque il tipico disco "Philly" come lo conosciamo, anzi, tutto il lavoro è improntato con sonorità gospel sotto traccia che poi vanno a sublimarsi nella title track, dove da una intro che riproduce il rumore delle onde del mare, le urla e gli schiocchi di frusta all'interno del veliero, si passa al coro dei dannati e al racconto cantato del viaggio dall'Africa all'America attraverso l'atlantico,  nove minuti di canzone - chiamata e risposta - che sono forse il più bel racconto in musica di quella che fu la vergognosa tratta degli schiavi. 

Non solo di questo si parla nel disco: da una parte si affrontano tematiche quali l'avidità ed il materialismo, descritti nel secondo singolo tratto dall'album, "For The Love Of Money", pezzo funk duro e crudo che Rolling Stone ha definito "downright orgiastic". L'inquinamento del pianeta è narrato nel brano "The Air I Breath", ma il disco contiene anche messaggi di speranza: lo è "Put Your Hands Together", primo singolo tratto dall'album, una richiesta di fratellanza tra le persone, lo è in parte "Now That We Found Love", che parla della lotta per i diritti civili in America, una canzone metafora sui successi conseguiti dal movimento ma anche una mesta constatazione dei compromessi fatti per ottenere dei risultati.
Insomma, se qui parliamo di capolavoro è a ragion veduta e non come troppo spesso accade, una parola usata a sproposito. 
Fatevi un regalo, ascoltate questo disco.

 

4 commenti:

  1. E'una bella sensazione, ogni tanto, non farsi cogliere impreparati.
    Produzione bella tosta ed impegnativa, di sicuro non un disco facile, da ascoltare e ri ascoltare...

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    1. Disco non facile, assolutamente da mettere tra i più belli mai prodotti.

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  2. quelle navi da cui tutto ebbe inizio... quelle sofferenze che diedero origine al blues, al jazz, al soul, al rock... è un’antitesi, se non ci fosse stata la tragedia dello schiavismo, adesso non esisterebbe tutta quella musica che amiamo e non esisterebbe neanche questo blog...

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    1. Già, molto probabile che oltre a questo blog, non esisterebbe neanche il rock così come lo conosciamo...

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