Quando nell'autunno del 1984 avemmo modo di ascoltare la voce e ammirare la raffinatezza dei modi della cantante anglo-nigeriana Sade, molti tirarono un sospiro di sollievo nel constatare che era possibile tornare a ballare e ad ascoltare musiche che avevano per base la sobrietà, sia come estetica che come sonorità, dopo le esagerazioni pacchiane dei new romantics e del techno pop. Si riascoltavano, rielaborate in maniera moderna, tutti quei suoni patrimonio di un'epoca passata, il jazz ed il soul degli anni cinquanta e sessanta e Sade, insieme ad altri artisti inglesi, penso agli Style Council, gli EBTG, Carmel, i Working Week e gli Animal Nightlife, furono i portavoce di quel movimento che andò sotto il nome di new-cool, l'antesignano di quel che fu poi conosciuto come acid-jazz. Ritornava la musica suonata senza i suoni di plastica che allora andavano per la maggiore, drum-machine e paccottiglia varia, per molti fu una scoperta, per altri un ritorno alla musica "fisica e carnale". Sade insieme al suo gruppo formato da un trio di musicisti inseparabili, al secolo Stewart Matthewman, sax e chitarra, Andrew Hale alle tastiere e Paul S. Denman alla batteria, diedero alla luce un album, "Diamond Life", che sarà un vero e proprio diamante di luce pura che illuminerà la decade degli anni ottanta, divenendo un termine di paragone per quanti si cimentarono nel genere. Una voce bassa e ricca di armoniche quella di Sade, che produce una musica raffinata e pacata, dalle melodie cantabili e ben supportate dal gruppo, un'alchimia che riuscì a piazzare l'album nella top 40 britannica per ben undici settimane. Da noi, per quel che mi ricordo, "Diamond Life" arrivò quasi di soppiatto nelle radio e nelle case, presi dall'ubriacatura dei media mainstream verso giovanotti di dubbia levatura artistica, sennonchè tale fu la bellezza di quelle canzoni che ben presto tutti si arresero al talento e alla bellezza della cantante di Clacton-on Sea. Un disco invecchiato bene e molto, oserei dire, che allieta ancora oggi le orecchie di quanti amarono quei suoni. E non date ascolto a chi vi dirà che è un disco troppo levigato e di maniera, lasciate che godano i vostri sensi.
sabato 2 marzo 2013
YOUR LOVE IS KING (SHE'S SO COOL)
Quando nell'autunno del 1984 avemmo modo di ascoltare la voce e ammirare la raffinatezza dei modi della cantante anglo-nigeriana Sade, molti tirarono un sospiro di sollievo nel constatare che era possibile tornare a ballare e ad ascoltare musiche che avevano per base la sobrietà, sia come estetica che come sonorità, dopo le esagerazioni pacchiane dei new romantics e del techno pop. Si riascoltavano, rielaborate in maniera moderna, tutti quei suoni patrimonio di un'epoca passata, il jazz ed il soul degli anni cinquanta e sessanta e Sade, insieme ad altri artisti inglesi, penso agli Style Council, gli EBTG, Carmel, i Working Week e gli Animal Nightlife, furono i portavoce di quel movimento che andò sotto il nome di new-cool, l'antesignano di quel che fu poi conosciuto come acid-jazz. Ritornava la musica suonata senza i suoni di plastica che allora andavano per la maggiore, drum-machine e paccottiglia varia, per molti fu una scoperta, per altri un ritorno alla musica "fisica e carnale". Sade insieme al suo gruppo formato da un trio di musicisti inseparabili, al secolo Stewart Matthewman, sax e chitarra, Andrew Hale alle tastiere e Paul S. Denman alla batteria, diedero alla luce un album, "Diamond Life", che sarà un vero e proprio diamante di luce pura che illuminerà la decade degli anni ottanta, divenendo un termine di paragone per quanti si cimentarono nel genere. Una voce bassa e ricca di armoniche quella di Sade, che produce una musica raffinata e pacata, dalle melodie cantabili e ben supportate dal gruppo, un'alchimia che riuscì a piazzare l'album nella top 40 britannica per ben undici settimane. Da noi, per quel che mi ricordo, "Diamond Life" arrivò quasi di soppiatto nelle radio e nelle case, presi dall'ubriacatura dei media mainstream verso giovanotti di dubbia levatura artistica, sennonchè tale fu la bellezza di quelle canzoni che ben presto tutti si arresero al talento e alla bellezza della cantante di Clacton-on Sea. Un disco invecchiato bene e molto, oserei dire, che allieta ancora oggi le orecchie di quanti amarono quei suoni. E non date ascolto a chi vi dirà che è un disco troppo levigato e di maniera, lasciate che godano i vostri sensi.
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Disco stellare.
RispondiEliminaUna canzone più bella dell'altra.
Elimina"...la sobrietà a livello di estetica e di sonorità dopo le esagerazioni pacchiane dei new romantics e del techno pop..."
RispondiEliminama non era mica un orribile errore giudicare la musica in base all'apparenza degli esecutori?
WC
Boh, per esagerazioni pacchiane mi riferisco al tipo di musica che facevano, veramente "oltre misura" per strumenti usati (va beh che ogni occasione era buona per provare quanto di nuovo usciva) e per le "mise". Cioè all'inizio magari, vista la novità per l'epoca ci potevi trovare anche qualcosa di buono, ma poi divenne principalmente un fatto a chi esagerava di più. Per quanto mi riguarda, Sade e gli altri alfieri del neo-cool furono propedeutici per uscire dallo schema basso-chitarra-batteria, un modo per scoprire che esisteva un'altro mondo oltre al r'n'r e al pop mainstream.
Elimina?
EliminaWC
SI, ciao core...
EliminaSMOOTH OPERATOR.....
RispondiElimina