lunedì 11 febbraio 2013

LO STILE E LA CLASSE DI MARIO BIONDI


C'è poco da fare, lo stile è una cosa che non puoi comprare, o ce l'hai oppure rischi, provando a dartene uno, di fare delle figure da peracottaro. Mario Biondi è uno che di stile e di classe  ne ha in abbondanza, e il suo nuovo disco uscito da poco, "Sun", ne è una riprova. Devo dire che ritrovo un Mario Biondi in forma smagliante e vi confesso che certe sue passate collaborazioni - quelle con la Tatangelo e con i Pooh per la precisione - mi avevano lasciato molto perplesso al punto da considerare il cantante siciliano avviato verso una carriera simile a molte altre "promesse" della canzone italiana, ovvero quello di adagiarsi nel mare della classica canzonetta pop all'italiana. Per fortuna questo disco, come il precedente di duetti realizzati insieme ad artisti semi-sconosciuti, è la conferma che il nostro ha ben chiaro il proprio percorso musicale. Percorso costellato da brani nella migliore tradizione del soul e del jazz contaminato con la bossa e con la stessa musica dell'anima, qui ci troviamo di fronte ad una produzione dal respiro internazionale (a tal proposito Biondi è l'unico artista italiano non cantante lirico alla Bocelli e non pop alla Zucchero che ha un buon seguito nel Regno Unito, fa concerti colà - è di casa al "Ronnie Scott's" di Londra - e i suoi pezzi vengono suonati alle radio) con grandi collaborazioni, si vai dagli Incognito con Chaka Khan in una bella rilettura di "Lowdown" di Boz Scaggs, a Leon Ware, passando per Al Jarreau e arrivando ai british Omar e James Taylor. Un'album di gran classe da ascoltarsi tutto d'un fiato quindi, con brani che sono godimento puro per i padiglioni auricolari e, dulcis in fundo, un'artista italiano di cui andarne veramente fieri.

 

3 commenti:

  1. grande Mario, musica solare in perfetto contrasto con il freddo e la neve di questi giorni

    RispondiElimina
  2. Collaborazioni con la Tatangelo.e i Pooh?? Thanx god, non pervenute....
    Per me Biondi è questo di Sun: una voce caldissima e duttile. Ma quanto bello è sentirla accoppiarsi con quella diametralmente opposta di Al Jarreau ?

    Always grateful M.

    RispondiElimina
  3. Un buon lavoro che trasuda, grazie alla produzione di Bluey, di Incognito dall'inizio alla fine. Secondo me è il suo più bel disco dall'esordio di Handful Of Soul. Great Harmo!

    RispondiElimina

Scrivete quello che vi pare, ma lasciate un nome.
Ogni commento offensivo sarà eliminato.

L.A. Rainbow - Dane Donohue

  È inutile negarlo, cari miei; l’equazione che identifica lo yacht-rock in Cristopher Cross e soltanto lui, è quella che va per la maggiore...