lunedì 31 dicembre 2012

BUON ANNO DALLA BAIA

Per finire l'anno, niente di meglio di un mix di brani che arrivano dal 1979 ad opera di Dj Mozart, uno degli artisti della console a livello mondiale, italiano, che se la giocava alla grande con gente tipo Tom Savarese, Dave Mancuso e Francoise Kevorkian, tanto per dire. Chi in quegli anni aveva la fortuna di transitare dalla Baia degli Angeli di Gabicce Mare, poteva godere di certe compilation, una gioia per gli orecchi e per le gambe.  Let's dance e Buon Anno ! !


lunedì 24 dicembre 2012

MERRY XMAS, WAR (IS NOT) OVER.


"Credo che siano le banche e gli speculatori finanziari la causa di questa situazione. Sono loro, le molte stazioni del grande capitale finanziario, i responsabili principali dei dissesti e dei disastri che stiamo vivendo, nonché delle politiche che si sviluppano per contenere gli effetti negativi della speculazione finanziaria internazionale e del loro fallimento.

Le vie che si seguono sono quelle della riduzione dello stato sociale, colpendo scuola, università e ricerca. In Italia questo è particolarmente accentuato. Ecco perché a me pare molto preoccupante che nell’opinione pubblica non ci sia una sufficiente attenzione a ciò che scuola, università e ricerca possono dare allo sviluppo di un Paese, e non solo alla vita civile e democratica. E’ impressionante questa mancanza di attenzione collettiva, ed è un alibi per le politiche dei governi passati e del presente. E’ molto difficile risalire questa china, perché la protesta è affidata a larga misura a movimenti spontanei, e qua e là per fortuna a qualche sindacato, ma poco a forze politiche organizzate e a partiti."
(Tullio De Mauro, intervistato da Romina Vinci, Nov 2012, www.linkiesta.it)

Sereno Natale, ci risentiamo nell'anno che verrà.

Donald Fagen - Weather in My Head

domenica 23 dicembre 2012

BEST OF 2012: MARZO

Marzo come Febbraio è stato un'altro ottimo mese per le uscite discografiche del 2012, parliamo anche qui di artisti al primo album che data l'alta qualità delle loro proposte saranno attesi al varco nei prossimi anni, un nome su tutti, Michael Kiwanuka, artisti che si sono riconfermati come dei punti fermi nel genere e tante band bianche che si dilettano a suonare, e bene, il funk dei neri. Ma eccovi servito il tris di Marzo.

Esperanza Spalding - Radio Music Society
"Radio Music Society", uscito lo scorso 20 Marzo, è l'album che è il seguito complementare di "Chamber Music Society" del 2010 e dove lì si esploravano delicate trame jazz in versione di musica da camera, qui, come dice la stessa Spalding, viene privilegiata "l'analisi jazzistica di una forma canzone e delle melodie che vengono comunemente definite come pop". Ci troviamo di fronte ad un lavoro di una eleganza e raffinatezza estrema, roba da palati fini, dove il jazz incontra il soul più morbido, ma tutto ciò senza risultare troppo caramelloso ed appiccicoso, dodici brani che faranno storcere il naso ai puristi di ogni ordine e grado, qui in particolare agli amanti del jazz "tradizionalista"; peggio per loro, tanto più che la nostra si rifà alla tradizione degli anni '70, quando i jazzisti più illuminati rivolsero le loro attenzioni ai suoni della strada, soul, funk e ritmi latini, mischiando quei suoni e abbattendo di fatto le barriere tra un intellettualismo fine a se stesso e la musica popolare.


Michael Kiwanuka - Home Again
Ci sono artisti che travalicano i tempi e le mode, il 24enne Michael Kiwanuka musicista londinese di origine ugandese è uno di questi. Il suo primo album, "Home Again" potrebbe essere uscito nel 1972 o giù di lì invece di qualche giorno fa', prendi la sua voce ad esempio; era dai tempi di Bill Withers che non si ascoltava una vocalità talmente pura e cristallina da farti venire le lacrime agli occhi. Per non parlare della musica: una miscela di Soul e Folk che rimanda a John Martyn e Terry Callier, arpeggi nudi di chitarra con arrangiamenti di archi che hanno la decenza di non cadere nello sdolcinato, una musica che arriva da lontano ma che, vista la quantità industriale di merda musicale che dobbiamo sopportare nelle radio e nelle tv mainstream, giunge a noi come nuova e come una benedizione dal cielo.


Third Coast Kings - Third Coast Kings
L'album dei Third Coast Kings segue due dei dischi più belli in chiave deep funk del 2011, quello dei The Baker Brothers e di Nick Pride and The Pimptones. Questo, a differenza degli altri due, rimarca ancora di più la forza del funk, con una sezione ritmica che è una vera forza della natura, ruvidi riff di chitarra e una raffinata sezione fiati a controbilanciare la ruvidezza del sound, che ricorda e si ispira ai JB's di browniana memoria. Ascoltate ad esempio il primo brano "Come on", ma anche la straordinaria "Cop it Croper" ed il brano scelto come primo singolo, "Spicy Brown", per proseguire poi in brani che ammiccano alla blaxploitation, non dimenticando il soul più groovy dalle suggestioni jazz.

sabato 22 dicembre 2012

BEST OF 2012: FEBBRAIO

Se Gennaio è stato un mese avaro di dischi interessanti, non così Febbraio. Anzi, in questo mese ci sono state alcune delle uscite più interessanti di tutto l'anno, abbiamo potuto ascoltare delle piacevoli novità e abbiamo avuto delle belle conferme. Ma vediamo nel dettaglio tre dischi che hanno girato di più nel mio i-pod.

Calibro 35 - Ogni Riferimento a Fatti Realmente Accaduti è Puramente Casuale
Ennesima prova convincente di uno tra i migliori gruppi che calcano lo stivale. Si può ben dire che questo sia stato l'album della maturità dei Calibro 35, la sublimazione del soundtrack poliziottesco italiano, tra brani originali e cover da vecchi film abbiamo finalmente la presa di coscienza anche da parte dei nostri artisti di un patrimonio di musiche e compositori che fino a pochi anni fa venivano menzionati soltanto fuori dai nostri confini. Bene e avanti così.

 

Gregory Porter - Be Good
"Be Good"  è uno di quei dischi che ti arrivano in casa quando meno te lo aspetti, diventano da subito necessari e ti riconciliano con il canto, in questo caso con il "bel" canto. Bel canto che noi italiani sappiamo riconoscere di primo acchito, non importa che sia impaludato in teatri lirici però, basta anche un locale buio con tre sedie e due tavolini perché il miracolo di ascoltare una bella voce si compia. Gregory Porter è la voce che ci riporta alla miglior tradizione dei crooner neri, Lou Rawls e Nat King Cole in primis, ed ogni altra parola è superflua per descriverlo, va ascoltato e basta.


Robert Glasper Experiment - Black Radio
Robert Glasper, pianista jazz da Houston, Texas, è un artista di confine a cui piace mischiare nelle sue creazioni le varie declinazioni della musica afroamericana tra cui l'hip hop ed il neo-soul, riuscendo così a creare qualcosa di nuovo e di non scontato nel paludato mondo del jazz. Oltre a suonare nel suo trio, Glasper è anche leader del "Robert Glasper Experiment" il quale ha pubblicato lo scorso Febbraio per la Blue Note Records un album intitolato "Black Radio", suonato insieme ad alcuni dei nomi più interessanti del neo-soul, tra cui spiccano Erikah Badu, Lalah Hathaway, Lupe Fiasco, Musiq Soulchild e Bilal. Contaminazione quindi, come Miles Davis ed Herbie Hancock hanno operato negli anni passati, per un disco che è un nuovo punto di ripartenza per la musica jazz, di impatto immediato e totale, c'è chi l'ha paragonato ad "Attica Blues" di Archie Shepp e non sia blasfemo l'accostamento, qui dentro c'è un concetto di musica nera attuale nella sua totalità, aldilà di ogni genere, pur avendo nel jazz la sua spina dorsale.

venerdì 21 dicembre 2012

BEST OF 2012: GENNAIO

Annata niente male questa per gli appassionati dei generi musicali che tratta il blog.Inizio oggi una piccola rassegna degli album che mese per mese hanno trovato posto nel mio i-pod. Ci ritroverete artisti che ho già recensito, ma non necessariamente, come ad esempio il primo che vi presento oggi.


Alvin Clayton Pope - Soul of Man
Compositore e multistrumentista con preferenza alle tastiere, Alvin Clayton Pope è un musicista che utilizza il jazz per muoversi in territori di confine quali il soul, l'r'n'b, il funk e la bossa. Il suo disco è stato un buon viatico per re-immergersi in sonorità che ebbero negli '80's il loro punto di forza. Sonorità morbide quindi, fusion vecchia scuola per un album da bersi tutto in un fiato.


Clairy Brown and The Bangin' Rockettes - Baby Caught The 
Bus
"Baby Caught The Bus" è l'album di debutto di Clairy Brown an The Bangin' Rockettes, combo di nove elementi proveniente da Melbourne, Australia, fedeli al verbo Stax e Motown, undici brani di ruvido r'n'b, doo wop, e northern soul, tutto giocato sulla voce di Clairy, dolce e sporca come lo sono le voci delle sue muse ispiratrici, Etta James e Tina Turner.
Tra le canzoni che compongono il disco da segnalare la title track, "Love Letter", "Vicious Cycle" e la bella cover di "Bang Bang".


mercoledì 19 dicembre 2012

CHRISTMAS GIFTS

Tempo di regali, per chi può permetterseli. Quelli che vi consiglio sono accessibili a tutti. Si parla di musica, di nuove uscite e riscoperte. Quindi partiamo.

1 - Olympic Cyclone Band, Seasons Greetings
Il primo disco, per restare in tema natalizio, ci arriva dal combo inglese Olympic Cyclone Band, escono su etichetta Jalapeno ed è un album di canzoni di Natale rivisitate in chiave funk. Canzoni che hanno vita e senso solo in questo periodo, come le altre del genere, molto piacevoli da ascoltare, magari prima di recarvi al solito pranzo pantagruelico di famiglia e pure dopo, hai visto mai che vi leva di dosso un po' di calorie, il funk funziona, provatelo.



2 - Smoove, First Class
Sempre per Jalapeno Records è uscito il nuovo album del Dj inglese Smoove, dove il nostro si esibisce in tredici remix di brani usati nei propri show. Funk, disco, soul, hip hop, jazz, tutto questo e molto di più troverete in questo incredibile album, una giostra di suoni rielaborati come solo i più grandi maghi della console riescono a fare. Non riuscirete a star fermi, garantito.  Si va in pista con brani dei The New Mastersound, Nick Pride and the Pimptones, The Third Degree, Brenda Boykin  e molti altri, questo disco è come un biglietto aereo per Ibiza o Manchester.


3- Bill Labounty, Time Starts Now
Questo invece è un cofanetto di 4 cd, uscito nel 2011, non è una novità ma in questo caso poco importa. Settanta brani del nostro rimasterizzati, in pratica tutta la sua produzione su disco, più 18 demo mai usciti prima, 5 brani inediti tratti dalle session di "Promised Love", più un booklet di 16 pagine con i brani commentati da Bill. Insomma per chi ancora non lo possiede, un bel box da farsi regalare.



4 - Elton John, The Complete Thom Bell Sessions
Qui torniamo indietro nel 1989, come data di uscita del disco, anche se le registrazioni risalgono al 1977. Un'incursione nel blue eyed soul del cantante inglese e scartata a suo tempo dallo stesso. Incomprensibilmente aggiungo io, trattandosi di un capolavoro del genere, dove la voce di Elton ben si sposa al soul ed al sound di Philadelphia. Dirige il tutto il produttore dei The Spinners e The Stylistics, Thom Bell, uno dei creatori del Philly Sound, dove qui ci regala sei brani che nella loro semplicità e leggerezza ci fanno capire che la bellezza della musica non va ricercata in astruse complicanze e sterili esercizi intellettualoidi.


venerdì 14 dicembre 2012

CULT HEROES: BILL LABOUNTY


Per chi frequenta i territori del pop più raffinato questo nome è tra i più amati, autore di un disco che può essere definito la summa del genere west coast pop o aor che dir si voglia e pietra di paragone per chi si vuol cimentare con queste sonorità. Bill LaBounty ricorre spesso nei miei blog, il disco in questione è quello omonimo uscito nel 1982 e la canzone più bella tra tutte quelle là contenute (ma sceglierne una è esercizio molto difficile, credetemi)  forse una tra le ballad più belle che siano mai state scritte, è "Slow Fade".  Sarà che ci sono affezionato anche per altri motivi, ma quando partono le prime note del brano, il mio stupore per si tanta bellezza si rinnova ad ogni ascolto.
E' un peccato che Bill LaBounty sia relegato in una nicchia di eroi sconosciuti alla massa, avrebbe senz'altro meritato di più, ma poco male, perlomeno ha dei fans che conoscono e amano ogni singola nota che il musicista californiano ha scritto. E badate bene, anche gli altri dischi del nostro non sono da meno di questo.

martedì 11 dicembre 2012

DISCO FEVER: TAVARES


Prima di parlare dei fratelli Tavares, vorrei fare una precisazione: si dice che la disco sia uno dei generi più infami mai apparsi sul pianeta, quello che vedo nelle statistiche del mio piccolo blog però è che i post dedicati al genere sono tra i più gettonati. Quindi chi li legge o lo fa per mera curiosità, oppure, molto probabilmente la disco ha degli estimatori "nascosti" che si vergognano a parlarne in pubblico. Detto questo, il gruppo di oggi  è stato uno tra i più vituperati e presi a cattivo esempio di quello che era la disco. Anche se poi il termine disco ai Tavares va stretto, essendo nati nel 1959 come "Chubby and The Turnpikes", ebbero il loro primo successo a livello locale nel 1967, cambiarono il loro nome in Tavares nel 1973, divenendo una band di successo planetario con l'avvento della disco music. Il loro stile però era ben lontano da come il genere era comunemente inteso, essendo più una forma di r'n'b con venature soul, sempre molto orecchiabile e dal sound ben riconoscibile. Il loro primo vero hit fu "She's Gone" cover del brano di Hall&Oates, proseguendo poi con una sequela di brani anch'essi dal successo immediato: "Heaven must be missin' an angel", "Don't take away the music", "Whodunit" e la cover di "More than a woman" dei Bee Gees, facente parte della colonna sonora di "Saturday Night Fever" che rafforzò la loro immagine di "disco band". Non saranno stati una band indispensabile, però quando parte "Don't taaaake awaaay the muuuusiiic" nella mia autoradio, è bello cantarla a squarciagola, e tanto mi basta.

EDIT: Riproposizione del post ripulito dai commenti del solito noto disturbatore che scorrazza per i blog. Mi scuso con chi aveva commentato parlando di musica, spero che possiate ripostare i vostri commenti.

 

IL RITORNO DELL'HIPSTER


Una leggenda vivente, questo è Ben Sidran. "Don't Cry For No Hipster" è il suo nuovo album che ce lo consegna in forma smagliante. Sidran fa parte di quella razza di musicisti che se ne vanno avanti per la propria strada incuranti da sempre delle mode e con in testa un concetto ben chiaro: realizzare musica che dia godimento a se stessi e a chi li ascolta. Marc Murphy, Marc & Almond, Michael Franks sono i nomi degli "hipster" che accosto come stile di vita e di musica a Ben Sidran; tessitori di note, te li immagini a degustarsi vino, formaggio e frutta secca tra una nota e l'altra, gente che si prende tutto il tempo necessario per creare la loro musica e, dulcis in fundo, le loro canzoni fanno sesso.
"Don't cry for no hipster" non sposta di una virgola il percorso in musica di Ben Sidran, e meno male aggiungo io. C'è il blues, il jazz, lo swing come solo lui riesce a crearlo: raffinato, elegante, mai banale, in una parola, sublime.

 

venerdì 7 dicembre 2012

IL LUNGO ADDIO: DAVE BRUBECK, 1920-2012

 Have you got a steady boyfriend
Cause honey I've been watching you
I hear you're mad about Brubeck
I like your eyes I like him too
He's an artist, a pioneer
We've got to have some music on the new frontier
(Donald Fagen, New Frontier)

domenica 2 dicembre 2012

TUTTI I COLORI DEL JAZZ


Da molti anni il Giappone rappresenta un punto di riferimento per gli amanti della musica jazz e del pop slegato dai soliti circuiti commerciali. Si parla in primo luogo di ristampe di dischi del passato altrimenti introvabili, di band e solisti orientati verso sonorità che almeno dalle nostre parti sono apprezzate da una minoranza di persone. Cercando nel web si riescono a trovare delle vere chicche, come in questo caso: il disco di debutto della musicista Miho Hazama, "Journey to Journey", uscito per la rinomata etichetta Verve/Universal Music Japan lo scorso Novembre nella terra del sol levante, ma in arrivo da noi soltanto nella prossima primavera. Vi dirò che per adesso ho ascoltato soltanto un brano dell'album,  quello omonimo da cui ne è stato realizzato il video ufficiale che vi presenterò a piè di post. Si tratta di un lavoro di Jazz orchestrale dove la nostra ha composto tutti i brani e dirige l'ensemble accompagnata nelle parti soliste, tra gli altri, dal tenor-sassofonista Ryoji Ihara, dal pianista Sam Harris e dal trombettista Philip Dizack. Se il resto del disco è come la title track, credo che dovremo appuntarci un'altro nome nell'agendina dei nostri eroi di culto.
Bello anche il video, una rappresentazione visiva di quello che la musica, questa musica, riesce a creare.
Un grazie al bel blog "Tokyo Jazz Notes", da dove ho tratto lo spunto per questo post.