sabato 7 luglio 2012

L'ALCHIMISTA


Un alchimista. Questa potrebbe essere una definizione che ben si adatta alla musica dell'artista italocanadese Gino Vannelli, in particolare per gli album usciti dal 1973 al 1981 prima della svolta "pop" di "Black Cars" del 1983. Oddio, il pop era da sempre presente nell'arte di Vannelli, ma era ben integrato insieme al jazz, al rock ed al funk, ingredienti ben assemblati come un alchimista delle note quale era il buon Gino. Oggi focalizziamoci su "Nightwalker", album del 1981 e canto del cigno del Vannelli come fu conosciuto ed apprezzato dagli appassionati. Chi allora veniva a conoscenza della sua musica era o per caso, incuriosito magari dal nome "familiare" dell'artista, o con il passaparola degli amici più avveduti, non certo per i consigli dei soliti noti scribacchini, impegnati a rincorrere l'ultima moda in campo "new, post, no" e roba simile - aperta parentesi, tanto impegnati a rincorrere l'ultimo hype da non accorgersi del più genuino e "vero" movimento che rinverdiva i fasti del rock, ovvero il "PowerPop", chiusa parentesi - per accorgersi della complessità delle trame sonore costruite da Vannelli insieme a musicisti "da paura". Come ad esempio il batterista Vinnie Colaiuta, già con Frank Zappa, od il chitarrista Mike Miller, impegnati a destrutturare canzoni con ritmi sincopati, sul labile confine tra facile melodia e complessità di scrittura. Forma e sostanza quindi, come conferma questo disco: dalle melodie di "Put the weight on my shoulder" e "Livin' inside myself" due brani che mettono i brividi ancora oggi, due pezzi dall'alta carica emozionale che mettono paura talmente sono potenti, e forse nessuno oggi avrebbe il coraggio di pensarli, alla complessità di canzoni come "Seek and you will find" e "Santa Rosa", un rincorrersi di accordi e cambi ritmici impensabili in qualsiasi disco di pop dei nostri giorni (ad eccezione di Daryl Hall e Donald Fagen, of course). Tutta questa meraviglia ha mantenuto intatta ancora oggi la sua bellezza e la sua forza, nonostante i trentuno anni passati; il tutto grazie ai musicisti che vi suonarono, di chi lo produsse e lo arrangiò - i fratelli di Gino Vannelli, Joe e Ross, e dell'ispirazione di chi ne narrò le storie in musica.



6 commenti:

  1. Un grandissimo che soffrì di due cose:
    -il nome da discotecaro
    -il look tamarrissimo
    Non sto scherzando, fuori da certi ambienti di palati fini la credibilità di Gino fu seriamente frenata da queste due cose.....poi la svolta pop sistemò almeno il discorso dell'accettazione worldwide..ma ancora oggi quando parte I Just wanna stop sono brividi.

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  2. @diamond dog
    infatti, look ultratamarro ed un nome da cantante melodico, ti pare che nell'esterofila italia avesse una chance per essere considerato? lasciamo perdere poi i maître a penser della stampa ufficiale e fanzinara, tutti occupati a pensare alla musica come ad uno strumento per altre cose: rivoluzioni, cambiamenti e tutte quelle menate lì. ma considerare la musica soltanto per quello che è e per le emozioni che ti da è sempre stato un'esercizio troppo difficile per loro, impegnati a scrivere di altre cose con la scusa della musica.
    La musica mi basta per quello che è, inutile caricarla di altre cose, ma vai a farlo capire.

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  3. Amo Gino, soprattutto nel suo primo periodo. Personalmente reputo "Brother to Brother" il suo capolavoro assoluto. Thank you Brother!

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  4. @tarkus
    Si, ma anche "The Gist of Gemini" e "Powerful People" son da paura. Concordo comunque su Brother to Brother, è il suo album più bello.

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  5. Irriverent Escapade9 luglio 2012 alle ore 12:23

    E come sempre, io parto dalla fine!
    Sono arrivata a Gino Vannelli grazie a Black Cars. Ma comunque sia ( nome, look da paura) anche una ragazzotta di campagna come me riusciva a capire che c'era qualcosa in piu'. Brother to brother e' fra i miei vinili ormai inutilizzabili, da eccesso di ascolto....

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  6. Ehhhh, Ginuzzo mio! The Nightwalker é memorabile (Santa Rosa fa reparto da sola!), ma il capolavoro assoluto rimane Brother to brother.
    Ricordo che avevo 16 anni, quando il mio big brother, mi disse: "Ragazzo é ora che tu cominci ad ascoltare qualcosa di serio!"
    E vai con The Gist of the Gemini e Storm at sunup: folgorazione sulla via per Damasco! orizzonti infiniti che si aprivano, di fronte alle mie esterrefatte orecchie. Ricordo solo, che dopo aver ascoltato la divina Love of my life dissi a mio fratello: "è troppo per me, misero mortale!"
    Immenso Gino e chissenefrega della camicia aperta sul petto villoso! Se penso al look supercurato di IMMONDIZIE MUSICALI come ciccone o germanotta, ma ridatemi il look supertamarro di Gino!

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