Se chiedete ad uno straniero quali sono le eccellenze italiane nel mondo, facile che vi risponda così: le auto, la moda e la cucina. Se poi gli chiedete se conosce qualcosa della musica italiana, sicuramente vi risponderà Bocelli e Pavarotti. Probabile che si stampi in faccia un sorrisino ironico se gli domandate qualcosa sul rock tricolore. Sicuramente i più avveduti vi risponderanno invece che il jazz è un'altra nostra eccellenza. Un'eccellenza fatta di musicisti che durante gli anni sono riusciti a diventare dei punti di riferimento, tali da farsi meritare il rispetto dei maestri del genere.
Non solo musicisti però, ma anche una rete di locali dove si spargevano le note e si creava la storia del jazz in Italia; un nome su tutti, il "Capolinea" di Milano, storico locale sul naviglio grande, che chi ha avuto la fortuna di frequentarlo si è trovato davanti alla crema della produzione internazionale ed italiana. Durante la vita del locale, inaugurato nel 1968 da Giorgio Vanni, ex batterista toscano (e qui mi arriva un moto d'orgoglio corregionale) e fino alla sua chiusura nel 1999, sono passati da lì gente come Chet Baker, Steve Lacy, Dizzy Gillespie, Chick Corea, Art Blakey, Gerry Mulligan, Joe Venuti, Vinnie Colaiuta, Tony Scott, Charlie Haden, Archie Shepp, Bill Evans - che colà gelò gli amici dicendo di avere soltanto due mesi di vita - oltre ai nostri Enrico Rava, Franco Cerri, Girogio Gaslini e Tullio De Piscopo, tanto per citarne alcuni.
Insomma, il Capolinea non aveva niente da invidiare al Blue Note di New York, anzi. Ma il jazz in Italia non è stato fatto solo dai musicisti e dai locali, anche le canzoni hanno avuto la loro parte di merito, una canzone in particolare: "Estate". Se c'è un classico della canzone italiana diventato uno standard suonato da tutti o quasi, il brano di Bruno Martino è uno di questi: un esempio di eleganza sposata alla melodia italiana, in breve quello in cui siamo dei maestri e che ci viene riconosciuto all'estero. E arrivati alla fine del post non ci resta che ascoltarla: registrata live proprio al Capolinea di Milano, Chet Baker accompagnato da musicisti italiani, ci regala una delle versioni più struggenti ed emozionanti di "Estate".
Voglio ricordare un'altra città mito del jazz nazionale, Bologna (e qui il moto d'orgoglio corregionale arriva a me) in cui alla fine degli anni '50 e all'inizio dei '60 ad accompagnare i grandi nomi di passaggio come il grandissimo Chet c'era, tra gli altri, anche un Lucio Dalla clarinettista adolescente.
RispondiEliminaRicordi, bei ricordi.Anche questi di una Milano che non c`e` piu'. Di quando, universitaria, si faceva un giro alCapolinea e poi ti trovavi seduta vicino a Carla Bley (ma senza sapere chi fosse) a commentare Paul Bley (il marito, appunto) che si stava esibendo.
RispondiEliminaCi e' rimasto il Blue Note ma l'atmosfera del Capolinea era (e') irripetibile: fortunati noi che abbiamo potuto goderne.
Grazie per l'ottima Estate. Bruno Martino e' uno di quegli artisti che (invecchiando) ho riscoperto e rivalutato.
Ora una piccola bacchettata a te, Harmo: va bene che avevi Chet Backer ma ti sei dimenticato Paolo Fresu!!!!! Ahi ahi ;-)
@alexdoc
RispondiEliminae hai fatto bene. Bologna è stata centrale per la diffusione del jazz in Italia. A proposito di Dalla, è vera la rivalità che esisteva tra lui e Pupi Avati ai tempi che erano musicisti jazz?
@irriverent escapade
e beata te! qui a Firenze negli anni '80 avevamo il "Salt Peanuts", glorioso locale che si affacciava su Piazza Santa Maria Novella, ci hanno suonato tutti gli italiani, compresi i compianti Massimo Urbani e Luca Flores. Poi ricordo un concerto pazzesco di Sonny Rollins, sempre negli anni '80, in un cinema teatro Apollo stracolmo, ormai chiuso da tempo. Firenze in quegli anni non era solo Tenax e New Wave, ma era piena di locali e localini dove si faceva jazz.
Chet Baker, beh, è uno dei miei guru, cioè è su di un altare pagano a cui accendo candele votive quotidianamente... Ahah, a parte tutto, ci sarà spazio anche per gli italiani, oggi siamo partiti con uno standard, poi arriveranno i musicanti.
p.s. Bruno Martino è la quintessenza dell'eleganza in musica, è stile puro.
Harmo: verissima. I due alla fine degli anni '50 si conobbero nel gruppo jazz bolognese, la Doctor Dixie Jazz Band che proprio quest'anno festeggia 60 anni. Suonavano entrambi il clarinetto, e il 20enne Avati si sentiva il migliore finché non arrivò il 15enne Dalla, una forza della natura. Pupi soffrì tantissimo del maggior talento di Lucio, fino ad abbandonare la musica per il cinema. L'aver trovato ognuno la sua strada li fece diventare amici fino a sentirsi quasi tutti i giorni.
RispondiEliminaOps, Harmo, ma lo sai che io ci sono anche andata a ballare al Tenax??? (gosh sono passati secoli, eh. Ormai dovrei avere espiato ah ah.)
RispondiEliminaPer andare alla pari: io non ho mai visto Sonny Rollins live...
Adoro Chet e adoro quel pezzo .... finisco di ascoltarmi un cd di noise-rock italico con i controfiocchi e poi mi ascolto "Estate" di Chet ... vediamo l'effetto che fa...
RispondiElimina@irriverent
RispondiEliminaio frequentavo il locale quando si chiamava "Big Ben" , in epoca disco. Al Tenax ho visto i Talk Talk, a ballare poche volte...
@alligatore
male non fa... :)
Chet Baker totally love!
RispondiEliminaTi sto vedendo in televisione.
RispondiElimina@gap
RispondiElimina...poi faccio fuori frank, come sempre...