lunedì 6 febbraio 2012

AL SOUL DELLA CALIFORNIA


Il giovanotto che vediamo investito da una secchiata d'acqua al sole della California può essere a ragione considerato come il precursore di quello che diverrà il pop west-coast californiano, genere sfuggente ed incatalogabile di per se', essendo una miscela di jazz, soul, funk, pop e folk. Ned Doheny quando diede alle stampe "Hard Candy" nel 1976, aveva già all'attivo un album uscito nel 1973, tra l'altro come primo artista scritturato dalla nascente Geffen Records, dove già si intravedevano i primi germogli del futuro sound, sicuramente acerbo se confrontato a questo. "Hard Candy" è prima di tutto un album ben suonato e ben prodotto, dietro la console abbiamo infatti Steve Cropper, i musicisti che collaborarono a far diventare il disco una pietra miliare del genere vanno da - oltre allo stesso Cropper - David Foster, Victor Feldman, Dennis Parker, i Tower of Power ai fiati e come backing vocals abbiamo gente del calibro di Glenn Frey, Don Henley, Linda Ronstadt, J.D. Souther e di nuovo Steve Cropper. Chiaro che con un parterre del genere i caporioni della casa discografica si aspettavano il botto, cosa che purtroppo, come successo ad altri musicisti del genere, non avvenne. Infatti dopo il terzo album del nostro, "Prone" del 1978 - altro capolavoro del genere tra l'altro - gli fu rescisso il contratto, così che per ascoltare ancora Ned Doheny si dovrà aspettare il 1988, con un album inciso per un'etichetta giapponese. Ritornando ad "Hard Candy" c'è da dire che è molto difficile consigliare una canzone invece di un altra; sono infatti nove brani qualitativamente superbi, raffinati senza essere rileccati e con una produzione asciutta ed essenziale. La scrittura sopraffina di Ned avrà la sua celebrazione con canzoni coverizzate da Mama Cass, dall'Average White Band e da Chaka Khan che trasformerà in hit "Whatcha gonna do for me" e cosa principale, le sue composizioni divennero un esempio per i musicisti che si cimentarono nel genere. Disco introvabile per anni, è stato ristampato nel 2011, nudo e crudo come allora e senza improbabili inediti.



6 commenti:

  1. Ancora un capolavoro? Vedo che tendi a viziare i tuoi visitatori, Mr.Harmo! I primi album di Ned sono bellissimi, grazie anche all'apporto degli "amici" dell'AWB!

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  2. Concordo con Tarkus!
    a quando quindi un post sulla mitica Average White band?
    non mi dire che me lo sono perso!

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  3. con questo freddo è quello che ci voleva!

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  4. bel sound anche una punta di steely dan...

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  5. @tarkus
    il secondo ed il terzo album sono due capolavori, notevoli emtrambi. ciao bro.
    @euterpe
    ciao fratello. ancora non ho parlato dell'AWB, ma si avvicina il giorno...
    @ernest
    davvero; qua temperature sottozero tutto il giorno, vento gelido e ancora non se ne esce.
    @face
    si, a tratti li rcorda, un suono molto raffinato.

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  6. Giusto! Come hai notato recentemente sono sulla tua stessa lunghezza d'onda.
    Quante cosa non hanno sfondato per motivi extra-artistici...troppe veramente.
    E non solo cose raffinate e poco vendibili (che capirei anch'io il general manager della major che voleva fatturato a tutti i costi).
    Ma anche cose che a spenderci un pò in promozione e distribuzione avrebbero avuto una buona resa....non c'entra troppo ma anche sì.
    Ho in casa un LP di Michael Sembello (quello di Maniac, l'album è Bossa Nova Hotel, fra l'altro chitarrista della madonna). Ho sempre pensato che avrebbe sfondato alla grande e invece sbarca il lunario girando per piccoli club....

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