Peter Allen, pianista e cantante australiano viene dal musical e dal cabaret, è stato una stella di prima grandezza nel suo paese d'origine ed ha collaborato con i migliori artisti del pop sofisticato americano. C'è la sua firma in Arthur, canzone dell'omonimo film portata al successo da Cristopher Cross, scritta insieme a Carol Bayer Sager e Burt Bacharach. L'album che vi presento è il migliore dell'artista australiano, prodotto dal grande David Foster e scritto per intero da Allen, aiutato per alcuni brani da David Laisley e Tom Keane, è un continuo susseguirsi di canzoni una più bella dell'altra. Inutile dire che è stato suonato dai più grandi turnisti della musica californiana con dei controcanti micidiali ad opera dei vocalist Richard Page e Steve George, i migliori in circolazione all'epoca per questo tipo di sonorità. Si passa da canzoni soft che almeno una volta nella vita vorreste ballare cheek-to-cheek con la vostra amata/o a brani più movimentati senza, come dicevo prima, alcun scadimento di qualità. Purtroppo il nostro è venuto a mancare nel 1992 di Aids. Per concludere, un altro capolavoro del west-coast pop.
Produttore: David Foster
Musicisti:
Drums: Ed Greene, Ralph Humphries, Carlos Vega, Jeff Porcaro.
Keyboards: David Foster,
Bass: Mike Porcaro, Dave McDaniel
Guitars: David Williams, Steve Lukather, Richie Zito, Jay Graydon
Percussions: Paulinho DaCosta, José Rossy
Sax: Eugene Meros, Lon Price
Synthesizer: Tom Keane, David Foster, Larry Williams
Background Vocals: Richard Page, Steve George
Anche se non avessi ascoltato mezza nota di questo disco l'avrei preso cmq solo guardando i credits.I fratelli porcaro, Lukather, Richie Zito e il mitico Paulinho Da Costa alle percussioni, mancava solo Vinnie Colaiuta al Sax e Michael landau alla chitarra e poi la famiglia era completa!
RispondiElimina@Euterpe
RispondiEliminaGià, mancavano soltanto loro. Si ha un bel dire che la forma non è sostanza. In questo caso di sostanza ce n'è tanta e credimi ascoltare questi dischi dove la musica se vuoi può pure essere autoreferenziale, per il sottoscritto sono una boccata d'ossigeno, soltanto per il gusto di ascoltare musica suonata da dio, bella e senza tante menate pseudo-intellettuali.