Chuck Senrick è un cantautore americano poco conosciuto, originario del Minnesota, che ha saputo conquistare l’attenzione degli appassionati di musica “bizzarra” grazie al suo raro album Dreamin’, pubblicato nel 1976. Registrato in un contesto estremamente casalingo, con l’uso essenziale di un Fender Rhodes e di una drum machine Donca Matic Mini Pops, Dreamin’ deve proprio a questa semplicità il suo fascino particolare e autentico, evocando un’atmosfera intima e quasi sognante.
L’album, autoprodotto in sole 200 copie, è un esempio perfetto di DIY musicale ante litteram. La copertina, disegnata dalla prima moglie di Senrick, riflette lo spirito artigianale e personale del progetto, rendendolo un oggetto ricercato dai collezionisti. La sua riscoperta è avvenuta anni dopo grazie a un membro dei Jazzanova, che lo ha trovato durante una sessione di crate digging, un termine che indica la pratica di “scavare” tra dischi dimenticati alla ricerca di gemme nascoste. Questo fortuito ritrovamento ha contribuito a far emergere un piccolo culto intorno all’album.
Musicalmente, Dreamin’ si può definire una sorta di yacht rock lo-fi casalingo, con brani che sembrano fluttuare tra melodie nostalgiche e un’estetica minimale. Tra tutti, spicca Don’t Be So Nice, una canzone che, nella sua semplicità, riesce a sfiorare la perfezione grazie a un equilibrio delicato tra melodia, testo e atmosfera. Dreamin’ è uno di quei dischi che si fanno amare non solo per la loro rarità, ma anche per la sincerità che trasmettono. È un album capace di evocare immagini e sensazioni con una disarmante immediatezza, e che merita di essere scoperto da chiunque apprezzi la bellezza nascosta nei dettagli più semplici.
L’album è stato ristampato nel 2017 dall’etichetta Numero Group
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