Tokyo Groove: Viaggio Nel City Pop - Eiko Miyagawa in arte EPO - Prima Parte
Ottieni link
Facebook
X
Pinterest
Email
Altre app
-
Inizia oggi una nuova rubrica dedicata al City Pop, nel corso delle puntate parlerò degli artisti che hanno dato lustro al genere. Partiamo con una delle artiste da me più apprezzate, Eiko Miyagawa, meglio conosciuta con il nome d’arte di EPO. La puntata sarà divisa in tre parti.
EPO, nata Eiko Sato e successivamente diventata Eiko Miyagawa dopo il matrimonio con l’attore e terapista Masahiko Miyagawa, è una delle figure chiave (assieme a Taeko Onuki, Minako Yoshida e Mariya Takeuchi) del City Pop giapponese al femminile. Si può affermare senza esitazioni che il genere non sarebbe lo stesso senza un’artista del suo calibro. EPO ha incarnato il lato più sunshine-pop con uno sguardo più che esplicito verso le sonorità occidentali. Apprezzata e sostenuta da due pilastri del City Pop, Tatsuro Yamashita e sua moglie Mariya Takeuchi, EPO ha vissuto il suo periodo di massimo splendore negli anni ’80, pur continuando a essere attiva ancora oggi.
Fin da giovane, EPO sviluppò una profonda passione per la musica occidentale, traendo ispirazione da artisti come i Carpenters e i Beach Boys. Questa passione si riflette nei suoi lavori, caratterizzati da un’inconfondibile impronta stilistica che ogni appassionato di City Pop conosce bene. Per comprendere appieno la sua grandezza artistica, è utile concentrarsi su cinque album fondamentali pubblicati tra il 1980 e il 1983.
Il primo, “Down Town”, pur mostrando ancora alcuni tratti acerbi, getta le basi per i successi futuri e include già brani di grande valore. Tra questi spicca 日曜はベルが鳴る前に, una traccia che richiama nella ritmica Best of My Love delle Emotions, per poi evolversi in una melodia ariosa e avvolgente. L’album esplora diverse sonorità: dai ritmi disco, come in アスファルト・ひとり, alle atmosfere più rilassate dei brani mid-tempo, come 水平線追いかけて. Inoltre, il titolo stesso dell’album è un omaggio a Downtown di Petula Clark, sottolineando l’influenza della musica occidentale sulla sua produzione artistica.
Sempre nel 1980 EPO pubblica il suo secondo album, “Goodies”, che segue le orme tracciate dal precedente “Down Town”. In questo lavoro si possono già intuire le direzioni musicali che EPO avrebbe esplorato negli anni successivi. Un esempio emblematico è il brano 雨のケンネル通り, in cui emerge l’idea di un sunshine pop reinterpretato in chiave giapponese, destinato a diventare il tratto distintivo dell’artista per tutto il decennio.
L’album presenta anche episodi dal sapore jazzato e un evidente amore per le sonorità pop americane degli anni Sessanta, elementi che continueranno a caratterizzare la produzione di EPO nei lavori successivi, sebbene in modo meno marcato rispetto a quanto avviene nei suoi primi due dischi.
Tetsuji "Tycoon" Hayashi è una figura cruciale ma spesso sottovalutata del City Pop giapponese. Nonostante il suo scarso successo come solista, è stato un prolifico compositore negli anni '80, creando hit iconiche come “Mayonaka no Door/Stay With Me” di Miki Matsubara, brani per Kiyotaka Sugiyama e gli Omega Tribe, e collaborando con artisti come Anri e Mariya Takeuchi. Back Mirror - (1977, Kitty Records) Il suo album “Back Mirror” (1977), sebbene non un trionfo commerciale, segnò una svolta verso un sound che mescolava AOR, Soft Rock e influenze internazionali (Bozz Scaggs, Stevie Wonder), anticipando elementi tipici del City Pop. Nonostante le sue composizioni strumentali raffinate e il ruolo nel definire il genere, Hayashi rimane meno celebrato di nomi come Tatsuro Yamashita, probabilmente a causa della carriera solista meno luminosa. “Back Mirror”, con brani come “Rainy Saturday & Coffee Break”, resta un esempio di transizione artistica e un disco rilassante, si...
Nato a Ōta Ward nel 1950, Yoshitaka Minami è un artista di rara raffinatezza, un concentrato di eleganza che prende forma in musica. Come molti protagonisti del City Pop, anche lui comincia giovanissimo: forma una band ai tempi delle scuole medie e inizia a scrivere canzoni durante gli anni dell’università. Il debutto arriva nel 1973 con The Heroine of the Skyscrapers , prodotto da Takashi Matsumoto — fresco di scioglimento degli Happy End — e da lì partecipa ai progetti di Caramel Mama e Moonriders, nomi chiave di quella scena. Ma qui vorrei soffermarmi su due album che, più di altri, condensano il suo stile inconfondibile: South of The Border e Seventh Avenue South . South of The Border - (1978, CBS/Sony) South of The Border cattura subito l’attenzione, a partire dalla splendida copertina. Dentro, un mix irresistibile di bossanova, exotica e City Pop: atmosfere estive, rilassate, elegantissime, rese ancora più raffinate dagli arrangiamenti di Ryūichi Saka...
Nata nel 1958 a Hirosaki, nel nord del Giappone, Tomoko Yamaguchi – che avrebbe poi scelto il nome d’arte Tomoko Aran – si innamorò della musica sin da bambina. Cresciuta ascoltando Cliff Richard ed Elton John, iniziò presto a tradurre in giapponese i testi di band come i T. Rex e i Beatles. Un gioco, all’inizio, ma che ben presto si trasformò in un primo passo verso la scrittura musicale. Fuyü Kükan - (1983, Warner Bros.) A soli 19 anni entra nella scuderia della Being Co., componendo canzoni per altri artisti. Ma il momento più luminoso della sua carriera arriva nel 1983 con l’album Fuyu Kukan , rimasto a lungo nell’ombra fino a quando, decenni dopo, è tornato alla ribalta grazie a YouTube e al campionamento del brano Midnight Pretender da parte di The Weeknd nel singolo Out of Time . Il sound di Tomoko Aran, pur mantenendo le atmosfere morbide e levigate tipiche del City Pop – in particolare nelle ballad mid-tempo vicine allo yacht rock – si distingue per un’anima più aud...
Se fosse conosciuto quanto è amato dagli artisti che hanno interpretato le sue canzoni, David Lasley non sarebbe oggi appannaggio di una ristretta cerchia di appassionati, ma occuperebbe un posto di rilievo nello star system musicale. Autore di raffinata eleganza e sensibilità unica, David Lasley è riconosciuto soprattutto per aver firmato brani indimenticabili come “You Bring Me Joy”, reso celebre dall’interpretazione memorabile di Anita Baker nel suo album capolavoro “Rapture”. Le sue prime esperienze musicali maturano nel gruppo Rosie, un progetto in bilico tra r’n’b e sonorità disco che gli permette di affinare il gusto per le melodie sinuose e per gli arrangiamenti ricchi di groove. Dopo aver affiancato stelle del soul e del pop come Bonnie Raitt e Earth, Wind & Fire come vocalist di supporto, Lasley debutta come solista con un album che racchiude la sua cifra stilistica: “Missin’ Twenty Grand”, disco di pop vibrante, ricercato nell’armonia e permeato di ritmi leggeri ma...
Tra gli appassionati di musica soul sembra esistere una curiosa tricotomia: c’è chi ritiene degno di menzione solo il soul degli anni ’60 e ‘70, fermandosi un attimo prima dell’avvento della disco; chi invece lo abbraccia in toto, purché se ne stia alla larga da rap e hip-hop; e infine chi ne ama ogni sfumatura, senza esclusioni. In tutto questo, il soul prodotto negli anni ’80 continua a godere di pessima stampa: spesso liquidato come finto, artificiale, “di plastica”, come se non avesse diritto di cittadinanza nella storia del genere. E così, finisce per venire ignorata un’intera stagione ricca di capolavori. Tralasciando i nomi più noti, va ricordato che con il progresso tecnologico alla portata di tutti crebbero le produzioni indipendenti: dischi autoprodotti ma anche uscite major che contribuirono a ridefinire il mercato post-disco. Fu in quel contesto che nacque un nuovo linguaggio, il “boogie” — una sorta di disco rallentata, tra i 90 e i 110 bpm — che anticipò la house di...
Commenti
Posta un commento
Scrivete quello che vi pare, ma lasciate un nome.
Ogni commento offensivo sarà eliminato.