Tra i buoni propositi per il 2014 c'è senza dubbio la promessa di riprendere a scrivere con più frequenza sul blog, ma sopratutto di raccontare quello che più mi piace, prendendo in considerazione i nuovi lavori a me proposti solo e soltanto se veramente meritevoli; in fondo di blog si tratta e non di ufficio stampa. Oggi ad esempio mi va di parlare di una mia "musa", ovvero della brava ma sfortunata soul singer Phyllis Hyman, artista della quale ho già parlato in un post di qualche tempo fa. Nelle trascorse festività ho avuto modo di ascoltare il suo secondo album "Sing a Song" uscito per la Buddah Records nel 1978, etichetta che di lì a poco scomparirà venendo inglobata dalla Arista Records. Album notevole per la cantante afroamericana che di per se fu un notevole passo avanti rispetto al primo lavoro, molto più maturo sia nei brani marcatamente dance, sia nelle ballate. Il soul ed il pop sicuramente la fanno da padrone ma qua e là spuntano degli aromi jazz che vanno ad impreziosire le canzoni. Il disco, mal promozionato per le infauste vicissitudini dell'etichetta per cui uscì, è diventato nel tempo una sorta di "santo graal" del soul, rarissimo trovarne una copia e quelle poche sono vendute a cifre che partono dalle 120 sterline fino a spingersi ad oltre 200 (parliamo comunque della ristampa in Cd del 1995, il vinile è introvabile, chi ne possiede una copia ha un piccolo tesoro) scava scava comunque lo si può trovare in versione mp3 nei posti che sapete. Le canzoni del disco comunque, almeno parte di esse, saranno inserite nel primo album uscito per l'Arista Records, "Somewhere In My Lifetime" del 1979. Da un disco così sia gli amanti del soul che la stessa cantante si sarebbero auspicati una strada tutta in discesa; immaginatevi la New York di fine anni '70, il centro del mondo per la scena soul e dance, una ragazza già modella animata da tutte le buone intenzioni e con una voce che non passava inosservata, due dischi all'attivo e la promessa dei boss dell'Arista Records che avrebbero puntato su di lei per farne una nuova stella del firmamento soul, salvo poi rimangiarsi le parole e puntare sul nuovo fenomeno vocale rispondente al nome di Whitney Houston. Come poi andarono le cose per una ragazza emozionalmente instabile quale era Phyllis Hyman, purtroppo lo sappiamo. Quel che resta oggi di lei sono dischi come questo che puntualmente riemergono dall'oblio del tempo, belli da riascoltare e da far conoscere.
giovedì 9 gennaio 2014
MUSE E BUONI PROPOSITI PER L'ANNO NUOVO
Tra i buoni propositi per il 2014 c'è senza dubbio la promessa di riprendere a scrivere con più frequenza sul blog, ma sopratutto di raccontare quello che più mi piace, prendendo in considerazione i nuovi lavori a me proposti solo e soltanto se veramente meritevoli; in fondo di blog si tratta e non di ufficio stampa. Oggi ad esempio mi va di parlare di una mia "musa", ovvero della brava ma sfortunata soul singer Phyllis Hyman, artista della quale ho già parlato in un post di qualche tempo fa. Nelle trascorse festività ho avuto modo di ascoltare il suo secondo album "Sing a Song" uscito per la Buddah Records nel 1978, etichetta che di lì a poco scomparirà venendo inglobata dalla Arista Records. Album notevole per la cantante afroamericana che di per se fu un notevole passo avanti rispetto al primo lavoro, molto più maturo sia nei brani marcatamente dance, sia nelle ballate. Il soul ed il pop sicuramente la fanno da padrone ma qua e là spuntano degli aromi jazz che vanno ad impreziosire le canzoni. Il disco, mal promozionato per le infauste vicissitudini dell'etichetta per cui uscì, è diventato nel tempo una sorta di "santo graal" del soul, rarissimo trovarne una copia e quelle poche sono vendute a cifre che partono dalle 120 sterline fino a spingersi ad oltre 200 (parliamo comunque della ristampa in Cd del 1995, il vinile è introvabile, chi ne possiede una copia ha un piccolo tesoro) scava scava comunque lo si può trovare in versione mp3 nei posti che sapete. Le canzoni del disco comunque, almeno parte di esse, saranno inserite nel primo album uscito per l'Arista Records, "Somewhere In My Lifetime" del 1979. Da un disco così sia gli amanti del soul che la stessa cantante si sarebbero auspicati una strada tutta in discesa; immaginatevi la New York di fine anni '70, il centro del mondo per la scena soul e dance, una ragazza già modella animata da tutte le buone intenzioni e con una voce che non passava inosservata, due dischi all'attivo e la promessa dei boss dell'Arista Records che avrebbero puntato su di lei per farne una nuova stella del firmamento soul, salvo poi rimangiarsi le parole e puntare sul nuovo fenomeno vocale rispondente al nome di Whitney Houston. Come poi andarono le cose per una ragazza emozionalmente instabile quale era Phyllis Hyman, purtroppo lo sappiamo. Quel che resta oggi di lei sono dischi come questo che puntualmente riemergono dall'oblio del tempo, belli da riascoltare e da far conoscere.
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e io come al solito mi farò una cultura musicale da queste parti
RispondiElimina:-)
Intanto grazie per la musica, e Buon 14, caro amico!
RispondiEliminaAuguri di un Buon 2014!
RispondiEliminaGrazie a voi e un Buon 2014 a tutti ! :)
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